Dei commenti sull’epidemia c’è certamente una sovra comunicazione: Quotidiani, Televisione, Radio sembra quasi che non parlino d’altro. I dati comunicati sono per lo più sempre simili e corretti, ma le interpretazioni sono spesso difformi ed anche talvolta devianti. Per questo motivo forse è bene talvolta dire poche cose ma chiare e comprensibili ed è ciò che tentiamo di fare in questo breve intervento.
Nel mese di settembre tutti gli indicatori dell’epidemia erano in miglioramento e ci si illudeva che la fine dell’epidemia fosse ormai a giorni. La ragione era l’alta percentuale di vaccinati ben oltre la soglia che mesi addietro si era detto erroneamente che avrebbe garantito l’immunità di gregge.
Da ottobre ci sono stati dei fatti nuovi: una maggiore circolazione del virus nelle nazioni europee a noi vicine, soprattutto a quelle del nord e dell’est; un abbassamento delle misure interne di contenimento dei contagi quali la fine dello smart working, la riapertura delle scuole, la liberazione degli accessi in molti ambienti ludici, sportivi e culturali; e soprattutto l’evidenza che l’efficacia del vaccino nella protezione del contagio aveva una importante decadenza che andava dal 90% dopo l’inoculazione della seconda dose al 50% dopo sei mesi.
Il cambio delle tendenze si è manifestato da metà ottobre proprio, curiosamente, in contemporanea con l’obbligo del Green Pass per accedere agli ambienti di lavoro, obbligo che ha portato ad un notevole incremento dei test antigenici di verifica della contagiosità necessari per coloro che non erano vaccinati. Questo incremento inizialmente ha contribuito ad aumentare il numero di positivi accertati in quanto ha portato a diagnosticare molti positivi asintomatici inconsapevoli. Questo effetto si è però poi rarefatto in quanto i test sono stati ripetuti per lo più sempre su gli stessi soggetti e quindi inizialmente si sono diagnosticati tutti i soggetti positivi cosiddetti “prevalenti” mentre successivamente solo i nuovi casi positivi intervenuti, cioè i cosiddetti soggetti “incidenti”.
Per capire sinteticamente cosa è successo da ottobre in poi, si è calcolata per quattro indicatori (nuovi positivi, accessi in terapia intensiva, decessi, tamponi) la media nel mese di settembre ed i valori delle medie settimanali attorno alle date del 1° e del 15 dei mesi di ottobre e novembre.
Rispetto ai valori delle medie del mese di settembre si sono calcolate le percentuali delle medie mobili settimanali dal primo ottobre in avanti qui riprodotte nel grafico seguente:
È innanzitutto evidente la crescita dei tamponi da metà ottobre poi rimasti su valori simili con una leggera flessione attorno al ponte del primo novembre.
Gli altri indicatori mostrano una flessione nella prima metà di ottobre ed una crescita successiva che però risulta molto differente tra i contagi ed i loro esiti più severi. Si consideri comunque che gli andamenti sono rappresentati per data di accadimento e, ad esempio per i decessi, questi mediamente avvengono dopo vari giorni dalla diagnosi di positività.
Si osservi quindi come la crescita dei contagi sia stata molto più intensa della crescita degli accessi in terapia intensiva e della crescita dei decessi. Questo fa ritenere che la crescita dei contagi sia almeno in parte attribuibile al decadimento dell’efficacia dei vaccini dopo alcuni mesi, efficacia invece rimasta elevata per proteggere dai ricoveri e dai decessi.
Se il 100% della popolazione fosse vaccinata ciò che maggiormente conterebbe sarebbe la protezione dalle malattie severe e dal decesso, ma in presenza di un 15% degli adulti non vaccinati e di tutti gli under 12 anni, l’aumento della circolazione del virus comporta inevitabilmente anche un aumento delle malattie severe come conseguenza dell’aumento dei contagi nella popolazione non vaccinata.
E quindi, paradossalmente, la terza dose booster favorisce molto di più la popolazione non vaccinata rispetto alla popolazione che si sottopone al richiamo in quanto sono maggiormente i non vaccinati a rischiare di avere degli effetti severi dai contagi contratti da vaccinati che potrebbero essersi infettati per la riduzione dell’efficacia del vaccino! Ma l’unico modo per ridurre realmente gli accessi in terapia intensiva e per ridurre i decessi è quello di convincere finalmente i recalcitranti a vaccinarsi e per far questo si devono trovare le soluzioni più corrette ma anche le soluzioni più efficaci.
fonte: E&P Made in Blog
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