Sì, è vero, la frequenza di contagi sta ancora diminuendo ma la frenata di questa discesa non può non preoccupare. Fare monitoraggio non significa registrare in modo “notarile” gli eventi … deve invece essere lo sforzo di cogliere dei segnali che permettano di ipotizzare l’evoluzione futura della situazione. Allarmismo è dare degli allarmi senza averne ragione, precauzione è invece cogliere un possibile pericolo con un livello elevato di probabilità che esso accada.
Ieri, domenica 4 luglio, i contagi segnalati sul sito della Protezione Civile sono strati 808 e la somma della settimana è stata di 5.260 inferiore alla somma dei casi della settimana precedente che era di 5.581, cioè il 94,2% che è il valore dell’indice RDt di replicazione diagnostica che indica l’accelerazione (o la decelerazione) dell’andamento dell’epidemia.
Se però guardiamo i valori delle Regioni vediamo che ben 9 Regioni su 21 hanno un RDt maggiore di 1 il che significa che i loro casi stanno aumentando. Naturalmente dovremmo anche valutare il possibile errore stocastico e probabilmente non definiremmo “significativo” l’aumento in tutte queste Regioni ma riteniamo opportuno, ai fini del monitoraggio, limitarci a dare il valore osservato che deve essere valutato solo in chiave precauzionale.
Ritornando al valore dell’intero paese Italia, vediamo che il valore dell’RDt non è salito episodicamente ieri ma ormai cresce inesorabilmente da vari giorni. Sappiamo che l’RDt alla decrescita asintotica dell’incidenza tende al valore 1 e magari gli “saltella” attorno, ma siamo ancora lontani da questa situazione dato che le frequenze settimanali contano ancora più di cinquemila nuovi casi positivi.
Il valore minimo era stato raggiunto il 19 giugno con 0,63 e poi, ahimè, è cresciuto in modo sempre più rapido ed ormai è pericolosamente vicino alla soglia dell’1 quella in cui segnala che i casi stanno aumentando. Questo andamento purtroppo evidenzia che la diminuzione della decrescita non è un fatto episodico ma lo si sta ormai osservando da due settimane.
È utile anche confrontare i singoli dati giornalieri con il modello di ciclotrend costruito sulle settimane precedenti.
Si vede con chiarezza come nell’ultima settimana il quadro sia cambiato anche guardando i residui rappresentati dalla linea verde che sono la differenza tra i dati osservati e i dati previsti dal modello di ciclotrend. Ieri 4 luglio i dati osservati erano quasi il doppio dei dati previsti.
Che concludere? nulla di definitivo ma sicuramente che occorre molta attenzione perché l’andamento non è rassicurante. E non diamo tutta la colpa alle varianti: può essere che loro ci stiano mettendo lo zampino ma chiediamoci anche se le precauzioni di contenimento dei contagi non siano state, come ahimè già in passato, tutte o quasi, tolte con eccessiva fretta. E’ vero che la popolazione “non ne può più”, è vero che l’economia ha bisogno assolutamente di riprendere, ma che facciamo se parte una nuova ondata? L’unica speranza è che i nuovi casi, magari in soggetti già parzialmente vaccinati, siano meno gravi ma anche questo non sembra verificarsi!
Considerando gli ingressi in terapia intensiva è vero che questi siano di molto diminuiti durante il mese di giugno ma ciò è dovuto alla diminuzione di contagi in quanto la proporzione è rimasta costante, seppur è vero nei primi giorni di luglio sembra diminuire. Se osserviamo poi la letalità appare addirittura in questi giorni in aumento pur togliendo dalle frequenze i decessi dichiarati provenienti da calcoli che correggono le frequenze passate. Questo aumento del nostro calcolo potrebbe però anche essere dovuto ad un aumento della latenza tra data di notifica della positività e data di decesso.
Non ci sembra quindi esagerato o terrorizzante chiedere al Governo ed alle Regioni di aumentare gli sforzi sia nella campagna vaccinale sia nelle attività di contact tracing ma anche di valutare se non ritengano che le aperture per lo più generalizzate siano state eccessive. Speriamo di non dover magari festeggiare i successi della nazionale di calcio lamentando però il carico epidemico che le partite hanno prodotto. E soprattutto non enfatizziamo solo che tutto sta diminuendo perché se ancora, per fortuna, leggiamo nelle differenze giornaliere un segno “meno“, nelle analisi dei trend constatiamo un segno “per“. Speriamo che le nostre preoccupazioni siano eccessive ma siamo convinti che debbano portare comunque a una maggiore cautela da parte delle istituzioni e della popolazione e giustifichino l’opportunità della diffusione delle nostre analisi.
fonte: Epidemiologia&Prevenzione -MADE
vedi anche: IL CONTRIBUTO DELL’AIE PER LA GESTIONE DELLA ATTUALE FASE EPIDEMICA