Nell’agosto 2020, il tavolo di lavoro permanente degli IRCCS, dedicato alla medicina di genere, ha pubblicato un documento che metteva in evidenza i principali aspetti della patologia COVID-19, considerando il genere come determinante di potenziali differenze.
A distanza di un anno il tavolo ha ritenuto utile produrre un aggiornamento del documento con la stessa metodologia di lavoro: utilizzo di dati presi solamente da ricerche pubblicate e quindi facilmente verificabili prestando attenzione alle differenze di sesso e genere. Come nel primo documento, è stato prima analizzato il legame tra patologia e genere dal punto di vista epidemiologico, biologico e genetico, terapeutico e di prognosi. Sono state poi affrontate le correlazioni tra patologia e genere in condizioni di fragilità e comorbidità. Dall’inizio della pandemia alla fine di maggio 2021 il SARS-CoV-2 ha comportato un totale di oltre 176 milioni di casi di infezione, con oltre 3.81 milioni di decessi confermati in 215 Paesi del mondo. L’Italia, con oltre 4 milioni di casi e 127.038 decessi, è il 3° paese in Europa per incidenza.
L’aumento del numero di soggetti colpiti dall’infezione ha confermato quanto già evidenziato nel primo documento: il sesso ed il genere giocano un ruolo molto importante nella variabilità di risposta all’infezione e nelle manifestazioni di gravità della malattia fino alla mortalità. Sono state affrontate anche differenze di genere relative alle basi biologiche, alla prognosi, all’approccio terapeutico e alla risposta ai farmaci e ai sintomi a lungo termine del COVID-19, cioè la persistenza di sintomi più o meno debilitanti dopo la fase acuta dell’infezione da SARS-CoV-2 (Long-COVID).
Lo studio delle comorbidità in ambito cardiovascolare, endocrino-metabolico, immunologico, oncologico, neurologico e polmonare ha offerto la possibilità di approfondire le categorie di soggetti a maggior rischio. In particolare, è stata posta attenzione a come l’infezione da SARS-CoV-2 abbia avuto ripercussioni sulle categorie fragili (bambini/bambine e operatori/operatrici sanitari/sanitarie e donne in gravidanza). 8
La campagna vaccinale si sta dimostrando lo strumento farmacologico più efficace nella prevenzione di COVID-19. L’Istituto Superiore di Sanità, infatti, ha rilevato che in Italia, a partire dalla seconda metà di gennaio 2021, si è osservato un trend in diminuzione del numero di casi tra le/gli operatrici/ori sanitarie/i e tra i soggetti con età ≥80 anni, verosimilmente ascrivibile alla campagna di vaccinazione in corso. L’efficacia e la sicurezza dei vaccini COVID-19 legata al genere trova presupposti teorici derivati dalle diversità biologiche, immunologiche ed ormonali. Come nel precedente documento, i messaggi chiave alla fine di ogni capitolo rappresenteranno uno stimolo ad approfondire le specificità di genere dell’infezione da SARSCoV-2 in ambito biomedico come esempio per un’organizzazione socio-sanitaria sempre più capace di rispondere alle esigenze della collettività.
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