PARTECIPARE AD ATTIVITÀ CULTURALI RIDUCE LA MORTALITÀ: i dati di uno studio norvegese sulla mortalità per malattie cardiovascolari e cancro

È noto che un corretto stile di vita gioca un ruolo importante nella prevenzione e nella gestione delle malattie cardiovascolari e del cancro. Di conseguenza gli sforzi preventivi hanno principalmente incoraggiato la cessazione dal fumo, il consumo consapevole di alcol, un’alimentazione sana e uno stile di vita fisicamente attivo.

Negli ultimi anni è aumentato l’interesse per l’associazione tra partecipazione ad attività culturali ed esiti di salute. Anche la partecipazione ad attività culturali, infatti, può proteggere dalla mortalità per alcune cause specifiche e, più in generale, avere positivi effetti terapeutici.

Esistono ricerche sull’effetto che le attività culturali possono avere sulla salute e sulla longevità della popolazione ma riguardano campioni di piccole dimensioni, sono state condotte in contesti clinici e raramente hanno esaminato lo stile di vita culturale di una persona in relazione alla mortalità causa-specifica.

Il Nord-Trøndelag Health Study (HUNT) è uno studio norvegese che indaga gli effetti positivi di una vita impegnata in attività culturali e stima la riduzione del rischio di mortalità per malattie cardiovascolari e cancro in circa 36.000 soggetti seguiti per 8 anni.

Risultati dello studio

I risultati sono molto interessanti: durante gli otto anni di follow-up, nel campione ci sono stati 563 decessi per malattie cardiovascolari e 752 per cancro. Il rischio di mortalità per malattie cardiovascolari è risultato maggiore tra coloro che non partecipavano frequentemente a riunioni di associazioni/club (+22%), alle attività all’aperto (+23%) e tra i non partecipanti alle mostre d’arte (+28%). Le persone che si dedicavano alla musica, al canto e al teatro avevano un rischio di mortalità correlata al cancro ridotto del 27% rispetto ai non partecipanti.

Come si spiegano risultati così importanti?

Come è possibile che frequentare un cinema, un teatro, una galleria d’arte, un museo o ascoltare musica dal vivo possa produrre effetti protettivi così evidenti sugli esiti di salute presi in considerazione? In studi osservazionali come questo, la causalità è difficile da dimostrare. Una possibile spiegazione richiama l’importanza delle relazioni sociali. La mancanza di relazioni sociali è un forte predittore di mortalità prematura, è dannosa per la sopravvivenza al cancro e può aumentare il rischio di malattie coronariche e ictus in modo simile a quello riscontrato per l’esposizione ai noti fattori di rischio di tipo comportamentale. Le attività culturali forniscono opportunità di impegno sociale e fisico, favoriscono l’adesione a reti sociali, migliorano le relazioni sociali, aumentano la resilienza e riducono il livello di stress. In questi meccanismi andrebbero cercate le cause dello straordinario effetto positivo della partecipazione alle attività culturali.

Indicazioni per i decisori

Alla luce di questi risultati gli autori dello studio sottolineano la necessità di aumentare le opportunità di coinvolgimento in attività ricreative all’aperto, di aumentare il numero di club e associazioni con iscrizioni convenienti, di favorire un impegno costante nella musica, nel canto e nel teatro. La politica dovrebbe verificare se vi è un accesso sufficiente ai musei e agli eventi artistici in tutte le aree del paese. Dovrebbero essere prese in considerazione tutte le iniziative finalizzate ad aumentare la partecipazione dei cittadini alle attività culturali. Tali iniziative favorirebbero le interazioni sociali nella comunità e aumenterebbero i benefici psicosociali con effetti tangibili sulla salute e sulla longevità della popolazione.

Per approfondire

I metodi utilizzati nello studio norvegese e i risultati stratificati per genere, livello socio-economico, esposizione a fattori di rischio, tipologia di attività culturale, sono pubblicati sulla rivista Open Access PLOS ONE:

Løkken BI, Merom D, Sund ER, Krokstad S, Rangul V (2021) Association of engagement in cultural activities with cause-specific mortality determined through an eight-year follow up: The HUNT Study, Norway. PLoS ONE 16(3): e0248332. https://doi.org/10.1371/journal.pone.0248332

fonte: DORS a cura di Umberto Falcone

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