Come sappiamo non c’è solo il Brasile. In tema di re-istituzionalizzazione, si dovrebbe anche scrivere sull’attuale preoccupante trend di ricostruzione di ospedali psichiatrici ‘moderni’, di medie dimensioni, in paesi come il Regno Unito (Manchester, York che conosco di persona), Malta (nonostante il record mondiale di posti letto psichiatrici), Australia (Adelaide, Orange), che associati alla persistenza di modalità di istituzionalizzazione a lungo termine, di guardianship (tutela legale e ‘substitute decision making’ sulle persone).
Nel frattempo viene indicata a modello europeo la ‘riforma’ belga, che non ha fatto altro che sviluppare alcuni fragili servizi di comunità (team mobili), senza un passaggio complessivo all’assistenza territoriale, lasciando immutati gli OP; la Spagna è di nuovo ferma, e, a parte il Portogallo, solo in Repubblica Ceca, per quanto ne so, si sta sviluppando un’azione riformatrice, grazie alla pur avversata (dal ‘sistema’) leadership di Jan Pfeiffer e delle ONG ‘sociali’ (riduzione di 2/3 dei ricoveri in 2 anni). Paesi come la Croazia e la Lituania si sono affidati a progettualità esterne (l’Istituto Sant’Anna per la prima, e la Policy Unit dell’OCSE per la seconda) ma si parla di promotion e primary care e non c’è un focus sulla deistituzionalizzazione.
Come saprai, in Argentina ci sono forti segnali di invalidazione della legge del 2010. Per arrivare infine all’Italia con la proposta di legge Cendon (!) sul ‘patto di rifioritura’ che introduce il trattamento obbligatorio ‘lungo’ in ambito riabilitativo e residenziale.
C’è la lotta globale sul tema degli human rights, condotta dalle organizzazioni delle disabilità, ma senza politiche complessive di riforma, che tocchino anche le leggi, sappiamo che non si va molto lontano, temo.
Il nuovo World Report del WHO, che sarà lanciato questa settimana, tocca la deistituzionalizzazione solo tangenzialmente, nonostante l’impegno di alcuni advisor, tra cui il sottoscritto.
Occorre un forte rilancio del tema.