Non c’è salute senza salute mentale e non c’è buona salute mentale e benessere senza adottare un approccio basato sui diritti umani.”
Eppure “la salute mentale è stata trascurata per troppo tempo”.
È un problema che “ci riguarda tutti, ed è urgente agire in modo più incisivo”
“Abbiamo bisogno di maggiori investimenti nei servizi e non dobbiamo permettere allo stigma di allontanare le persone dall’assistenza di cui hanno bisogno.
Così il Segretario Generale dell’ONU, António Guterres, in occasione dell’ultima giornata Mondiale della Salute Mentale.
Bastano queste semplici affermazioni per spiegare le ragioni della seconda Conferenza Nazionale promossa dal Ministero della Salute per la Salute Mentale che si svolgerà, venerdì 25 e sabato 26 giugno, in streaming.
Le parole di A. Guterres valgono infatti anche per il nostro Paese. La Conferenza 2021 giunge a vent’anni di distanza dalla prima (del gennaio 2001) e viene realizzata a conclusione di un percorso di approfondimento sviluppatosi all’interno del Tavolo Tecnico istituito presso il Ministero della Salute (che vede la partecipazione di ben 30 esperti a vario titolo impegnati nel settore) e attraverso una serie di seminari tematici. Le criticità affrontate in tali sedi saranno oggetto di confronto nel corso della Conferenza Nazionale.
L’Italia – considerata dall’OMS punto di riferimento per la deistituzionalizzazione, la chiusura dei manicomi e l’attivazione di una rete di servizi territoriali – presenta ancora troppe criticità e le persone con disturbi mentali continuano a ricevere risposte inadeguate (sono circa 850 mila le persone seguite dai DSM, ma l’Istat stima in oltre 3 milioni gli adulti che necessitano di presa in carico). Negli ultimi 20 anni, poca attenzione è stata dedicata alla sofferenza delle persone con problemi di salute mentale, ma le parole chiave indicate per la nuova sanità post pandemica (comunità, territorio, domiciliarità) fanno sperare in un significativo rinnovamento della cultura e dell’offerta assistenziale, a beneficio delle persone con esperienza di sofferenza mentale e degli operatori dei servizi.
D’altro canto, le evidenze scientifiche e le esperienze concrete (in varie parti del nostro Paese) dimostrano che è possibile organizzare i servizi in modo da assicurare risposte inclusive e partecipate, rispettose dei diritti e capaci di prendersi veramente cura di chi vive condizioni di emarginazione e sofferenza. Purtroppo, tuttavia, le esperienze concrete e virtuose sono ancora poche, poco valorizzate e risentono inevitabilmente delle difficoltà comuni a tutto il Ssn.
La Conferenza Nazionale intende affrontare tali criticità a partire, fra l’altro, da quanto emerso nel Tavolo Tecnico circa l’attuazione del Piano di Azioni Nazionale per la Salute mentale(approvato in Conferenza Unificata il 24 gennaio 2013): dopo oltre 8 anni dalla sua approvazione solo il 49.5% degli obiettivi prioritari indicati dal Piano sono stati oggetto di un qualche provvedimento a livello regionale (di recepimento o attuazione) e ben 8 regioni hanno trascurato più di 6 degli 11 obiettivi condivisi.
Le criticità che emergono riguardano le ampie diseguaglianze (fra regioni e all’interno delle regioni); l’insufficiente sviluppo dell’assistenza territoriale, nei luoghi di vita delle persone, e la centralità dell’assistenza ospedaliera o nelle residenze psichiatriche; le inadeguatezze nell’organizzazione dei servizi, in particolare dopo i numerosi accorpamenti dei DSM; la scarsa attenzione alle nuove forme di disagio, soprattutto fra gli adolescenti e i giovani adulti,
Non possiamo peraltro dimenticare che i DSM hanno subito nel corso degli anni un progressivo depauperamento di risorse economiche e professionali, e che l’emergenza da COVID-19 ha amplificato le difficoltà ed ha ulteriormente dilatato l’area del disagio, per gli effetti diretti (minaccia alla salute, lutti, restrizione delle relazioni sociali) e indiretti (crisi economica e sociale) della pandemia.
Per questo, la Conferenza intende testimoniare la volontà del Ministero di impegnarsi, in coerenza con quanto previsto dal Piano di Azioni Nazionale per la Salute mentale, per privilegiare la metodologia di “partire dal basso”, valorizzando le buone pratiche esistenti a livello locale, oltre che regionale e assumere come cornice di riferimento la “psichiatria e neuropsichiatria infantile di comunità”, promuovendo e rilanciando il lavoro nel territorio.
La Conferenza sarà anche l’occasione per ribadire la responsabilità pubblica delle politiche per la Salute Mentale, per garantire in modo uniforme sul territorio nazionale il diritto alla cura e all’inclusione sociale.
Il rilancio etico e culturale dei servizi rivolti alle persone con esperienza di sofferenza mentaleèfondamentale – in particolare in questa difficile fase pandemica – per la salute di tutta la popolazione e per garantire una ripresa delle attività sulla base di un sistema di assistenza rispettoso della dignità e dei diritti delle persone. Allo stesso modo è fondamentale il potenziamento e la qualificazione dei servizi, perché la salute mentale è parte essenziale per la ripresa e la resilienza del nostro Paese.