E’ stato presentato il primo Rapporto “L’uso dei farmaci nella popolazione anziana in Italia” (Anno 2019), realizzato dall’Osservatorio Nazionale sull’Impiego dei Medicinali (OsMed) con il coordinamento dell’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA) e dell’Istituto Superiore di Sanità (ISS). Il Rapporto descrive le caratteristiche della prescrizione farmaceutica nella popolazione ultrasessantacinquenne.
Uso dei farmaci
Secondo il documento nel corso del 2019 la quasi totalità della popolazione ultrasessantacinquenne ha ricevuto almeno una prescrizione farmaceutica (98%), con lievi differenze tra aree geografiche, con consumi giornalieri pari a tre dosi per ciascun cittadino e una spesa pro capite annua di circa 660 euro. Sia a livello nazionale che regionale gli uomini mostrano un consumo superiore a quello delle donne, in tutte le classi di età. Per quasi tutte le categorie terapeutiche il consumo dei farmaci aumenta con l’età fino agli 84 anni, per poi diminuire nelle classi successive (“healthy survivor effect”). Nel 2019 i farmaci del sistema cardiovascolare, in particolare gli antipertensivi, sono stati tra quelli a maggiore prescrizione, mentre metà della popolazione ha ricevuto farmaci antibiotici o gastroprotettori. Tra le Regioni non si notano forti differenze per quanto riguarda la prevalenza d’uso e il costo medio per giornata di terapia; tuttavia, analizzando i dati in termini di consumo e di spesa, emerge un marcato gradiente territoriale Nord-Sud, con una differenza che raggiunge il 44% in termini di consumo e il 92% per la spesa.
Politerapia e ‘deprescrizione’
La politerapia, definita come l’utilizzo contemporaneo di più medicinali, è associata a una riduzione dell’aderenza al trattamento farmacologico nonché a un aumento del rischio di interazioni tra farmaci. Tale comportamento necessita pertanto di particolare attenzione soprattutto perché, a livello nazionale, il 29,0% degli uomini e il 30,3% delle donne di età ≥65 anni utilizzano 10 o più sostanze contemporaneamente. In questo Rapporto sono stati valutati diversi tipi di associazioni di farmaci potenzialmente responsabili di interazioni farmacologiche anche severe, o potenzialmente inappropriate in questa popolazione per rapporto rischio/beneficio sfavorevole. Ad esempio, l’uso concomitante di 2 o più farmaci che aumentano il rischio di sanguinamento gastrointestinale è pari al 6,6%, con una più alta prevalenza al Sud (11,0%), rispetto al Centro (7,1%) e al Nord (3,6%).
In questo quadro il processo sistematico di identificazione e “discontinuazione” di farmaci in circostanze in cui evidenti o potenziali effetti negativi superino i benefici è detto deprescribing e trova la sua collocazione nell’ambito di una “medicina personalizzata” dove è necessario tener conto di un contesto complesso, caratteristico dei pazienti anziani. Anche in questo caso le evidenze disponibili sono piuttosto esigue, tuttavia, in questo Rapporto vengono presentate e analizzate alcune esperienze locali (anche in real-life), svolte anche in contesti in cui il carico farmacologico sugli assistiti è elevato (RSA e ospedale).
fonte: ISS