All’inizio di giugno, Il Comitato di Bioetica del Consiglio d’Europa voterà una bozza di protocollo aggiuntivo alla Convenzione di Oviedo in tema di trattamento involontario (involuntary treatment) e di internamento involontario (involuntary placement) delle persone con disabilità mentale. Questo testo ha suscitato l’opposizione delle associazioni a favore dei diritti delle persone disabili, tanto che lo European Disability Forum– EDF ha lanciato la campagna Withdraw Oviedo, per il ritiro della bozza.
La Convenzione di Oviedo sui Diritti Umani e la Biomedicina, adottata nel 1997 dal Consiglio d’Europa, stabilisce una serie di principi e divieti di rilevanza bioetica. Nonostante la sua importanza, molte delle disposizioni sono obsolete alla luce della Convenzione delle Nazioni Unite sui Diritti delle Persone con Disabilità (CRPD) adottata nel 2007 dalle Nazioni Unite. Come l’articolo 6 della Convenzione di Oviedo, che mantiene l’incapacità al consenso fondata sulla disabilità, e l’articolo 7, che autorizza il trattamento involontario contro le persone con disabilità psicosociali.
Il testo e lo spirito della bozza di protocollo aggiuntivo alla Convenzione di Oviedo, oltre a violare la Convenzione delle Nazioni Unite sui Diritti delle Persone con Disabilità (ratificata da 46 dei 47 Stati membri del Consiglio d’Europa, incluso l’Italia), contrasta con la legge 180/1978. Questa legge, ribadendo il principio generale della volontarietà del trattamento, stabilisce un’unica procedura, sottoposta a chiari limiti, anche temporali, per l’esecuzione di trattamenti involontari (TSO), con precise garanzie per il paziente psichiatrico. Al contrario, il testo del protocollo aggiuntivo reintroduce l’internamento, come in era manicomiale. Inoltre, rilancia l’idea della pericolosità sociale del paziente psichiatrico (che infatti sarà internato con provvedimento giudiziario), e non pone alcun limite temporale al trattamento e all’internamento involontari. In più, legittima e perciò rilancia la contenzione.
Oltre all’opposizione del European Disability Forum e di un ampio arco di ONG che si occupano di salute mentale, si registra il parere negativo di organismi istituzionali a tutela dei diritti umani, a iniziare da quelli delle Nazioni Unite: come il Comitato per i diritti delle persone con disabilità, il Relatore Speciale sui Diritti delle Persone con Disabilità, il Relatore Speciale sul diritto alla salute, il Gruppo di Lavoro sulla detenzione arbitraria. Anche il Commissario per i Diritti Umani e l’Assemblea Parlamentare del Consiglio d’Europa si sono espressi in maniera contraria.
Nel giugno 2019, l’Assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa ha adottato all’unanimità una risoluzione su come porre fine alla coercizione nell’ambito della salute mentale, invitando gli Stati membri ad avviare immediatamente la transizione verso l’abolizione delle pratiche coercitive nelle strutture di salute mentale. Inoltre, nella sua raccomandazione 2158 (2019), l’Assemblea ha invitato il Comitato dei Ministri a dirottare gli sforzi dalla redazione del protocollo aggiuntivo alla stesura di linee guida per eliminare la coercizione nella salute mentale. Un’iniziativa simile è stata intrapresa dalla Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) con la sua Quality Rights Initiative e la prossima stesura di una guida alle buone pratiche nei servizi di salute mentale di comunità per promuovere i diritti umani e la cura.
Anche le ONG italiane sono mobilitate nella campagna Withdraw Oviedo e, in occasione del voto previsto in sede di DH-BIO, chiedono al governo italiano di opporsi all’adozione della bozza di protocollo alla Convenzione di Oviedo, rilanciando le indicazioni alternative dell’assemblea parlamentare. L’Italia, che possiede una delle legislazioni più avanzate a sostegno dei diritti nel campo della salute mentale, non deve avallare un passo indietro a livello europeo.
fonte: FUORILUOGO