Due editoriali usciti su Bmj e Lancet lanciano un allarme rispetto alla distribuzione dei vaccini nel mondo ed un monito affinché le grandi aziende farmaceutiche rinuncino temporaneamente ai diritti di proprietà intellettuale sui vaccini contro covid 19.
Bollyky et al (1) ribadiscono che dovrebbero essere i dati epidemiologici della pandemia a guidare le scelte rispetto alla distribuzione dei vaccini e non ragioni di natura geopolitica.
Le forniture di vaccini stanno passando dalla scarsità all’abbondanza nei paesi ad altro reddito come Canada, l’UE, Stati Uniti e Regno Unito. E’ giunto il momento per i leader di quei paesi di mantenere le loro promesse e inviare i vaccini in eccesso ai numerosi paesi ove le dosi sono scarse.
Massimizzare il potenziale delle donazioni di vaccini in questa pandemia dipende in larga misura anche dalle loro destinazioni. Gli Stati Uniti si sono impegnati a inviare tre quarti della loro prima tranche delle dosi di vaccino donate a COVAX [1]e i funzionari dell’UE hanno promesso che “molte” delle loro dosi in eccesso andranno anch’esse a COVAX.
Alcuni, tuttavia, hanno criticato le posizioni di COVAX che ha adottato la politica di permettere a tutti i paesi che vi aderiscono di vaccinare almeno il 20% della popolazione.
I promotori di COVAX sostengono che l’impegno per garantire questa copertura ha senso, data l’incertezza su una possibile recrudescenza di Covid 19 o l’emergere di nuove varianti.
I paesi che non hanno aderito a Covax (2) non hanno agito meglio, invece di rispondere sulla base della necessità hanno usato le loro donazioni come mezzo per consolidare sfere di influenza politica. Tutti, eccetto due dei paesi a cui la Cina ha promesso vaccini COVID-19, partecipano alla China’s Belte e alla Road Initiative. L’India ha inviato consistenti dosi del suo vaccino a molti dei paesi già aiutati dalla Cina contendendosi l’influenza nella regione Asia-Pacifico.
La Russia ha generalmente donato dosi di vaccino alle nazioni che hanno acquistato il vaccino Sputnik V. Le donazioni del vaccino contro COVID-19 sono state promesse agli atleti che dovrebbero partecipare alle Olimpiadi estive di Tokyo del 2021 piuttosto che a nazioni come Perù, Sud Africa e Ucraina, dove i casi di COVID-19 sono in aumento.
Senza una metrica convincente di dove si potranno ottenere i maggiori benefici per la salute pubblica con le donazioni del vaccino, i responsabili politici del G7 rischiano di inviare dosi di vaccino a COVAX e le rimanenti agli alleati, partner economici e paesi in cui hanno interessi strategici.
Sia se donate tramite Covax che in altri modi, le dosi di vaccino dovrebbero servire a ridurre le morti premature. Sebbene sia impossibile sapere con certezza dove si avranno i picchi futuri di mortalità per Covid, è possibile prevedere quali saranno le aree con maggior necessità di vaccini.
Nella figura si possono vedere le zone a maggior rischio elaborate secondo le stime del modello SEIR (Susceptible–Exposed–Infectious–Recovered)
Sulla base delle stime in figura, le aree più bisognose, tenendo conto dei dati disponibili su vaccini garantiti e le probabili varianti SARS-CoV-2, sono in America Latina, Europa centrale e orientale, Asia centrale e Sud Africa, regioni che, fino ad oggi, hanno ricevuto il minor numero di donazioni di vaccini COVID-19.
In America Latina, i paesi ove si prevedono tassi di mortalità maggiore per COVID-19 nei prossimi 3 mesi, ma che hanno ricevuto poche o nessuna donazione di vaccini includono Bolivia, Colombia, Perù e Uruguay. La crisi da COVID-19 è probabile investa anche tutta l’Asia centrale, ma solo due paesi in quella regione (Kirghizistan e Uzbekistan) hanno ricevuto donazioni di vaccini. Al contrario, la maggior parte dei paesi della regione Asia-Pacifico ove si prevede che i tassi di mortalità per COVID-19 siano inferiori hanno ricevuto quasi il 60% di tutte le donazioni di vaccini finora. Stati Uniti, India, Giappone e Australia si sono impegnati a fornire ancora più vaccini nella regione Asia-Pacifico, promettendo di produrre e diffondere 1 miliardo di dosi di vaccino alle nazioni della regione entro la fine del 2022.
Il 17 maggio 2021, Biden ha promesso di non utilizzare le dosi donate “per assicurarsi favori da altri paesi” ma per garantire che tali forniture siano “consegnate in un modo che sia equo e segua la scienza e i dati per la salute pubblica”.
Questo è un impegno che gli USA dovrebbero mantenere e altre nazioni del G7 adottare, programmando le future donazioni di vaccini COVID-19 su basi epidemiologiche non geopolitiche.
Krishtel e Malpani (3) nel loro editoriale pubblicato su Bmj esprimono la loro preoccupazione sulle iniquità che potrebbero esacerbarsi se le aziende farmaceutiche non rinunceranno ai diritti di proprietà intellettuale sui vaccini.
