Ora non è il momento di voltare le spalle al COVID-19. È tempo di impegnarsi con vigore, raddoppiare gli sforzi per porre fine alla fase acuta della pandemia nel 2022 per tutti. Dall’editoriale di Lancet del 7 maggio 2022, COVID-19: the next phase and beyond (1)
Dopo aver vissuto per più di 2 anni con COVID-19, con oltre 6,2 milioni di decessi confermati (ma probabilmente molti di più, con una stima di 20 milioni di morti in eccesso) e oltre 510 milioni di casi confermati, il mondo è a un punto critico. L’onda omicron, con la sua elevata trasmissibilità e un decorso più mite rispetto alle varianti precedenti, soprattutto per le persone che sono completamente vaccinate e senza comorbosità, sta diminuendo in molti paesi. Le restrizioni si stanno allentando e le persone stanno lentamente tornando alle attività pre-pandemia, inclusi incontri, lavoro in ufficio ed eventi culturali. L’obbligo dell’uso delle mascherine è stato revocato in molti paesi. I test e la sorveglianza sono diminuiti e gli spostamenti stanno riprendendo su larga scala. Le persone sono comprensibilmente esauste e vogliono dimenticare la pandemia. Ma questo sarebbe un grave errore.
Innanzitutto, la situazione della pandemia non è la stessa in tutto il mondo. La Cina, ad esempio, continua a utilizzare la sua cosiddetta strategia “Zero COVID” con test di massa, quarantena di coloro che risultano positivi e lockdown di distretti o persino di intere città (l’ultima Shanghai). Le autorità cinesi hanno attuato queste misure in modo duro e spietato, senza tener conto dei costi umani. L’obiettivo è, secondo i funzionari cinesi, evitare un’ulteriore diffusione, proteggere il sistema sanitario ed evitare morti. Il problema è che le persone anziane e vulnerabili spesso non sono completamente vaccinate e l’efficacia dei vaccini autorizzati non è ottimale. Per la Cina, la priorità assoluta dovrebbe essere quella di accelerare un’efficace strategia di vaccinazione. L’approccio attuale non è la soluzione a lungo termine per i cinesi.
In secondo luogo, la strategia di vaccinazione globale è tutt’altro che sulla buona strada. Persiste un’iniquità inaccettabile del vaccino. L’obiettivo dell’OMS di vaccinare almeno il 70% delle persone in ogni paese entro giugno 2022 è fuori portata. Sebbene il 59,7% delle persone nel mondo abbia ricevuto due dosi di vaccino, in più di 40 paesi meno del 20% è completamente vaccinato. Anche nei paesi ad alto reddito, una parte considerevole della popolazione continua a rifiutare la vaccinazione. L’emergere di una nuova variante SARS-CoV-2 è pressochè inevitabile con continui tassi di trasmissione così elevati. Le sottovarianti omicron BA.4 e BA.5 viste per la prima volta in Sud Africa vengono monitorate da vicino. Ovunque è necessaria una vigilanza continua.
In terzo luogo, l’iniquità del vaccino è rispecchiata da un accesso lento e ritardato a uno dei pochi trattamenti orali efficaci per COVID-19: paxlovid. Se assunto precocemente, paxlovid riduce il rischio di ospedalizzazione e morte dell’89%. Sebbene i paesi ad alto reddito stiano ordinando milioni di dosi dal produttore Pfizer, i meccanismi per rendere disponibile paxlovid nei paesi a basso e medio reddito tramite il Medicines Patent Pool sono lenti. È stato raggiunto un accordo con 35 produttori di generici in 12 paesi, ma si prevede che il farmaco non sarà consegnato prima del 2023.
Infine, ora è il momento di pianificare, imparare dagli errori e creare sistemi sanitari resilienti forti, nonché strategie di preparazione nazionali e internazionali con finanziamenti certi e duraturi. Le capacità dei sistemi sanitari devono essere rafforzate, non solo per essere pronti alle future pandemie, ma per far fronte immediatamente ai ritardi nel trattamento, nella diagnosi e nella cura di altre malattie dopo l’interruzione degli ultimi 2 anni. Sono urgentemente necessarie campagne vaccinali di recupero per malattie come il morbillo. I piani di preparazione, sia a livello nazionale che internazionale, devono porre un forte accento sulla condivisione precoce dei dati e sulla sorveglianza trasparente. Dovrebbe essere attuato il principio di “Una sola salute” (“One Health”),in considerazione dell’importanza simultanea della salute umana e di quella animale. Alla 75a Assemblea mondiale della sanità (22-29 maggio 2022), c’è l’opportunità di esaminare i progressi nella revisione dei regolamenti sanitari internazionali e di discutere ulteriormente del trattato sulla pandemia, processo che finora è stato troppo lento. Infatti, la relazione sullo stato di avanzamento dell’organo negoziale intergovernativo è prevista per il 2023.
A livello nazionale, i paesi hanno bisogno di indagini indipendenti sulle loro risposte al COVID-19. Imparare dagli errori non è mai facile e i governi possono essere riluttanti persino ad accettare che siano stati commessi. Quando l’Alta Corte del Regno Unito ha stabilito la scorsa settimana che era illegale dimettere i pazienti ospedalieri nelle residenze assistenziali senza il test COVID-19, il governo del Regno Unito ha affermato di aver agito sulla base delle migliori prove disponibili all’epoca. Questa è una palese bugia. Le prove per la trasmissione asintomatica erano chiaramente disponibili già dalla fine di gennaio 2020.
Ora non è il momento di voltare le spalle al COVID-19 o di riscrivere la storia. È tempo di impegnarsi con vigore, raddoppiare gli sforzi per porre fine alla fase acuta della pandemia nel 2022 per tutti e gettare solide basi sostenibili per un futuro migliore con responsabilità chiare e accettazione onesta di verità scomode.
- COVID-19: the next phase and beyond, Lancet 2022; 399: 1753. E’ nostra (n.d.r. saluteinternazionale.info) la traduzione, come pure il sottotitolo e i grassetti.
fonte: saluteinternazionale.info