Droghe, finalmente la Conferenza ? La destra insorge. di Stefano Vecchio

Per la prima volta in epoca di pandemia, un rappresentante del governo, la Ministra alle Politiche giovanili Fabiana Dadone, dopo aver avuto la delega delle politiche antidroga, invia un segnale positivo impegnandosi, subito dopo la fase dell’emergenza, ad avviare le procedure necessarie alla convocazione di quella conferenza nazionale sulle droghe prevista dalla legge, con un ritardo di vent’anni. L’aggressione da parte di “Fratelli d’Italia” vuol dire che siamo sulla buona strada.

A febbraio dello scorso anno, viste le inadempienze politiche, avevamo deciso di promuovere a Milano una Conferenza Autoconvocata sulle droghe come rete di organizzazioni della società civile, con il titolo suggestivo: “Droghe. Dopo la guerra dei trent’anni costruiamo la pace. Prove generali per un governo alternativo” che abbiamo, poi, dovuto rimandare a causa della pandemia da SARS COV19.

L’emergenza sanitaria non ha modificato il quadro delle problematiche critiche, anzi ha acuito tutte le contraddizioni del sistema evidenziando l’esigenza di introdurre elementi di cambio strutturale come strategia per andare oltre la pandemia.

I servizi di Riduzione del Danno e dei Rischi diffusi in modo disomogeneo nel Paese, nonostante una legge dello Stato li abbia dal 2017 inseriti nei LEA, hanno sostenuto in modo efficace e favorito le competenze e le pratiche autoregolazione delle persone che usano droghe e adottato strategie di ulteriore protezione della salute. Gli stessi SerD, anche se stretti in un modello organizzativo asfittico, hanno scelto di facilitare pratiche di affidamento dei farmaci seguendo una logica analoga, e nella stragrande maggioranza dei casi, hanno evitato rischi e esposizioni ulteriori al mercato dell’illegalità. Sulla scorta di questi elementi, per nulla considerati nella narrazione ufficiale, è necessario che una nuova Conferenza Nazionale sulle Droghe sia preparata recuperando e focalizzando tutte le esperienze, i dati e le elaborazioni che si sono accumulate nel corso di questi anni e aggravate dalla pandemia.

E per contribuire a questo processo che abbiamo condiviso l’esigenza di rilanciare la conferenza autoconvocata predisponendo un percorso di cui indico le tappe più significative:

  1. Il confronto per la riforma. Il Dpr 309/90 ha favorito l’illegalità del mercato e la criminalizzazione dei consumatori e dopo una guerra durata trenta anni è indispensabile un cambio di modello che preveda una innovazione strutturale anche nel sistema degli interventi. In questo stesso orizzonte si colloca il rilancio della legge sulla legalizzazione della cannabis.
  2. Nel primo evento online realizzato il 30 marzo si è posta la questione dell’intreccio tra la riforma delle convenzioni internazionali e le leggi nazionali che possono anticiparne i contenuti come già avvenuto in molti Stati degli USA, in Canada e Uruguay.
  3. Intendiamo attivare un confronto con il mondo del media con l’obiettivo di condividere un orientamento alternativo e critico che ponga al centro la “responsabilità etica” del mondo dell’informazione libera da pregiudizi.
  4. Rilanciamo la proposta di elaborare un Atto di Indirizzo nazionale per attuare i nuovi LEA della Riduzione del danno, introdotti dalla legge dal 2017, con l’istituzione di una commissione mista tra Conferenza Stato-Regioni, Ministero della Salute e rappresentanti della società civile e dei consumatori.
  5. Chiediamo di abolire il fallimentare Dipartimento delle Politiche Antidroga istituendo una nuova Agenzia per le politiche sulle droghe partecipata e “pacificata”.
  6. Il 26 giugno presenteremo il dodicesimo Libro Bianco sulle droghe che sarà una occasione per un confronto con il mondo della politica e dei rappresentanti del governo fidando anche su un ruolo attento della Ministra Dadone.

fonte: FUORILUOGO

Stefano Vecchio

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