Siamo abituati a dubitare della narrazione del giornalista e a fidarci di quella del ricercatore, ma dovremmo usare la stessa prudenza nell’accostarci all’una e all’altra. Entrambe possono essere condizionate dal desiderio di arrivare ad un certo risultato, lasciando in secondo piano il rigore e la correttezza. Dietro ogni narrazione ci sono i cittadini e i politici, i consumatori e le imprese, che possano esserne “conquistati” proprio grazie al potere della storia stessa. Fa parte dello storytelling, l’arte di saper “raccontare delle storie”, possibilmente in modo corretto, in particolare su argomenti delicati e complessi che riguardano la salute qual è la pandemia covid-19.
Ma come? Catherine Riva e Serena Tinari, co-fondatrici di Re-Check.ch, lo raccontano nella guida Fare giornalismo d’inchiesta su salute e medicina che Recenti Progressi in Medicina regala ai suoi lettori. “L’introduzione a un modo nuovo di fare storytelling basato sui dati reali e non solo – o non tanto – su quanto riferito dalle persone, da società scientifiche, da imprese. Ma anche analizzare dei dati, interpretarli, riferirli è raccontare una storia. La ricostruzione della trama, però, dev’essere sorretta da un rigore etico che testimoni il rispetto per chi legge o ascolta. Raccontare la scienza deve servirsi di narrazioni. Ma raccontare la scienza non deve tradursi nel raccontare storie. È nel confine tra narratives e stories il delicato equilibrio dell’etica della comunicazione.”
Una guida utile a chi fa giornalismo d’inchiesta, giornalisti e non solo.