LO SMART WORKING DURANTE L’EMERGENZA SANITARIA: : una ricognizione dei principali provvedimenti

Il tema dell’applicazione dello Smart Working ha interessato, e interessa tutt’ora, gran parte del dibattito pubblico in materia di lavoro, con particolare riferimento alle Pubbliche Amministrazioni. Questa modalità di organizzazione del lavoro mira a garantire flessibilità e autonomia nella scelta degli spazi, orari e strumenti da utilizzare a fronte di una maggiore responsabilizzazione sui risultati.

In questo approfondimento di Dors proponiamo una breve ricognizione dei principali provvedimenti che si sono succeduti con la possibilità di futuri aggiornamenti che seguiranno l’evoluzione della normativa.

Nel 2020, l’insorgere della pandemia covid-19 ha fatto sì che lo Smart Working ricoprisse un ruolo molto importante fra le misure di contenimento messe in atto per limitare il numero dei contagi, preservando la continuità dell’attività lavorativa. In questo periodo, infatti, si sono susseguiti diversi provvedimenti emergenziali che hanno riguardato l’applicazione obbligatoria del lavoro agile rivolta a numerosi lavoratori subordinati del settore privato e pubblico.

Per quanto riguarda il contesto italiano, tuttavia, è necessario rilevare che l’applicazione dello Smart Working (o lavoro agile) è antecedente la pandemia. Un suo primo inquadramento normativo è costituito dalla legge n. 81 del 22 maggio 2017. In particolare, nell’articolo 18 viene enunciato:

“La prestazione lavorativa viene eseguita, in parte all’interno di locali aziendali e in parte all’esterno senza una postazione fissa, entro i soli limiti di durata massima dell’orario di lavoro giornaliero e settimanale, derivanti dalla legge e dalla contrattazione collettiva.”

All’interno del testo, è esplicitato che le disposizioni sono applicate anche alle amministrazioni pubbliche. Il lavoro agile può essere introdotto nel momento in cui sussistono precise condizioni, in particolare ricordiamo: i) accordo scritto tra dipendente e datore di lavoro, ii) prestazione da eseguire in parte nei locali aziendali ed in parte in luogo fisso, nel rispetto dell’orario di lavoro giornaliero e settimanale.

Il ricorso al lavoro agile, tuttavia, è stato abbastanza limitato all’interno delle Pubbliche Amministrazioni: nel 2019, il 16% degli enti delle Pubbliche Amministrazioni era coinvolto in progetti strutturati di Smart Working (fonte: Osservatorio Politecnico Milano).

A partire da febbraio 2020, il cambiamento della situazione sanitaria ha determinato la necessità di provvedimenti normativi volti a diffonderne al massimo l’utilizzo all’interno delle PA. Fra le misure instaurate per la gestione dell’emergenza sanitaria, ricordiamo il Decreto legge 17 marzo 2020, n.18 (convertito, con modificazioni, dalla legge 24 aprile 2020, n. 27), in cui si afferma che “il lavoro agile è la modalità ordinaria di svolgimento della prestazione lavorativa nelle pubbliche amministrazioni”. Per poter fronteggiare in modo efficace la diffusione dell’epidemia, è previsto l’accesso allo Smart Working per via semplificata e in assenza di accordi individuali.

Verso la fine dello Smart Working emergenziale

L’evoluzione del quadro epidemiologico e l’andamento della campagna vaccinale sono fra i fattori che hanno inciso sull’evoluzione delle misure adottate in via emergenziale.

Fra questi provvedimenti, in particolare, segnaliamo il Decreto legge 30 aprile 2021, n. 56 che proroga la vigenza delle misure semplificate fino alla definizione della disciplina del lavoro agile da parte dei contratti collettivi e, comunque, non oltre il 31 dicembre 2021. Questa norma, inoltre, non prevede più l’obbligo di applicare il lavoro agile al 50% del personale impiegato nelle attività che possono essere svolte in tale modalità. Infine è stabilito che  è del 15% la percentuale massima di personale che può essere collocato in Smart Working in mancanza di adozione del piano organizzativo del lavoro agile (POLA).

Il successivo Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri del 23 settembre 2021 stabilisce che a decorrere dal 15 ottobre 2021 il lavoro agile cessa di essere una modalità ordinaria di svolgimento della prestazione lavorativa in conseguenza dell’emergenza epidemiologica. Si torna, pertanto, al regime previgente all’epidemia pandemica, disciplinato dalla legge 22 maggio 2017, n. 81, così come modificata dai successivi provvedimenti normativi.

Il  Piano integrato della pubblica amministrazione (PIAO, introdotto dal Decreto legge 9 giugno 2021 n. 80) è destinato ad assorbire i contenuti dei POLA e fornirà a tutte le pubbliche amministrazioni, a partire dal 31 gennaio 2022, uno strumento di semplificazione e di pianificazione delle attività e delle strategie da porre in essere.

Secondo l’Osservatorio  Smart Working del Politecnico di Milano, sono presenti ad oggi  progetti di smart working  nel 67% delle Pubbliche Amministrazioni. Fra le PA che hanno definito o stanno definendo un progetto di Smart Working, l’85% afferma che il progetto non era presente prima dell’emergenza e che è stata la pandemia l’occasione per introdurlo. Inoltre “ I benefici evidenziati dall’introduzione del lavoro da remoto sono notevoli: l’82% delle PA ha registrato un netto miglioramento della conciliazione fra vita privata e lavorativa delle persone. A questo, si aggiunge un significativo miglioramento dell’inclusività (31%), dell’efficienza (27%) e dell’efficacia (30%) nello svolgimento del lavoro”

 Foto di Daria Mamont su Unsplash

fonte: a cura di Renata Leardi, Dors

Sull’argomento vedi anche lo speciale su Collettiva: SMART WORKING CLASS

Print Friendly, PDF & Email