La misura appena approvata dal Senato si pone obiettivi ambiziosi e mobilita risorse importanti: saranno quasi otto milioni le famiglie interessate. Un provvedimento storico, non privo però di criticità. C’è tempo fino a luglio per porvi rimedio.
Gli obiettivi di una riforma storica
L’assegno unico e universale per i figli, dopo l’approvazione in Senato, è finalmente legge dello stato. La data prevista per l’avvio dell’assegno è il 1° luglio, ma per il suo varo sarà necessario tradurre le linee guida della legge delega in decreti attuativi che diano indicazioni precise sull’importo dell’assegno e su come gli importi saranno modulati rispetto alla situazione economica delle famiglie (Isee) e alla composizione familiare.
Gli obiettivi della legge – una riforma discussa a partire dagli anni ’80 – sono ambiziosi, così come le risorse mobilitate. In primo luogo, la legge intende favorire un sostegno alla genitorialità e un incentivo alla natalità, in un paese afflitto da una cronica “denatalità” con un saldo demografico negativo (più decessi che nascite) e un tasso di fertilità ampiamente al di sotto della media europea (1,2 figli in Italia, 1,55 in Europa). Invertire il calo demografico è una scommessa di lungo periodo, che richiede un approccio integrato come quello previsto dal “Family Act”, con servizi alle famiglie che affianchino l’erogazione dell’assegno. Altri paesi – per esempio Francia, Irlanda e Svezia – hanno già avviato riforme di questo tipo con qualche risultato apprezzabile. In secondo luogo, la legge promuove un riordino degli istituti vigenti, che vengono assorbiti dal nuovo assegno, a beneficio soprattutto di autonomi, incapienti e disoccupati di lungo periodo. In terzo luogo, vengono incrementati significativamente i finanziamenti pubblici dedicati, con 6 miliardi (3 per il 2021) di ulteriori risorse a regime, che aumentano di quasi il 50 per cento l’attuale disponibilità.
Una proposta per i decreti attuativi
Ma nel concreto questa riforma cosa comporta per le famiglie? Chi sono i maggiori beneficiari rispetto alla situazione vigente? Una proposta concreta per la fase di elaborazione dei decreti attuativi della legge delega (ddl S. 1892) è contenuta in una ricerca condotta da un gruppo di studiosi di diverse discipline che fanno capo ad alcune associazioni e fondazioni che da tempo si battono per i diritti delle famiglie e dei minorenni, come l’Arel (l’Associazione fondata da Nino Andreatta), la Fondazione E. Gorrieri e l’Alleanza per l’infanzia. Vediamone i punti principali.
La legge riconosce l’assegno alle famiglie con figli minorenni a carico e ai figli maggiorenni fino a 21 anni se impegnati in un percorso di formazione o attività lavorativa limitata. In base alle simulazioni, le famiglie interessate dalla riforma dovrebbero dunque essere circa 7,63 milioni di unità, all’interno delle quali vivono circa 28,1 milioni di persone, che rappresentano quindi quasi la metà del totale della popolazione residente in Italia.
Sono diverse le prestazioni vigenti che verranno assorbite dall’assegno, ma tra queste le più importanti sono senz’altro le detrazioni Irpef per figli a carico e gli assegni al nucleo familiare (Anf). Il complesso delle prestazioni vigenti pesa nel bilancio dello stato per circa 14 miliardi di euro; solo detrazioni e Anf costano però 12,9 miliardi. A queste risorse si aggiungono gli ulteriori finanziamenti che portano a circa 20 miliardi la dotazione complessiva dell’assegno. Una misura, quindi, importante che farà sentire i suoi effetti sui bilanci delle famiglie.
Un assegno con selettività temperata
La ricerca assume il criterio dell’universalità presente nella legge in modo non puramente simbolico, stante l’obiettivo della legge di sostenere le scelte positive di fecondità e il valore di ogni figlio. Per questo, opta per una selettività temperata con riferimento all’Isee completo. Ciò di fatto garantirebbe un assegno di pari importo a famiglie con un Isee fino a 30mila euro, e decrescente fino a un Isee di circa 52mila euro, garantendo comunque a tutti un assegno minimo annuo di 800 euro per i minori (480 per i maggiorenni). L’assegno che invece mensilmente riceverebbero circa l’80 per cento delle famiglie italiane (con Isee inferiore a 30mila euro) sarebbe pari a 97 euro per i figli maggiorenni e 161 euro per i figli minori. A questi importi si aggiungerebbero le addizionali previste per i disabili a carico, le famiglie con tre o più figli e le madri in giovane età. La Tabella 1 illustra, per alcuni casi familiari, gli importi medi che si andrebbero a percepire con questa proposta di assegno unico (in confronto alle attuali prestazioni).
Tabella 1 – Confronto tra prestazioni vigenti e assegno universale variabile moderatamente selettivo.
Tra le famiglie che perdono con il nuovo assegno, meritano di essere attenzionati alcuni casi particolari: famiglie molto numerose e famiglie con minori e disabili adulti, ora beneficiarie di rilevanti maggiorazioni negli Anf. Per risolvere questi problemi sarà necessario affinare le analisi su specifici gruppi e lavorare sulle maggiorazioni previste dalla legge delega.
La vera sfida ora è arrivare alla scadenza di luglio avendo attivato le procedure necessarie per l’erogazione dell’assegno e, nel caso questo non fosse possibile, prevedere un piano B per distribuire le risorse aggiuntive previste dalla legge di bilancio in modo da implementare almeno la quota fissa dell’assegno, quella che andrebbe a tutte le famiglie indipendentemente dalla situazione economica.
fonte: lavoce.info