La normativa in materia di salute e sicurezza sul lavoro impone ai datori di lavori la formazione dei dipendenti, misura che ha avuto come conseguenza la proliferazione di attività formative di cui, nelle maggior parte dei casi, non si conosce l’efficacia per la carenza di studi che ne valutino la qualità.
L’intervento descritto nell’articolo di Ricci e Nucci pubblicato su Safety Science fa parte di quei pochi studi che, per completezza e rigore metodologico, si distinguono in questo campo. Si tratta di un intervento complesso denominato Safety Integrated Model – training (SIM-T) realizzato in aziende meccaniche dislocate nel Nord Italia che ha coinvolto 185 lavoratori.
Descrizione del Safety Integrated Model – training (SIM-T)
Si compone di tre step. Nel primo, i discenti guardano un video della durata di 60 – 90 minuti realizzato all’interno dell’azienda in cui lavorano, in cui le scene sono girate da colleghi dei discenti precedentemente formati o da esperti esterni. Gli argomenti possono variare a seconda della situazione lavorativa ma i principali restano invariati: consapevolezza situazionale, movimentazione manuale dei carichi, dpi, uso delle passerelle di sicurezza, stress lavoro correlato, misure di primo soccorso. Il formatore è esperto in formazione degli adulti e interrompe periodicamente la visione del video stimolando la discussione delle situazioni critiche.
Lo step 2 prevede la presenza di un esperto che segue individualmente il lavoratore durante il suo turno lavorativo osservandone i comportamenti. Questa fase dura 8 settimane per un totale di 2 ore suddivise in sessioni da 15 minuti.
Nel terzo step si studiano casi singoli in una sessione di gruppo della durata di circa 3 ore. Questo step conduce a una completa concettualizzazione dei fattori coinvolti, permette l’analisi delle soluzioni, la definizione dei messaggi chiave e le proposte delle azioni per la prevenzione.
I singoli casi possono essere analizzati attraverso due modalità:
- Rappresentazioni teatrali di situazioni reali di infortuni in ambito lavorativo che possono essere realizzate da colleghi o esperti. Ogni situazione rappresentata viene riproposta modificando le scene, con lo scopo di prevenire l’accadimento dell’infortunio.
- Ogni lavoratore descrive in modo schematico un caso reale di infortunio sul lavoro, un near miss o un comportamento scorretto di cui è stato diretto testimone, dopodiché l’evento o la situazione di rischio diventa oggetto di discussione in sotto gruppi di 5 lavoratori. Infine, nel corso di una sessione plenaria ogni gruppo presenta il caso e le soluzioni aprendo la discussione. In accordo con l’azienda la sessione può essere introdotta dalla testimonianza di un/a infortunata.
Efficacia dell’intervento
La valutazione è stata realizzata con uno studio longitudinale (da settembre 2017 a aprile 2018), in cui si è valutata l’acquisizione di conoscenze, i cambiamenti negli atteggiamenti e nei comportamenti oltre alla percezione rispetto alla sicurezza e alla salute con misure pre e post intervento. In generale, si è osservato un incremento delle conoscenze e della frequenza dei comportamenti sicuri.
Per quanto riguarda gli altri esiti indagati, si è rilevato un miglioramento iniziale degli atteggiamenti e del clima aziendale rispetto alla sicurezza che, tuttavia, non si è mantenuto nel tempo. Non si sono osservate variazioni, invece, rispetto alla salute percepita.
Intervista all’autore
Quali sono, a suo giudizio, i punti di forza di questo intervento formativo?
Si tratta di un intervento complesso che ha comportato un impegno progettuale importante in cui è stato fondamentale il coinvolgimento del management aziendale e delle parti sindacali.
Ci sono, a mio parere, alcuni punti di forza in ognuno dei tre step che hanno contribuito alla sua efficacia.
Nel primo step è stato decisivo l’uso di materiale audiovisivo girato all’interno dell’azienda in cui gli attori erano colleghi dei discenti, i quali riconoscevano le operazioni del loro vissuto quotidiano sentendosi più partecipi e coinvolti.
In quello successivo, il termine che mi viene in mente per sottolinearne il punto di forza è “dialogo”. Mi riferisco al rapporto che si è instaurato tra il lavoratore e l’esperto il cui atteggiamento è stato sempre supportivo mai punitivo.
Nell’ultimo step si metteva in scena la rappresentazione di un evento infortunistico o di una situazione di rischio in cui, anche in questo caso, gli attori potevano essere colleghi dei discenti o loro stessi. I discenti assistevano all’intera rappresentazione senza interruzioni, dopodiché veniva riproposta e interrotta allorché si osservavano situazioni problematiche. Coloro che intervenivano proponendo soluzioni erano invitati a salire sul palco per prendere parte alla rappresentazione mettendo in scena le azioni proposte.
In questa fase, il punto di forza è stato il coinvolgimento dinamico dei discenti per giungere a soluzioni che non fossero calate dall’alto; ogni soluzione doveva, infatti, essere rappresentata e condivisa dagli altri discenti. Per fare questo si è puntato alla ludicizzazione (dall’inglese gamification) della formazione costruendo con i lavoratori le situazioni di rischio da corregger per ottenerne la risoluzione.
Ho cercato, in questo caso, di far emergere tutti i punti di vista per arrivare alla condivisione delle soluzioni che è il presupposto necessario per innescare la modifica duratura dei comportamenti.
Come una SIM card, la metodologia proposta funziona quando viene inserita all’interno di un dispositivo che ne permette il funzionamento: un numero unico associato a un utente specifico. Nel nostro caso, SIM-t non funziona senza un’azienda cui è associata in modo univoco, poiché è fatto su misura, ma allo stesso tempo, è necessario inserire questo intervento, unico per ogni utente, affinché l’azienda possa funzionare correttamente.
Quali sono, invece, i principali ostacoli che ha riscontato durante l’implementazione dell’intervento?
In realtà, i problemi sono stati pochi. Il primo scoglio da superare era che ci fosse una forte volontà e appoggio del management aziendale tant’è che alcune aziende non hanno aderito alla proposta formativa nonostante fosse gratuita.
Forse, un aspetto su cui si potrebbe migliorare è la conduzione della fase due ovvero quella di affiancamento che ha avuto un gradimento inferiore rispetto alle altre. Voglio ricordare che in questa fase i lavoratori sono stati affiancati da tecnici esperti che, tuttavia, non avevano competenze specifiche nella formazione degli adulti. Questa carenza può aver penalizzato questa fase in termini di gradimento da parte dei lavoratori.
Un’altra dimensione da considerare con attenzione è la sostenibilità, si tratta di un intervento complesso che necessita di una progettazione onerosa soprattutto in termini di risorse e di tempo.
L’articolo sarà reperibile gratuitamente al link seguente (solo fino al 15 dicembre)
Federico Ricci, Massimo Nucci. Safety Integrated Model-training (SIM-t) and its evaluation: A safety training proposal for mechanical companies. Safety Science,Volume 146, 2022, https://doi.org/10.1016/j.ssci.2021.105538.
https://www.sciencedirect.com/science/article/pii/S0925753521003817?dgcid=author
Successivamente, se non si è abbonati alla rivista Safety Science, potrà essere richiesto all’autore tramite mail: federico.ricci@unimore.it
fonte: DORS a cura di Luisella Gilardi, DoRS, Osvaldo Pasqualini, Servizio di Epidemiologia ASL TO3