Quali numeri ci troveremmo di fronte se nessuno si fosse vaccinato? Un semplice controfattuale basato sui dati dei bollettini settimanali fornisce l’ennesima conferma della validità del vaccino nel contrasto della pandemia.
I dati giornalieri e settimanali
Ogni giorno la comunicazione istituzionale in materia di Covid 19 – il bollettino giornaliero del ministero della Salute e dell’Istituto superiore di sanità – ci informa su quanti tamponi effettuati, numero dei positivi, degli ospedalizzati, dei ricoverati in terapia intensiva e dei deceduti. Questi cinque numeri si trovano ripetuti, riportati e commentati su tutti i giornali, telegiornali e social media.
Numeri indubbiamente importanti ma laterali, secondari, rispetto alla questione centrale nella discussione in corso: che differenza c’è tra una popolazione vaccinata e una non vaccinata? E non si tratta tanto della possibilità di ottenere agevolmente o meno il Green pass, questo è secondario: si tratta piuttosto del diversissimo impatto delle due popolazioni su quei numeri, in particolare su ricoverati in terapia intensiva e deceduti.
Tale impatto può essere desunto dai dati esposti nel bollettino settimanale dell’Iss. La tabella 1, riproduzione della tabella 3 del bollettino del 22 settembre ci fornisce, come ogni settimana, i dati necessari relativi alle consuete unità di analisi (contagiati, ospedalizzati, ricoverati in terapia intensiva, deceduti) distinguendo quattro fasce di età e tre gruppi di popolazione: vaccinati, non vaccinati, vaccinati incompleti (con una sola dose o con la seconda da meno di 14 giorni).
Un controfattuale inequivocabile
Questi dati sono utilizzati nel bollettino per calcolare i tassi di efficacia vaccinale con intervallo di confidenza al 95 per cento. Ma possono essere elaborati anche per cercare una risposta alla semplicissima ma centralissima domanda: se nessuno fosse stato vaccinato quale sarebbe stato, nell’ultimo mese, il numero di contagiati, ospedalizzati, ricoverati in terapia intensiva e deceduti?
Possiamo stimarlo applicando all’intera popolazione i tassi di incidenza osservati, a parità di classe di età, per i non vaccinati. In tal modo si costruisce un controfattuale che, per quanto semplificato, ci pare sostanzialmente efficace. È ragionevole assumere che alcune variabili non controllate (per esempio una diversa distribuzione territoriale della popolazione dei due gruppi, un diverso grado di fragilità, una diversa propensione all’utilizzo della mascherina) non possano distorcere significativamente i risultati ottenuti, anzi in alcuni casi potrebbero solo rafforzarli (per esempio se si tenesse conto dell’impatto della campagna vaccinale nel ridurre la contagiosità).
La tabella 1 riporta i valori assoluti osservati nonché, nella due colonne della parte 1(b), i valori assoluti stimati relativi:
a) al valore assoluto di contagiati, ospedalizzati, ricoverati in terapia intensiva e decessi che ci sarebbe stato se tutta la popolazione avesse subito i medesimi tassi di incidenza registrati per i non vaccinati;
b) alla differenza tra tali valori e quelli complessivi osservati.
Verifichiamo agevolmente che nell’ultimo mese osservato – a cavallo tra agosto e settembre – avremmo avuto, qualora nessuno fosse stato vaccinato, 345 mila contagiati anziché 142 mila e, quel che più conta, 42 mila ospedalizzati invece di 10 mila scarsi, 5 mila ricoverati invece di mille, 9 mila morti invece di 1.500.
Rispetto ai dati effettivi, quindi, avremmo registrato 32 mila ospedalizzati, 4 mila ricoverati e quasi 8 mila morti in più. La situazione socio-sanitaria sarebbe estremamente più critica: in particolare il sistema sanitario sarebbe ampiamente sotto stress e sarebbero inevitabili ulteriori misure fortemente restrittive (salvo auspicare comportamenti di governo pseudodarwiniani).
Il controfattuale proposto può essere senz’altro migliorato e complessificato ma la validità del vaccino nel contrastare la pandemia emerge molto netta già dalle semplicissime elaborazioni proposte.
fonte: lavoce.info