L’88,8% dei parti nel 2019 è avvenuto negli Istituti di cura pubblici, l’età media delle madri italiane è di 33 anni, superiore a 31 anni al primo figlio. Questi alcuni dei dati rilevati dal Rapporto CeDAP.
Il Rapporto annuale sull’evento nascita in Italia, a cura dell’Ufficio di Statistica del Ministero, illustra le analisi dei dati rilevati per l’anno 2019 dal flusso informativo del Certificato di Assistenza al Parto (CeDAP).
La rilevazione – istituita dal Decreto del Ministro della sanità 16 luglio 2001, n.349 Regolamento recante “Modificazioni al certificato di assistenza al parto, per la rilevazione dei dati di sanità pubblica e statistici di base relativi agli eventi di nascita, alla natimortalità ed ai nati affetti da malformazioni” – costituisce a livello nazionale la più ricca fonte di informazioni sanitarie, epidemiologiche e socio-demografiche relative all’evento nascita, rappresentando uno strumento essenziale per la programmazione sanitaria nazionale e regionale.
La qualità dei dati
La rilevazione 2019, con un totale di 386 punti nascita, presenta un elevato livello di completezza. La qualità dei dati risulta buona per gran parte delle variabili, in termini sia di correttezza sia di completezza.
Le caratteristiche delle madri, italiane e straniere
L’88,8% dei parti è avvenuto negli Istituti di cura pubblici ed equiparati, l’11,0% nelle case di cura e solo lo 0,1% altrove (altra struttura di assistenza, domicilio, etc.).
Nel 2019, circa il 21% dei parti è relativo a madri di cittadinanza non italiana. Tale fenomeno è più diffuso nelle aree del Paese con maggiore presenza straniera. Le aree geografiche di provenienza più rappresentate, sono quella dell’Africa (27,6%) e dell’Unione Europea (22,1%). Le madri di origine Asiatica e Sud Americana costituiscono rispettivamente il 20,2% ed il 7,8% delle madri straniere.
L’età media della madre è di 33 anni per le italiane mentre scende a 30,7 anni per le cittadine straniere. L’età media al primo figlio è per le donne italiane, quasi in tutte le Regioni, superiore a 31 anni, con variazioni sensibili tra le regioni del Nord e quelle del Sud. Le donne straniere partoriscono il primo figlio in media a 28,7 anni.
Delle donne che hanno partorito nell’anno 2019 il 42,9% ha una scolarità medio alta, il 25,9% medio bassa ed il 31,2% ha conseguito la laurea. Fra le straniere prevale invece una scolarità medio bassa (43,8%).
L’analisi della condizione professionale evidenzia che il 55,0% delle madri ha un’occupazione lavorativa, il 28,6% sono casalinghe e il 14,2% sono disoccupate o in cerca di prima occupazione. La condizione professionale delle straniere che hanno partorito nel 2019 è per il 52,7% quella di casalinga a fronte del 62,3% delle donne italiane che hanno invece un’occupazione lavorativa.
Le gravidanze
Nell’89,4% delle gravidanze il numero di visite ostetriche effettuate è superiore a 4 mentre nel 71,0% delle gravidanze si effettuano più di 3 ecografie. La percentuale di donne italiane che effettuano la prima visita oltre il primo trimestre di gravidanza è pari al 2,2% mentre tale percentuale sale all’11,0% per le donne straniere.
Nell’ambito delle tecniche diagnostiche prenatali invasive sono state effettuate in media 3,9 amniocentesi ogni 100 parti. A livello nazionale alle madri con più di 40 anni il prelievo del liquido amniotico è stato effettuato nel 12,02% dei casi denotando un trend decrescente nell’ultimo triennio.
Il parto
La donna ha accanto a sé al momento del parto (esclusi i cesarei) nel 92,9% dei casi il padre del bambino, nel 5,7% un familiare e nell’1,3% un’altra persona di fiducia. La presenza di una persona di fiducia piuttosto che di un’altra risulta essere influenzata dall’area geografica.
Si conferma il ricorso eccessivo all’espletamento del parto per via chirurgica. In media, nel 2019 il 31,8% dei parti è avvenuto con taglio cesareo, con notevoli differenze regionali. I dati denotano comunque una tendenza alla diminuzione in linea con le indicazioni delle “Linee di indirizzo per la promozione e il miglioramento della qualità, della sicurezza e dell’appropriatezza degli interventi assistenziali nel percorso nascita e per la riduzione del taglio cesareo”.
I dati sui neonati
Lo 0,9% dei nati ha un peso inferiore a 1.500 grammi, il 6,2% ha un peso compreso tra 1500 e 2499 grammi, l’87,6% ha un peso tra 2500 e 3999 e il 5,2% supera i 4000 grammi di peso alla nascita.
Nei test di valutazione della vitalità del neonato tramite indice di Apgar, il 98,6% dei nati ha riportato un punteggio a 5 minuti dalla nascita compreso tra 7 e 10.
Sono stati rilevati 1.095 nati morti corrispondenti ad un tasso di natimortalità, pari a 2,60 nati morti ogni 1.000 nati, e registrati 5.290 casi di malformazioni diagnostiche alla nascita.
I numeri della PMA
Il ricorso ad una tecnica di procreazione medicalmente assistita (PMA) risulta effettuato in media 3,06 gravidanze ogni 100. La tecnica più utilizzata è stata la fecondazione in vitro con successivo trasferimento di embrioni nell’utero (FIVET), seguita dal metodo di fecondazione in vitro tramite iniezione di spermatozoo in citoplasma (ICSI).
Il Rapporto CeDAP per la programmazione sanitaria
Il Rapporto nazionale CeDAP evidenzia che la disponibilità di dati attendibili e accurati risulta essenziale per supportare le politiche di sanità pubblica. Si auspica che le informazioni presentate nel Rapporto possano costituire sempre più un prezioso strumento conoscitivo per i diversi soggetti istituzionali responsabili della definizione ed attuazione delle politiche sanitarie del settore materno-infantile, per gli operatori e per i cittadini utenti del Servizio Sanitario Nazionale.
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