Alla Conferenza sulle dipendenze promossa a Genova dal governo dopo 12 anni di assenza, sono entrati i temi proposti dalla rete di organizzazioni e associazioni di cui fa parte la Cgil, dalla riduzione del danno alla legalizzazione della cannabis
L’approccio repressivo dell’attuale legislazione sulle droghe e la guerra alla droga hanno dimostrato il loro fallimento. L’obiettivo di un mondo libero dalle sostanze è irrealistico, tanto più di fronte alle profonde trasformazione di questo fenomeno: nuove sostanze, nuovi consumatori, nuovi stili di vita e di consumo, spesso compatibili con la vita della persona e della comunità. È invece sempre più evidente che la politica ha il compito di governare in tutt’altro modo i rischi connessi all’uso e all’abuso di sostanze e un piccolo passo in questa direzione è stato compiuto con la VI Conferenza nazionale sulle dipendenze, che si è tenuta a Genova e si è conclusa nel pomeriggio di domenica 28 novembre con la relazione finale della ministra per le Politiche giovanili Fabiana Dadone. Un appuntamento atteso da 12 anni preceduto il 26 novembre da una giornata autoconvocata, il “Fuoriconferenza” promosso da una rete di organizzazioni e associazioni, di cui fa parte la Cgil, insieme a Forum Droghe, Cnca, Gruppo Abele, Comunità di San Benedetto e altri, dal titolo “Stop war on drugs, facciamo pace con le droghe e con chi le usa”.
A questa iniziativa, voluta per portare un contributo della rete alla Conferenza istituzionale, molti sono stati gli interventi che si sono succeduti, e che hanno dimostrato, fornendo numerosi dati oggettivi, come le politiche di questi 30 anni, basate su una logica esclusivamente repressiva, quella che informa la legge 309/90, abbiano avuto come risultato la patologizzazione dei consumi e dei consumatori, e la criminalizzazione dei consumatori, contribuendo in maniera esponenziale all’incremento della popolazione carceraria.
Al pomeriggio è intervenuta la Ministra stessa, alla quale sono state poste le domande e le sollecitazioni da portare alla Conferenza, a partire dal necessario superamento della legge vigente perché, come ha affermato Don Ciotti, “il testo unico del 1990 non serve più, neppure modificato, perché è cambiato tutto”. Gli operatori hanno chiesto un’attenzione particolare ai servizi, pubblici e del privato sociale, che in questi anni hanno garantito interventi soprattutto di prossimità, di riduzione del danno, in assenza di adeguate risorse, di opportuni riconoscimenti. La riduzione del danno, è stato ricordato, è entrata a far parte dei Lea, livelli essenziali di assistenza nel 2017, ma ancora oggi non è adeguatamente finanziata, e solo pochissime regioni, meno di un terzo, ne hanno normato l’applicazione.
Negli spazi esterni, in piazza Caricamento, si erano radunate unità mobili provenienti da varie regioni, che hanno mostrato anche alla Ministra quali sono gli interventi che vengono garantiti nei luoghi del divertimento, negli spazi del consumo, in cosa consiste il lavoro di strada, di prossimità: l’unico davvero in grado di fare informazione e formazione, di salvare vite, anche con pratiche ancora oggi non riconosciute, come il drug checking, con la distribuzione di naloxone. Al termine del dibattito la ministra Dadone si è assunta l’impegno di costruire tavoli di confronto con tutti i soggetti, anche della società civile, affermando che non sarà facile, ma confermando il bisogno di una riflessione non basata su posizioni precostituite, di fronte all’evidenza dei dati. Naturalmente è stato posto il tema della legalizzazione della cannabis, a fronte delle firme raccolte per il referendum, sostenuto anche dalla nostra organizzazione. Anche in questo caso, la Ministra ha confermato la propria personale convinzione a favore di questa scelta, sottolineando al contempo come nel governo si scontrino posizioni assolutamente opposte.
Nei giorni successivi, il 27 e 28 novembre, si sono svolti i lavori della Conferenza governativa che, lo ricordiamo, dovrebbe essere convocata per legge con cadenza triennale, ma che mancava all’appello dal 2009: questa ha avuto come titolo “Oltre le fragilità” perché molte sono, è stato ammesso, le fragilità non solo delle persone ma anche istituzionali. I lavori sono stati aperti dagli interventi di molti ministri. Fra gli altri, importante quello del titolare del dicastero del Lavoro Andrea Orlando, che ha affermato come “con la tolleranza zero non si è vinta la guerra alle dipendenze”. Il Ministro, pur senza mai citare in maniera esplicita il tema della legalizzazione della cannabis, ha fatto un chiaro riferimento alle politiche di altri Paesi europei, soprattutto della Germania. A conferma delle profonde distanze interne alla compagine governativa, sono arrivate immediate le prese di posizione della ministra per gli Affari regionali Maria Stella Gelmini, che si è dichiarata contraria a ogni forma di legalizzazione, perché “non esiste la libertà di drogarsi”, e del presidente della conferenza delle Regioni Massimiliano Fedriga, secondo il quale la droga non si combatte legalizzandola.
