L’emergenza da Covid-19 ha rappresentato un formidabile stress test per il nostro Ssn, mettendone in risalto luci e ombre. È il tema principale del n. 2/2021 della Rivista delle Politiche Sociali.
La pandemia come stress test per la sanità italiana. È il tema su cui il n. 2/2021 della Rivista delle Politiche Sociali concentra la sua sezione monografica. Il senso dell’intero volume lo descrive il curatore Gianluca Busilacchi nella sua introduzione: “Il fascicolo non intende essere solamente una monografia dedicata agli effetti della pandemia, bensì una analisi di quanto il Covid abbia mostrato del nostro SSN e delle sue caratteristiche di fondo, così da comprenderne luci e ombre”.
La sezione si compone di sette articoli, più due focus sulle cure primarie. Dopo l’ampia introduzione di Busilacchi, il primo contributo è di Francesco Taroni, che esamina la storia politica e sociale e l’evoluzione del nostro Servizio sanitario nazionale e di come oggi abbia dovuto affrontare due sfide inedite: la grande recessione del 2008 e ora la pandemia globale. Il saggio affronta anche questioni sovranazionali, perché di fronte a fenomeni di natura globale come è la pandemia, le risposte non possono essere limitate ai soli Stati nazionali.
Per questo, sostiene Taroni, “la riorganizzazione dei servizi di prevenzione e di assistenza territoriale deve necessariamente accompagnarsi allo sviluppo di nuove competenze sovranazionali per la sorveglianza della diffusione e soprattutto per la prevenzione profonda (deep prevention) delle nuove pandemie”, per potersi orientare verso un nuovo “Servizio sanitario inter-nazionale”. Taroni conclude ribadendo la preoccupazione per il futuro del nostro SSN, definendolo in bilico”. Un timore che tuttavia non riesce a cancellare la constatazione che “un sistema sanitario come il nostro che garantisce una copertura universale, è l’unica organizzazione capace di affrontare efficacemente una condizione come l’attuale pandemia”.
Il secondo contributo, di Andrea Micheli, Francesco Forastiere e Lorenzo Richiardi, analizza l’impatto devastante del Covid19 in termini di perdite di vite umane e sull’economia e la società. La pandemia – sostengono gli autori – “ha colpito l’organizzazione dei servizi sanitari, le prestazioni di prevenzione secondaria come i programmi di screening e l’assistenza per i pazienti affetti da malattie croniche bisognosi di controlli periodici ed eventuali cure tempestive”. L’articolo presenta una serie di dati preliminari sull’impatto diretto dell’epidemia di Covid-19 e quello indiretto sull’accesso alle altre principali prestazioni sanitari. Dati che dimostrano la necessità di rafforzare l’intervento pubblico nella sanità.
A seguire, il contributo di Giuseppe Costa e Michele Marra analizza l’accentuarsi delle disuguaglianze durante l’epidemia. In particolare sul fatto che le persone che già prima dell’emergenza erano in condizioni di svantaggio socio-economico sono state esposte a maggior rischio di infezione, di ricovero in terapia intensiva e di decesso. Ciò a causa di una maggior prevalenza di malattie croniche, ma anche di altri determinanti sociali sfavorevoli di salute (scarsi livelli di reddito e istruzione, ambienti di vita ecc.). Le stesse persone sono state quelle maggiormente colpite dagli effetti del distanziamento sociale, dall’interruzione di servizi socio-sanitari e dalla crisi economica, occupazionale e di reddito.
Nel loro saggio, Gianluca Busilacchi e Federico Toth sostengono che “la pandemia Covid-19 ha rappresentato un formidabile stress test per il nostro Servizio sanitario nazionale (Snn), mettendone in risalto luci e ombre”: elementi di forza e di debolezza che in parte erano noti già prima della pandemia. Nel valutare cosa la pandemia Covid-19 abbia confermato e cosa abbia fatto emergere di nuovo del nostro sistema, si analizzano due aspetti in particolare: il rapporto Stato-Regioni, caratterizzato da continue frizioni e da una scarsa collaborazione delle Regioni, e la relazione tra cure ospedaliere, ancora centrali, e assistenza territoriale, ancora troppo poco sviluppata. L’articolo si conclude con l’auspicio “che la drammatica esperienza del Covid funga da catalizzatore e da acceleratore dei processi di cambiamento necessari” per dare più forza ed efficacia al nostro SSN.
Il quinto contributo, di Sabina Nuti, Alessandro Vinci e Federico Vola, illustra l’esperienza del Sistema di valutazione del Network delle Regioni e riporta i risultati dell’anno 2020, precisando che la pandemia ha comportato un ridisegno dei sistemi esistenti. Dai dati analizzati nel saggio si evince che: a) la variabilità nell’accesso ai servizi sanitari e la capacità di risposta dei sistemi regionali non è sempre spiegata dall’incidenza del Covid-19, ma conferma trend già conosciuti; b) la riduzione dei servizi offerti nel 2020 dipende dalla tipologia di setting assistenziale; c) il livello di qualità dei servizi “non-Covid” del 2020 non si discosta in modo evidente da quello registrato nel 2019; d) la popolazione italiana accorda complessivamente un apprezzamento verso la capacità dimostrata dai Sistemi sanitari regionali nella gestione della pandemia. I dati riferiti alla soddisfazione degli utenti verso il buon lavoro svolto dai Servizi sanitari regionali nella gestione della pandemia segnalano che a livello nazionale, quasi la metà delle persone interrogate (47,5%) si dichiara soddisfatta del servizio, il 29,6% esprime una valutazione intermedia, solo il 23% si dichiara insoddisfatto.
Il contributo di Serena Sorrentino, segretaria generale della Fp CGIL, tocca il tema delle difficili condizioni di lavoro del personale della sanità, della carenza degli organici e della precarizzazione. L’articolo segnala come tra le attività di lavoro che soffrono di un forte processo di svalutazione e svalorizzazione ci sia proprio il lavoro nella filiera della salute. Di fronte a questa situazione, drammaticamente resa visibile nell’emergenza pandemica, la Fp CGIL rilancia la sfida di un piano straordinario per il lavoro in sanità, fondato sullo sblocco delle assunzioni in base ai fabbisogni reali per assicurare il diritto alla salute dei cittadini e sulle stabilizzazioni, su un nuovo sistema di riconoscimento della crescita professionale e retributiva, sul potenziamento e sulla garanzia della formazione iniziale e continua del personale.
Chiudono la parte monografica i focus a cura di Gavino Maciocco, Alice Cicognani e Elena Rubatto, che approfondiscono due proposte di grande attualità: quelle del governo per la politica sanitaria contenute nel Pnrr e della proposta di riforma delle cure primarie in Italia da parte della rete di operatori sanitari Primary Health Care Now or Never.
La sezione Attualità, con i due contributi di Rosangela Lodigiani e Egidio Riva e di Maria Guidotti e Jorge Torre, si occupa sempre di pandemia, ma in rapporto alla contrattazione sociale e territoriale. Particolare attenzione è riservata a investigare l’influenza che la crisi del Covid-19 ha avuto nel plasmare il dialogo sociale nel campo specifico della long-term-care.
La sezione Dibattitto, infine, con gli articoli di Susanna Camusso e Fiorenza Deriu, discute criticamente il modo in cui il Piano nazionale italiano di ripresa e resilienza affronta il tema della parità di genere, mettendo in luce alcune criticità che emergono dall’impianto stesso del documento e dall’approccio adottato per l’inserimento di tale priorità in un’azione di più ampio respiro.
Stefano Cecconi è il direttore della Rivista delle politiche sociali
fonte: Collettiva