Responsabilità e mobilitazione per la sicurezza nel lavoro. di Rossana Dettori

In occasione dell’assemblea nazionale  CGIL, CISL, UIL con i Rappresentati dei Lavoratori per la Sicurezza (12.6.2021) Roberta Lisi intervista Rossana Dettori segretaria confederale della CGIL nazionale.

Sono diminuite le ore lavorate, la gente è in smart working eppure sono aumentati gli incidenti e i morti sul lavoro. Perché?

Sono sempre stati molti, troppi gli incidenti e i morti sul lavoro. Lo scorso anno si è verificato una diminuzione dovuta al lockdown: la ripresa sta dimostrando che la prima cosa che salta sono le prescrizioni e i vincoli sulla sicurezza. La cosa è ancora più evidente perché sono diminuiti e restano bassi gli incidenti in itinere, e molti lavoratori e lavoratrici sono ancora in smart working, quindi ad aumentare e di molto sono gli incidenti nei luoghi di lavoro. Probabilmente da un lato aumenta la pressione sul produrre per cercare di recuperare le perdite, dall’altro diminuisce l’attenzione sulla salute e sulla sicurezza. Per quanto ci riguarda, lo ribadiamo per l’ennesima volta, è davvero inaccettabile.

Disattenzione o in alcuni casi si considera che l’abbassamento della sicurezza sia un “costo da pagare” alla ripresa in tempi rapidi?

Sono convinta che su salute e sicurezza le parti datoriali, ma anche la politica, non abbiano mai messo realmente al centro il valore della vita umana. Quindi se bisogna risparmiare, sia nel lavoro normale che ancor di più in tutto ciò che ruota attorno agli appalti, quella diventa una voce comprimibile.

Il 12 maggio ci sarà un’iniziativa unitaria di Cgil Cisl e Uil con i rappresentanti alla sicurezza nei luoghi di lavoro (sarà possibile seguirla sulle pagine social della Cgil e su Collettiva.it). Perché?

Perché è indispensabile rimettere al centro il tema salute e sicurezza, ma sul serio non con le dichiarazioni dopo ciascun incidente. Ribadiremo che per noi in ogni luogo di lavoro, nessuno escluso, bisogna investire in prevenzione salute e sicurezza. Poi chiederemo che le risorse del Pnrr, ma anche quelle nazionali, vengano condizionate al rispetto delle norme sulla sicurezza, in somma potranno andare solo a quelle aziende che avranno un “bollino verde” sulla sicurezza dei lavoratori e delle lavoratrici perché il rischio vero è che con i grandi lavori che si apriranno per il rilancio del Paese, se non poniamo vincoli rigidi, gli incidenti sul lavoro aumenteranno ulteriormente. Dobbiamo ricordare che non sono aumentati solo i morti, ma anche gli infortuni che oltre a essere un dramma per chi ne rimane vittima e magari anche disabile, sono un costo enorme per la collettività. Mercoldì chiederemo al governo che in ogni luogo di lavoro, senza vincoli sul numero dei dipendenti, devono esserci i rappresentati per la sicurezza. Occorre investire su queste figure, sia dal punto di vista della formazione che sulla disponibilità delle ore di permesso da dedicare alle verifiche. Forse è arrivato il momento di pensare ad una legge che istituisca queste figure anche nelle aziende più piccol.e.

C’è poi il grande tema della formazione

La formazione è un diritto indiscutibile per ogni lavoratore e per ogni lavoratrice. Ciò che colpisce, tra le altre cose, delle ultime vittime, è la giovane età: erano alla prima esperienza di lavoro. Riteniamo che la formazione vada fatta prima dell’ingresso al lavoro, ogni luogo e ogni organizzazione è diversa dalle altre occorre conoscerle bene e capire quali possono essere i rischi in quelle specifiche circostanze. La stessa formazione deve essere fatta ai datori di lavoro, pensiamo debba essere vincolante per tutti quelli che si apprestano ad aprire nuove attività. Esiste un’altra questione che vorrei sottolineare. Nel nostro Paese il termine prevenzione è stato quasi espulso dal discorso pubblico e soprattutto dalle politiche che si mettono in campo. Non si fa prevenzione rispetto all’ambiente, se ne fa poca rispetto alla salute, non se ne fa in ambito lavorativo. Occorre investire in prevenzione e in ricerca. Bisogna ragionare su come dare vita a modelli di buona impresa e a modelli di buone pratiche, tanto più che il lavoro e la sua organizzazione cambiano rapidamente. Infine, per quanto riguarda le risorse, occorre assumere gli ispettori e far saltare il blocco del turn-over: nel 2010 le Asl contavano circa 5.000 addetti alle ispezioni, oggi difficilmente si arriva a 2.000. Servono medici del lavoro e addetti alle verifiche. Servono subito.

L’iniziativa del 12 maggio è solo l’’inizio. Nel corso dell’assemblea degli Rls e Rlst lancerete una campagna di mobilitazione, perché informare alla cultura della sicurezza è per Cgil Cisl e Uil fondamentale

Siamo consapevoli della gravità della situazione: per questo in pochissimi giorni abbiamo convocato questo appuntamento, abbiamo bisogno di confrontarci con quanti nei luoghi di lavoro sono impegnati a fronteggiare questa emergenza. Ma è appunto la prima, il 20 maggio ci saranno iniziative unitarie nei luoghi di lavoro, dove sarà possibile in presenza, con la partecipazione del gruppo dirigente nazionale delle tre organizzazioni. Vogliamo essere con i lavoratori e con le lavoratrici, ciascuno di loro deve sapere di non essere solo. Ma deve anche acquisire la consapevolezza dell’importanza della prevenzione e della sicurezza. E poi a fine mese un’altra catena di presidi territoriali, davanti alle prefetture e non solo. E se non avremo le risposte urgenti che ci aspettiamo, per quanto ci riguarda, non escludiamo nemmeno il ricorso allo sciopero.

Infine, al di là dall’urgenza dettata dai troppi morti sul lavoro di questo avvio di maggio, c’è una riflessione più ampia che nasce anche da un incontro che c’è stato tra i segretari generali di Cgil Cisl e Uil e la Conferenza episcopale italiana. Forse il modello di sviluppo che mette al centro solo il profitto non va più bene e bisogna avere il coraggio di dirlo: la vita umana viene prima.

Sono positivamente colpita da quello che sta succedendo anche nel mondo cattolico. Papa Francesco richiama in continuazione i governanti alla responsabilità di mettere al centro la questione salute e quella lavoro. L’incontro di ieri lo ritengo davvero importante perché che i vescovi ribadiscano principi che per noi sono essenziali quali lavoro, sicurezza, diritto al salario è sicuramente fondamentale, spero che la politica ci ascolti tutti. La Chiesa pone il diritto alla qualità della vita come centrale, significa vaccinarsi, essere curati, il rispetto dell’ambiente, per tutti i cittadini e le cittadine del mondo. O questi valori si affermano globalmente o perderemo tutti.

FONTE: Collettiva

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