Suscita molti interrogativi l’assenza del ministro della Salute Roberto Speranza, che non ha ritenuto di dover inviare neanche un messaggio di saluto. Un’assenza pesante, perché il tema delle sostanze ha sicuramente a che fare con le politiche della salute, con l’organizzazione dei servizi: in un periodo in cui si discute della necessaria riorganizzazione del settore sanitario e sociosanitaro, di come spendere le risorse che arriveranno, di Pnrr, ci sarebbe davvero stato bisogno di un suo intervento, che parlasse anche ai molti operatori presenti. Ce lo aspettavamo tutti noi, che abbiamo chiesto al Ministro di intervenire sulla cannabis a uso medico, sull’organizzazione dei servizi, esprimendo contrarietà alle proposte di accorpamento nella salute mentale, che abbiamo chiesto al Ministro di fare in modo che i Lea vengano garantiti in maniera uniforme su tutto il territorio. A maggior ragione oggi che si parla anche a livello istituzionale di budget di salute, di riorganizzazione del sistema degli interventi sanitari e sociosanitari, di valorizzazione dei servizi territoriali.
La Conferenza ha quindi reso conto dei risultati dei sette tavoli di lavoro, che hanno visto la partecipazione di 123 esperti provenienti da molti campi diversi, e che hanno toccato i temi della giustizia e dei servizi, con un focus particolare sulla prevenzione e sulla riduzione del danno. Temi trasversali, che hanno riguardato tutte le sessioni, come sottolineato nella relazione finale a cura del Cnr, sono stati il superamento dello stigma, la depenalizzazione, con la revisione delle norme che prevedono sanzioni penali e amministrative per l’uso personale, con proposte che portino in concreto alla modifica della normativa vigente, anche attraverso politiche di riduzione del danno e limitazione dei rischi, compresa l’attuazione del modello di drug checking e la sperimentazione di stanze per il consumo controllato, insieme all’adozione di un modello di governance multilivello (nazionale, regionale e territoriale), l’adozione del budget di salute come strumento di intervento, la garanzia dei Lea e dei Lep attraverso finanziamenti e risorse certe destinate ai servizi per le dipendenze. La Ministra Dadone nelle sue brevi conclusioni ha ribadito l’impegno di produrre tutto questo in una relazione al Parlamento.
A conclusione dei lavori, non possiamo che esprimere soddisfazione per il fatto che non solo la Conferenza si sia svolta, e non era scontato viste le premesse, ma anche per l’accoglimento di quei temi che erano rimasti estranei e che solo grazie all’impegno della rete sono stati recepiti, e messi a valore. Anche la scelta del luogo non è indifferente, assume un valore simbolico: Genova è stata sede dell’ultima vera conferenza del passato, visto che le due successive, a Palermo e a Trieste, di fatto sono servite solo a ratificare le scelte governative.
Citando le parole di Don Gallo, pronunciate appunto alla precedente conferenza di Genova nel 2000, la Ministra ha promesso di “pensare alla grande”, ha sostenuto che “il punto di riferimento resta la centralità della persona”. Il percorso, come lei stessa ha detto, non sarà breve e tantomeno semplice, viste le posizioni emerse in maniera esplicita all’interno del governo e le dichiarazioni di diversi esponenti politici dell’attuale maggioranza.
Attendiamo adesso la relazione al Parlamento, l’attivazione di tutti i tavoli necessari per una proposta di legge che superi definitivamente la normativa vigente, compresa la legalizzazione della cannabis, e la stesura di un Piano nazionale sulle droghe, visto che l’ultimo è quello 2010-2013 (capo dipartimento Serpelloni), che fa riferimento all’ultima Conferenza nazionale tenutasi a Trieste nel 2009. Serve un luogo istituzionale dove tutti i soggetti interessati, mondo accademico, operatori, società civile, decisori politici, possano discutere di quello che si fa, di come lo si fa, di quali sono i bisogni e le risposte necessarie, in termini di politiche e di servizi, rispetto anche ai cambiamenti intervenuti nei consumi e nelle sostanze. La politica ha il compito di governare i rischi connessi all’uso e all’abuso, gli obiettivi sono chiari a tutti e a partire da questa Conferenza ci aspettiamo che si possano raggiungere: noi ci siamo.
fonte: Collettiva