La Relazione è stata trasmessa al Parlamento il 1 febbraio 2022.
dalle Considerazioni conclusive: “Anche i risultati dei monitoraggi del 2020 confermano la disomogeneità presente tra i diversi livelli di governo dell’attività libero professionale nei singoli contesti locali.
Per quanto riguarda le tipologie di agende, a livello nazionale, l’agenda gestita dal sistema CUP (con percentuali superiori al 90% in tutti i monitoraggi) risulta essere quella maggiormente utilizzata dalle Regioni per la prenotazione delle prestazioni. Con le rilevazioni del 2019 e del 2020, difatti, si è riscontrato che 11 Regioni/PA (Abruzzo, Basilicata, Friuli-Venezia Giulia, Lombardia, Marche, PA di Bolzano, PA di Trento, Puglia, Toscana, Umbria, Valle D’Aosta e Veneto) utilizzano quasi esclusivamente l’agenda gestita dal sistema CUP. Per le rimanenti Regioni è possibile notare come 7 (Calabria, Campania, Emilia-Romagna, Lazio, Lombardia, Sardegna e Sicilia) registrano prenotazioni attraverso il CUP per più dell’80% del totale. Il monitoraggio di ottobre 2019 ha introdotto come novità la rilevazione del numero di prestazioni erogate in ALPI: ü esclusivamente all’interno degli spazi aziendali (entro le mura, comprendendo in questa tipologia anche l’attività svolta negli spazi in locazione) (1) ü all’esterno degli spazi aziendali (che comprende l’attività svolta in studi privati collegati in rete e l’attività svolta presso altre strutture pubbliche attraverso la stipula di convenzioni) (2) ü in via residuale, in studi privati ancora eccezionalmente in corso di collegamento in rete (3)
Molte Regioni hanno mostrato segni di un progressivo adeguamento agli adempimenti normativi, in quanto l’utilizzo di studi privati non ancora collegati in rete, pare totalmente superata. Considerando i tre monitoraggi insieme, il 91% delle prestazioni viene erogato esclusivamente all’interno degli spazi aziendali, l’8% esternamente all’azienda ma secondo le tipologie previste (studi privati collegati in rete o presso altre strutture pubbliche previa convenzione). Solo un residuale 1% di attività viene svolta ancora presso studi non ancora collegati in rete. Tale criticità è circoscritta in sei Regioni (Calabria 2%, Campania 17%, Lazio 5%, Molise 12%, Piemonte 2% e Sicilia 1%).
Relativamente ai volumi, si nota che il rapporto tra i volumi di visite specialistiche erogate in ALPI e i volumi di prestazioni erogati in regime istituzionale registra, a livello nazionale, valori compresi tra il 3% (visita fisiatrica e visita oncologica) e il 29% (visita ginecologica), mentre quello tra i volumi di prestazioni strumentali – diagnostica per immagini – altri esami specialistici ha valori compresi tra il 1% (TC, elettrocardiogramma dinamico (holter), Elettromiografia, mammografia monolaterale, RM, spirometria globale) e il 42% (ecografia ginecologica). La prestazione più erogata in ALPI, come per il 2019, risulta essere la visita cardiologica (402.829) seguita dalla visita ginecologica (501.267), da quella ortopedica (458.245), dalla visita oculistica (364.522) e dall’elettrocardiogramma (252.267). 149 Nel 2020 l’elettrocardiogramma (3.228.565) è la prestazione più erogata in attività istituzionale, seguita, dalla visita oculistica (2.917.910), dalla visita cardiologica (2.657.571) e dalla visita ortopedica (2.640.968).
Nel complesso, si osserva una forte riduzione dei volumi sia in istituzionale che in Alpi dal 2019 al 2020, dovuto all’emergenza Covid; nello specifico nel 2019 le prestazioni erogate in Alpi erano 4.765.345 e quelle in istituzionale erano 58.992.277, mentre nel 2020 quelle erogate in Alpi 3.204.061 mentre quelle erogate in istituzionale 43.398.623.” …leggi la Relazione ALPI 2021
fonte: Ministero della Salute