Sembra chiaro che in questa pandemia da Covid-19 sia stato ancora una volta ampiamente dimostrato che la Salute non è dissociabile dall’Economia. Decidere, ad esempio, se continuare ora con lo stato di emergenza o no, non è solo questione di Salute ma prevalentemente di Economia. E se ad inizio del secolo le discussioni sull’entità del finanziamento della Sanità) derivavano dai problemi dell’Economia (contenimento al 3>% della crescita del debito sul PIL), ora spesso si evidenzia come i tagli alle risorse abbiano avuto un riscontro negativo sulla Salute.
Ho tenuto per vent’anni la Cattedra di Economia Sanitaria in facoltà di Medicina a Milano, e mi ha sempre stupito questa traduzione in Economia Sanitaria dall’inglese Health Economics. Può essere utile rivedere diverse presentazioni che di questa disciplina fanno diverse scuole nei loro programmi di master in Health Economics:
La Johns Hopskins presenta così il suo master in Global Healte Economics:
Health Economics is an applied field of study that allows for the systematic and rigorous examination of the problems faced in promoting health for all. By applying economic theories of consumer, producer and social choice, health economics aims to understand the behavior of individuals, health care providers, public and private organizations, and governments in decision-making. Health economics is used to promote healthy lifestyles and positive health outcomes through the study of health care providers, hospitals and clinics, managed care and public health promotion activities. The MHS in Global Health Economics degree program in the Department of International Health at the Johns Hopkins Bloomberg School of Public Health uses health economic principals to address global issues such as migration, displaced persons, climate change, vaccine access, injuries, obesity and pandemics.
Il Master proposto dall’Università di Lille è anch’esso un master impostato sull’interdisciplinarietà:
Le master Prévention, politiques de santé et évaluation vise à fournir aux étudiants les éléments nécessaires à l’analyse complète des enjeux économiques liés à la santé.À la suite de leur formation, les diplômés seront en mesure d’analyser ou de concevoir des dispositifs et politiques de santé et d’en évaluer l’efficacité, d’établir des plans de prévention, de réaliser des études médico-économiques, et plus généralement de mobiliser les outils modernes d’aide à la décision dans le domaine de la santé. Cette formation dispense des enseignements de socle commun (économie générale, techniques quantitatives et économétriques) et des enseignements spécifiques permettant l’évaluation de politiques publiques et de programmes privés dans le domaine de la santé (enseignements thématiques en économie de la santé, sciences humaines et sociales appliquées à la santé, méthodes d’évaluation médico-économique, essais cliniques).
In Italia, l’Università la Sapienza di Roma, presenta così il corso di Laurea Magistrale (corrispondente ai master inglesi) in Health Economics:
Obiettivi formativi. Il corso di laurea magistrale in health economics completamente in lingua inglese forma specialisti con conoscenze avanzate per l’analisi delle scelte economiche in ambito sanitario tenendo conto del funzionamento dei mercati e delle scelte degli agenti che su questi operano. La preparazione del laureato magistrale in Economia Sanitaria fornisce gli strumenti di analisi teorica (ad esempio l’economia politica della salute, l’analisi dei costi e benefici di determinate scelte di politica economica nel settore della sanità pubblica), empirica (ad esempio le conoscenze statistiche ed econometriche necessarie a valutare le politiche pubbliche) e manageriale specifica del settore della Sanità e Cura. Tale preparazione consente ai laureati magistrali in Health Economics di muoversi agevolmente sul mercato del lavoro avendo contemporaneamente uno sguardo di insieme della realtà economica in cui le decisioni vengono prese e una visione specifica del settore sanitario incluse le singole istituzioni nazionali o sovrannazionali (Istituto Superiore di Sanità, Ministeri, OMS) o imprese pubbliche o private in cui le scelte vengono realizzate.
Nella tradizione italiana l’economia sanitaria si occupa prevalentemente di “Sanità” più che di “Salute”, di aspetti finanziari ed aziendali più che di analisi del bisogno e di valutazione degli outcomes. Gli argomenti principali trattati sono le analisi cost-benefit, i metodi di remunerazione, le analisi dei consumi e dei costi, il finanziamento dei sistemi sanitari, ecc.
