Covid19, l’Italia aspetta messaggi chiari. di Linda Laura Sabbadini

Il 2020 è stato un anno caratterizzato da due ondate dell’epidemia e una fase intermedia di transizione. Gli atteggiamenti, le sensazioni, i comportamenti dei cittadini si sono commisurati alle diverse situazioni. L’Istat li ha misurati durante la prima ondata e durante la seconda, nella seconda metà di dicembre. I risultati sono molto interessanti e possono essere utilizzati ai fini di campagne informative adeguate sui vaccini. Nella prima ondata la diffusione dei casi e dei decessi era stata rapidissima e fortemente concentrata territorialmente, soprattutto nel Nord del Paese. Poi la fase di transizione, ma a partire dalla fine di settembre 2020 i casi sono di nuovo aumentati rapidamente fino alla prima metà di novembre, per poi diminuire.

E la distribuzione geografica non era più così concentrata territorialmente: 213 mila morti nell’ultimo trimestre, 52 mila in più rispetto alla media dello stesso periodo degli anni 2015-2019, non solo di Covid. Ebbene, i dati Istat hanno evidenziato che persisteva una generale consapevolezza dei cittadini nei confronti della gravità del problema e anche fiducia nelle misure adottate, nonostante la percezione opposta data da immagini di assembramenti.

Primo. Le persone cercavano informazioni sul Covid in primis attraverso la televisione (91%) seguita dai giornali che battono i social media (37% contro il 22%). Il che sta a significare che la tendenza era cercare informazione affidabile. Secondo. Le persone in maggioranza dichiaravano di aver modificato i loro comportamenti, uscivano di meno (87%), in ore meno affollate (75%), in sostanza si autolimitavano. Terzo. Il 93% usava le mascherine all’aperto, e altrettante si distanziavano e dichiaravano che i cittadini mantenevano le distanze adeguate. Quarto. Si lavavano le mani spesso, 8 volte in media, anche se meno rispetto alla prima ondata quando se le lavavano 11 volte. Quinto. Esprimevano alta fiducia nei medici, negli infermieri e nella Protezione civile. Il punteggio medio è superiore a 8.

Ma allora le immagini di assembramenti? Vere, ovviamente. Ma non contraddicono questi dati. La gran parte della popolazione ha capito che doveva autolimitarsi per proteggere se stessa e la sua famiglia. Bisogna però fare attenzione a una parte di popolazione meno informata. Circa un quinto, per esempio, dichiarava di non sapere cosa fare in caso di sospetto Covid. Altrettanti non ritenevano utili le informazioni, né chiare le misure adottate. Sono queste le persone che vanno raggiunte, proprio utilizzando la tv nelle fasce di massimo ascolto e i medici di famiglia. Tra questi una particolare attenzione va posta ai giovani da 18 a 24 anni che si informano di più attraverso i social (46,8%), probabilmente spesso tra loro, e leggono meno i giornali e che nel 17% dei casi hanno dichiarato di aver mantenuto le stesse abitudini precedenti.

Quanto al vaccino a dicembre 7 persone su 10 sarebbero state disposte a vaccinarsi, il 12% incerte e il 18% in disaccordo. Ora la situazione si è modificata. Ma traiamo lezione da questi dati. Consapevolezza c’è. Ma chiarezza, campagna battente contro i pregiudizi sui vaccini, semplicità dei messaggi sono fondamentali da subito e per tutto il periodo delle vaccinazioni. Far crescere consapevolezza e responsabilità rende il Paese più maturo e più semplice l’uscita dall’emergenza sanitaria, sociale ed economica.

Fonte: La Stampa 25.3.2021

 

Print Friendly, PDF & Email