La Legge di Bilancio è entrata nel vivo della discussione e della votazione parlamentare. Credo sia doveroso chiedere al Governo ed al Parlamento di non dimenticare la lezione della pandemia.
La quale ha messo in risalto che le figure sociali più colpite sono stati i bambini e le persone anziane e disabili, e che le politiche di loro presa in carico sono nel nostro molto carenti e disomogenee sul territorio nazionale.
La sofferenza della pandemia ha anche messo in risalto che non bastano i trasferimenti monetari, ci vogliono quei servizi sociali come centri diurni, assistenza domiciliare, servizi di sollievo, strutture residenziali costruite con la cultura del domicilio, della casa allargata.
Quei servizi che previsti dalla legge quadro 328/2000 “Disposizioni per un sistema integrato di servizi sociali” sono stati dimenticati, nel corso di venti anni dalle politiche nazionali.
Il PNRR ha messo doverosamente indicato quali due riforme da realizzare il riordino delle misure per le persone diversamente abili e la legge quadro per la presa in carico delle persone anziane non autosufficienti. La prima è stata approvata dal governo ed è all’esame del parlamento.
La seconda è stata anticipata nella Legge di Bilancio nel suo articolo 43 sui Livelli essenziali delle prestazioni sociali per la non autosufficienza.
L’articolo (elaborato dal Gruppo di lavoro voluto dal Ministro Andrea Orlando) anticipa la riforma proponendo i LEPS, cioè i diritti sociali esigibili, nell’ambito della assistenza domiciliare sociale.
Per offrire servizi e prestazioni alle persone anziane non autosufficienti, a persone anziane con ridotta autonomia, o a rischio di emarginazione che richiedono supporto nello svolgimento delle attività fondamentali della vita quotidiana, interventi di cura e di sostegno psico-socio educativo anche ad integrazione di interventi di natura sociosanitaria.
Sappiamo quanto sia carente l’assistenza domiciliare sociale nei Comuni. I dati parlano chiaro. Oggi le risposte sociali domiciliari sono previste solo nel 40%dei Comuni e ne usufruiscono meno del 10% degli anziani.
Come è noto l’assistenza domiciliare è divisa in assistenza sociale che fa capo ai Comuni per una spesa di 302 milioni di euro e si rivolge all’1,3% della popolazione anziana, assistenza domiciliare sanitaria per cui si spendono 1,3 miliardi annui riuscendo a coinvolgere il 6,2% degli anziani.
Il PNRR aggiunge ora ai fondi per l’assistenza domiciliare sanitaria, ADI, 578 milioni.
Uno squilibrio tra le due forme di assistenza che va assolutamente colmato nell’ottica di una domiciliarità integrata che prenda in carico la complessità della vita della persona. Per realizzare quel progetto “Personalizzato” sulla cui utilità ormai tutti convergono.
Ed allora, se la Legge di Bilancio vuole essere coerente con se stessa, con il testo ed il contenuto dell’articolo 43 non può dotare quella disposizione legislativa con uno stanziamento di risorse così scandalosamente irrisorio…100 milioni per il 2022, 200 per il 2023, 250 per il 2024, 300 a decorrere dal 2025! In questo modo non si avvia la riforma della non autosufficienza.
Bisogna raddoppiarle. Come indicato dalla Rete per la non autosufficienza e dallo stesso Ministero del Lavoro e delle Politiche sociali.
Basta con le elemosine elargite al sociale quando l’Europa, e soprattutto la condizione di vita delle famiglie, ci richiede interventi strutturali, permanenti, esigibili!
Livia Turco
Presidente Gruppo di lavoro “Interventi sociali e politiche per la non autosufficienza” del Ministero del Lavoro e delle Politiche sociali
Foto di copertina: Aleteia
fonte: Quotidiano Sanità