L’ultimo libro di Franco Rotelli ripercorre la rivoluzione che ha segnato la storia della psichiatria in Italia. Una riforma che va tutelata
Come ormai di frequente mi accade, la Collana 180 – Archivio critico della Salute mentale di Edizioni Alphabeta Verlag (Merano) mi informa sulle uscite. Di recente ha pubblicato ‘Quale psichiatria? Taccuino e lezioni’, una raccolta di saggi di Franco Rotelli che coprono un arco di quasi quarant’anni. Un libro questo che ho letto senza conoscerne prima i saggi che lo compongono e che sono, sia quelli più lontani nel tempo, sia quelli più vicini, testi di una straordinaria attualità. Ripropongono negli accostamenti più complessi e rivoluzionari, uno splendido affresco di quella che è stata la psichiatria di Franco Basaglia, e che Franco Rotelli ha aggiornato senza fine con le testimonianze teoriche e con le realizzazioni pratiche di una psichiatria che ha continuato a vivere dei grandi ideali.
I lavori raccolti in questo libro, denotano la capacità di scrittura di Franco Rotelli, le sue doti teoriche e pratiche che gli consentono di confrontarsi con temi che sono stati quelli di Basaglia, ma che egli ha continuato, rinnovandone le sorgenti culturali e calandole in un linguaggio e in contesti emozionali diversi da quelli di Basaglia, continuamente citato nel corso dei suoi lavori. La cultura di Rotelli si allarga, direi, ad autori, che non facevano parte spontanea e immediata del pensiero di Franco Basaglia. I testi raccolti ripropongono i grandi temi della psichiatria che ha cambiato il mondo, e che da Gorizia e da Trieste si è diffusa come testimonianza di una genialità, quella di Franco Basaglia, imprevedibile in un mondo, come quello della psichiatria italiana, che è sempre stato sbranato dalle concezioni biologiche più gelide.
Leggere questo libro significa ripensare ad una storia che Franco Rotelli ha vissuto in prima persona, e anche ai rischi che ancora oggi incombono sullo straordinario disegno strategico di una salute mentale comunitaria e territoriale. La pratica territoriale ha consentito, ed è stata la sola disciplina medica a farlo, di confrontarsi con la pandemia in modelli di cura territoriali e non solo ospedalieri. Se ci fossero stati ancora i grandi manicomi italiani di Milano, Torino, Genova, Napoli e Roma con migliaia di pazienti gli uni vicini agli altri, immaginiamo quali terribili conseguenze ne sarebbero sgorgate. Non riesco a immaginare come si possa pensare a modificare la più straordinaria riforma psichiatrica che esista al mondo, quella italiana, che ha cancellato l’orrore di quello che erano, non tutti, i manicomi italiani.
Questo libro ha comunque il grande merito di guardare ai problemi della psichiatria con lo sguardo, che è stato quello di Franco Basaglia, alla realtà della follia, ma con un diverso linguaggio. Le parole sono creature viventi, cambiano le parole, quelle di Franco Rotelli non sono quelle di Franco Basaglia, ma non cambiano gli orizzonti ideali e i modelli di interpretazione della sofferenza psichica, e della follia che non può se non essere considerata come una possibilità umana che ha bisogno di cure che non siano solo quelle farmacologiche ma quelle psicoterapeutiche intese come ascolto, come dialogo, come rispetto di quella che è la grande sofferenza umana che fa parte della follia.
Rotelli ha anche conoscenze economiche: è stato Direttore generale di un’Azienda Sanitaria come quella di Trieste e di Caserta, e ha avuto anche impegni politici, essendo stato Presidente della Commissione Sanità e Politiche Sociali del Consiglio Regionale del Friuli Venezia Giulia, integrando, direi, aspetti che non facevano parte della cultura di Basaglia, né tantomeno della mia, ma che gli consentono programmazioni anche politiche della cura. Vorrei che questo libro, di una grande moralità, e di una grande luce interiore, venisse letto e studiato, non solo da psichiatre e da psichiatri, da psicologhe e da psicologi, da infermiere e da infermieri, ma anche da giovani delle scuole secondarie che possano riflettere sul sogno, che è la realtà, di una psichiatria che ha bisogno di una cura che si svolga con umanità e gentilezza, con sensibilità sociale e con coraggio, e anche con delicatezza.
fonte: Repubblica Salute