Ne deriva che per la “regola ferrea”, seppur non scritta ma molto rispettata, della rilevanza del primo termine con cui di definisce una materia ai fini dell’inserimento in un settore disciplinare, l’Economia Sanitaria entra nel settore disciplinare omogeneo al suo primo termine “economia” (precisamente nel settore della politica economica) e trova conseguentemente uno spazio molto marginale nell’ambito delle scuole di medicina. Per questo motivo credo sarebbe il caso di incominciare a parlare non più tanto e solamente di economia sanitaria quanto anche di “epieconomia”, o se volete essere più conservativi, di economia della salute anche se così l’economia rimarrebbe ahimè come primo termine e forse non entrerebbe ancora anche tra le discipline mediche.
Chiarisco subito, in modo esplicito e lampante, che questo mio discorso non mira certo alla creazione di nuove cattedre sanitarie dato che, soprattutto per la mia età, sono ormai fuori dai giri dell’università e non ho né allievi né amici da sistemare … mi preme invece molto che si sviluppino studi, competenze, professionalità in “epieconomia”.
Cosa hanno ad esempio in comune tra di loro questi famosi economisti William Petty (1623-1687) creatore del concetto di velocità di circolazione della moneta, John Locke (1632-1704) studi sul ruolo della moneta, Nicholas Barbon (1640-1698) studi8 sull’importanza del commercio per lo sviluppo di un paese, Bernard de Mandeville (1670-1731) studi sul beneficio economico del lusso e della spesa, Francois Quesnay (1694-1774) formulò uno schema economico della circolazione e della produzione, Clément Juglar (1819-1905) teorie del ciclo economico … hanno in comune che erano tutti dei medici! a quei tempi chi incontrava la società erano soprattutto i medici ed era più facile che si occupassero anche di economia!
Da noi gli studi epidemiologi sono per lo più studi di epidemiologia clinica o comunque di epidemiologia eziologica, e il monitoraggio della salute collettiva viene spesso declassato in epidemiologia descrittiva. Il concetto di “epieconomia” invece pone lo studio dell’epidemiologia dell’intero sistema sociale nelle sue diverse componenti che interagiscono con la salute. Oggi nel governo della società non è più pensabile ragionare in termini settoriali: un provvedimento per la salute ha quasi sempre implicazioni economiche ed un provvedimento per l’economia ha implicazioni quasi sempre per la salute.
Bisogna allora cercare di sviluppare anche analisi complesse dei sistemi e non solo analisi di aspetti particolari, importanti ma spesso non del tutto determinanti. E l'”epieconomia” deve innanzitutto svolgere il compito indispensabile di monitoraggio del sistema: non solo sanità, non solo economia ma relazioni sistemiche che impattano sulla salute e sull’economia, cioè sulla società.
Per questo credo che l’Associazione Italiana di Epidemiologia dovrebbe promuovere una riflessione in tal senso e sviluppare al suo interno competenze ed attività di “epieconomia” incominciando dall’avvio di un sistema di monitoraggio del sistema salute, favorendo la raccolta dei dati necessari, suggerendo le modalità di analisi e sviluppando la lettura delle situazioni che via via avvengono.
Credo veramente che per il futuro dell’epidemiologia sia importante che si riesca ad uscire dalla nicchia in cui spesso ci si è rifugiati, una nicchia di attività per lo più importanti, ma che non sempre affrontano la sfida della lettura del mondo e che spesso non servono ad elaborare delle soluzioni per affrontare le criticità sistemiche delle società
Credo sarebbe ora di lavorare tutti assieme per far si che possa svilupparsi tra noi della buona “epieconomia”, e quindi dovremmo incominciare a definirne gli spazi, che devono essere ampi, ed i metodi, che devono essere interdisciplinari. Ci sarà chi tra di noi saprà e vorrà accettare questa sfida? in particolare chi oggi si è impegnato per capire la pandemia e contribuire a contenerla potrebbe già essere sulla strada da compiere per sviluppare l'”epieconomia”.
fonte: E&P