Gli Stati Uniti hanno colto di sorpresa il mondo il 5 Maggio 2021 quando hanno annunciato la loro intenzione di sostenere una proposta dell’Organizzazione mondiale del commercio di rinunciare temporaneamente ai diritti di proprietà intellettuale sui vaccini contro covid19. La rinuncia ai diritti di proprietà intellettuale è essenziale per affrontare le gravi disuguaglianze nella distribuzione globale di vaccini covid-19. Alla fine di aprile erano state somministrate oltre 1,3 miliardi di dosi in tutto il mondo, ma solo lo 0,2% dei vaccini era stato dato in paesi a basso reddito. A più di un anno dall’inizio della pandemia, la situazione globale resta problematica, soprattutto per paesi come India e Brasile dove il numero di morti è ancora elevato. Gli esperti temono una seconda ondata devastante in tutta l’Asia e Africa. L’azione volontaria non ha funzionato, nonostante la tempestiva condivisione delle dosi con paesi a reddito basso e medio o la condivisione della conoscenza attraverso l’ Organizzazione mondiale della sanità. È tempo di regole obbligatorie e impegni legali che possono aiutare a porre fine alla pandemia.
La proposta di rinuncia alla proprietà intellettuale è sensata considerando l’elevato contributo pubblico dato alle aziende farmaceutiche. Si stima che tali aziende abbiano beneficiato di un finanziamento pubblico di circa 93 miliardi di euro (80 miliardi di sterline; 110 miliardi di dollari). Il vaccino Moderna è stato finanziato quasi esclusivamente dal governo degli Stati Uniti.
Una rinuncia alla proprietà intellettuale negoziata con successo dovrebbe garantire che i produttori non possano bloccare la produzione o l’accesso a materie prime e prodotti finiti per produrre farmaci e vaccini per covid-19 in tutto il mondo. Tale rinuncia impedirebbe alla aziende di applicare tariffe insostenibili dettate dalla mancanza di concorrenza.
La mancanza di concorrenza nel mercato dei vaccini ha una lunga storia. In precedenza, le due società con il duopolio per il papillomavirus umano (HPV) detenevano brevetti che impedivano la concorrenza. Secondo una stima, i paesi a basso reddito pagavano fino a 10 volte il costo di produzione stimato per questi vaccini, come conseguenza milioni di ragazze in tutto il mondo non possono accedere a questa misura protettiva contro il cancro cervicale.
Caratteristiche principali
Una rinuncia negoziata con successo dovrebbe rispettare quattro criteri importanti. L’obiettivo principale dovrebbe essere quello di salvare quante più vite possibili. L’amministrazione Biden vuole che la deroga si concentri sui vaccini, ma questo vincolo dovrebbe essere rimosso. L’originale proposta si applica a tutte le tecnologie mediche correlate al covid-19, inclusi diagnostica, farmaci e ventilatori. Molte persone rischiano di ammalarsi anche se i tassi di vaccinazione migliorano in tutto il mondo. In secondo luogo i negoziati dovrebbero essere conclusi rapidamente. Dopodiché la rinuncia dovrebbe essere diretta, non ambigua, per una durata ragionevole e limitare la possibilità da parte dei produttori di presentare ricorsi legali che impediscono l’accesso.
Infine, i testi degli accordi dovrebbero essere pienamente divulgati, con negoziati trasparenti per garantire a tutti i paesi di trattare alla pari. In passato, nazioni potenti hanno usato la loro leva per ottenere concessioni da paesi meno potenti a porte chiuse. Chi si oppone a tale rinuncia si chiede se i produttori nei paesi a basso reddito hanno le capacità necessarie. Rispetto a questa preoccupazione gli autori ricordano quando, nel 1997, il produttore indiano Shantha Biotechnics ha lanciato un vaccino contro l’epatite B che ha ridotto il costo di una dose da $ 23 a solo $ 1, permettendo l’immunizzazione di milioni di persone in tutto il mondo. Il vaccino era già disponibile dalla metà degli anni ’80, quando Merck e GSK dominavano il mercato dei vaccini complessi ricombinanti contro l’epatite B.
Nuovi vaccini mRNA sono in fase di sviluppo in India e in Cina e diverse aziende in paesi a reddito medio stanno già fabbricando vaccini covid-19. L’OMS sta predisponendo un hub di trasferimento tecnologico per supportare la produzione locale dei vaccini mRNA.
I due autori concludono affermando che, entrando in una nuova era di pandemie globali, occorre ripensare radicalmente il sistema globale di proprietà intellettuale. La capacità di rispondere rapidamente alle crisi mondiali non può essere lasciata ad una manciata di aziende private concentrate in pochi paesi ricchi. C’è bisogno di una risposta globale cooperativa a questa e a future emergenze per la salute pubblica.
Bibliografia
- Bollyky TJ, Murray CJL, Reiner RC Jr. Epidemiology, not geopolitics, should guide COVID-19 vaccine donations. Lancet. 2021 Jun 8:S0140-6736(21)01323-4.
- World Health Organization, COVAX, https://www.who.int/initiatives/act-accelerator/covax
- Krishtel P, Malpani R. Suspend intellectual property rights for covid-19 vaccines. BMJ. 2021 May 28;373:n1344.
[1] Covax è un’organizzazione il cui scopo è quello di accelerare lo sviluppo e la produzione di vaccini Covid 19 e di garantirne un accesso equo e giusto da parte di tutti i paesi del mondo.
Sintesi a cura di Luisella Gilardi, DoRS – Centro di Documentazione per la Promozione della Salute – luisella.gilardi@dors.it
fonte: Disuguaglianze di Salute
vedi anche: l’Appello ICE “No profit on pandemic”