Il suffragio universale è una conquista fondamentale delle liberaldemocrazie novecentesche. Il diritto internazionale riconosce il solo limite dell’età per accedere al diritto di voto, la cui universalità è affermata nell’art. 21 della Dichiarazione universale dei diritti umani. Corti nazionali e sovranazionali – prima tra tutte la Corte Costituzionale del Sud Africa con una sentenza del 1999 che è ormai una pietra miliare della giurisprudenza – ci hanno insegnato che il diritto di voto è ancorato al concetto di dignità umana e letteralmente significa che ‘everybody counts’, ognuno conta. Eppure di frequente il diritto di voto non è garantito alle persone condannate, sia per la presenza di pene accessorie sia per la mancata previsione del voto postale che impedisce il voto amministrativo a chi è detenuto in un carcere fuori dal Comune di residenza. Ma soprattutto troppo spesso il diritto di voto non è garantito alle persone che si trovano in carcere e che pur non hanno pene accessorie interdittive a causa della mancanza di informazione sulle procedure e di meri problemi di disorganizzazione.
In competizioni elettorali del recente passato le percentuali di detenuti votanti sono risultate irrisorie (alle elezioni Europee del 2014, ad esempio, votò il 5,5% degli aventi diritto, laddove paese l’affluenza fu pari al 66,43%).
La Conferenza dei Garanti territoriali e l’associazione Antigone hanno realizzato del materiale informativo volto a incentivare, in vista del prossimo 12 giugno, l’accesso al voto a tutte le persone detenute che mantengono tale diritto.
Due locandine da distribuirsi nelle carceri – una per le elezioni amministrative e una per i referendum – spiegano le procedure da seguire.
Un breve video si rivolge a tutti coloro che dall’esterno possono contribuire alla diffusione dell’informazione rilevante. È compito dell’Amministrazione Penitenziaria assicurare un’informazione completa e tempestiva sulle procedure burocratiche per accedere al voto per la popolazione detenuta. Ed è compito dei Comuni procedere con solerzia alla produzione di tutti i documenti necessari. La partecipazione politica è il massimo segnale di partecipazione alla vita della società. Non può esservi reintegrazione sociale senza la garanzia dei diritti politici. Nell’attesa di ripensare per via normativa le possibilità di accesso al voto delle persone condannate, ci auguriamo che le autorità competenti facciano di tutto per garantire l’accesso alle urne ai potenziali elettori che si trovano oggi in carcere.
L’emozione della prima volta anche a 91 anni.
Nei prossimi giorni pubblicheremo la videointervista che abbiamo realizzato a Sergio Dall’Osto, rapinatore a 17 anni, organizzatore nelle carceri piemontesi della prima scuola in Italia di elettrotecnica industriale, graziato per meriti speciali dal Presidente della Repubblica. Tutta la vita ha sofferto l’esclusione dal voto e ha cercato di ottenere la riabilitazione. Ha dovuto aspettare il 2021 per vedersi togliere la pena accessoria dell’interdizione. Voterà per la prima volta il prossimo 12 giugno, alla soglia dei 92 anni di età.
fonte: Antigone