La diagnosi precoce dei tumori e la sanità integrativa: un incrocio pericoloso. di Claudio Maria Maffei

Gentile Direttore,
si è tenuta dal 5 all’8 maggio a Roma una importante iniziativa, “Race for the Cure”, a sostegno della prevenzione del tumore al seno. Davvero splendide le immagini e le parole delle donne che numerosissime hanno partecipato provenendo da tutta Italia.
Mi ha però colpito una frase che ho colto al volo in un servizio al TG 1 in cui un esperto ricordava la semplicità della diagnosi precoce con una ecografia fatta ogni due anni.

Sono andato a controllare:  il Ministero della Salute   dice che “lo screening per la diagnosi precoce del tumore mammario si rivolge alle donne di età compresa tra i 50 e i 69 anni e si esegue con una mammografia ogni 2 anni” aggiungendo che “in alcune Regioni si sta sperimentando l’efficacia in una fascia di età più ampia, quella compresa tra i 45 e i 74 anni.”

L’AIRC chiarisce poi che “l’ecografia, invece, può essere utile solo in casi particolari, soprattutto nelle donne più giovani o per approfondire la natura di un nodulo, e non è raccomandata in generale come test di screening in sostituzione o in aggiunta alla mammografia.”

Si sa come vengono costruiti e cuciti questi servizi televisivi in cui si cerca di concentrare in un paio di minuti tutte le informazioni possibili e quindi quella frase magari stava dentro a un discorso più ampio che comprendeva il ruolo principe della mammografia o magari dava per scontato che questo ruolo fosse noto a tutti.

Qualche perplessità mi è sorta quando ho notato campeggiare Uni Salute (Specialisti nell’Assicurazione Salute) nel cartello sullo sfondo di una delle interviste che hanno giustamente accompagnato la manifestazione.

Uni Salute, leggo nel suo sito,  è una Assicurazione che da più di 25 anni assicura le principali aziende italiane e si prende cura della salute di milioni di persone con professionalità. Il sito invita poi a scoprire “le nostre soluzioni business, le polizze salute individuali su misura per tutta la famiglia e i vantaggi di aderire a un’assicurazione sanitaria integrativa.”

Uni Salute è sponsor di Race for the Cure e ha un blog con un autorevole Comitato Scientifico e una pagina dedicata alla Prevenzione al femminile: quali controlli contro i tumori nella donna?.

In questa pagina trovo tra l’altro scritto che “Naturalmente  ad ogni età e fase della vita della donna sono consigliati alcuni esami diagnostici piuttosto che altri. In generale, dopo i 30 anni andrebbe fatta un’ecografia annuale e una visita senologica, mentre dopo i 40 anni è bene aggiungere la mammografia, la cui cadenza successiva verrà consigliata dal radiologo (annuale o biennale). Le donne sopra i 50 anni devono effettuare la mammografia ogni anno.”

Quindi secondo Uni Salute il test di screening base è la ecografia annuale cui in certe fasce d’età va aggiunta la mammografia.

Prima contestualizziamo e poi ricapitoliamo. Siamo in una fase in cui il Servizio Sanitario Nazionale ha grandi difficoltà ad erogare le prestazioni di diagnosi precoce del tumore della mammella incluse nei LEA (la mammografia nelle classi età indicate dal Ministero).

Qui su QS è stato ricordato come durante la pandemia siano state perse il 28,5% delle prestazioni di screening per mammella e stimato un ritardo diagnostico per 3.558 carcinomi mammari (situazione fotografata dall’ultimo report dell’Osservatorio nazionale screening che ha analizzato i dati dal 1° gennaio 2020 al 31 maggio 2021).

In una fase di questo tipo in una manifestazione così prestigiosa, importante e utile come Race for the Cure, rischia di passare il messaggio che ci sia qualcosa di più che si può fare per la diagnosi precoce della più importante patologia oncologica del nostro Paese e che questo qualcosa di più te lo possa dare la sanità integrativa.

Senza riciclare il solito “a pensar male ..” forse conviene semplicemente correggere il tiro ricollocando al loro giusto posto nella comunicazione a tutti i livelli e in tutte le occasioni i test di screening e diagnostici che abbiamo a disposizione per il tumore della mammella.

Tira una brutta aria per la Medicina Basata sulle Evidenze (proprio ieri Salute Internazionale titolava uno stimolante articolo a questo riguardo “L’illusione della Evidence Based Medicine”) e tira una brutta aria per la sanità pubblica di cui la difficoltà di tenuta dei programmi di screening è una significativa  testimonianza.

In questo incrocio rischia di passare una idea di sanità in cui anche la prevenzione viene influenzata da logiche di mercato. Non sarebbe certo un passo in avanti.

fonte: Lettere al Direttore di QS

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