L’Unione europea vanta un impegno di lunga data sulla parità di genere, eppure è stato fatto troppo poco per integrare la dimensione di genere e promuovere la parità tra uomini e donne nell’elaborazione delle politiche e nei bilanci europei. A dirlo è la Corte dei conti europea, in una relazione speciale dedicata a valutare lo stato del gender budgeting nelle politiche dell’Unione.
La parità di genere è uno dei valori fondamentali sanciti nei trattati dell’Unione europea. Nell’indice sull’uguaglianza di genere dell’Unione europea del 2020 elaborato dall’Istituto europeo per l’uguaglianza di genere (Eige), gli stati membri hanno ottenuto in media 67,9 punti su 100. La situazione varia però sensibilmente da un paese all’altro.
“L’idea alla base dell’integrazione della dimensione di genere è semplice” dice la corte “è necessario tener conto della parità tra uomo e donna in tutte le fasi e in tutti i settori dell’elaborazione e dell’attuazione delle politiche”. Non basta finanziare iniziative a favore della parità di genere, continua la corte, ma c’è bisogno di comprendere l’impatto che le decisioni strategiche e di bilancio hanno sugli obiettivi in materia di parità di genere e di utilizzare questi dati per cambiare le spese e le entrate pubbliche con l’obiettivo sempre fermo di ridurre le disuguaglianze.
“Gli impegni sono stati presi” ha dichiarato Eva Lindström, che ha curato la relazione della Corte dei conti europea. “Ma i progressi verso il raggiungimento della parità di genere restano troppo lenti. E sappiamo che gli effetti della pandemia non sono stati neutri sotto questo profilo. È il momento che la Commissione agisca e inizi a inserire la dimensione di genere nella formazione del bilancio per il ciclo 2021-2027 e per lo strumento Next Generation EU”.
Secondo quanto rilevato dalla corte, a partire dal 2014, la Commissione europea ha prestato scarsa attenzione all’analisi di genere delle politiche e dei programmi dell’Ue e ha fatto un uso limitato di dati disaggregati per genere e di indicatori relativi al genere. Per fare un esempio, nel periodo 2014-2020, solo quattro programmi di spesa su 58 includevano esplicitamente fra i propri obiettivi la promozione della parità di genere e solo cinque programmi di spesa disponevano di indicatori relativi al genere.
La corte fa sapere che una somma importante di finanziamenti sarà spesa nell’ambito del “Next Generation EU” e del nuovo quadro finanziario pluriennale (QFP) 2021-2027 e per questo ha formulato una serie di raccomandazioni specifiche per aiutare l’Unione europea a tener fede agli impegni presi.
“I piani nazionali di ripresa e resilienza dovranno spiegare in che modo le misure proposte dovrebbero contribuire alla parità di genere” specifica la relazione. Anche se “data la mancanza di indicatori comuni, sarà difficile monitorare e dare seguito ai risultati conseguiti, anche riguardo alla parità di genere”.
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fonte: ingenere