Il controllo delle malattie infettive emergenti richiede un nuovo approccio dopo il Covid. Per ora il dibattito è sostanzialmente concentrato sulle strategie migliori per disporre di farmaci, vaccini e servizi in vista delle future epidemie.
Lascia un po’ perplessi l’assenza o quasi di discussione su come evitare queste future epidemie. Considerando il gigantesco danno fatto dal virus, è evidente che le nuove minacce andrebbero fermate alla fonte, quella animale. Secondo l’OMS le zoonosi, le malattie che si trasmettono dagli animali all’uomo, rappresentano il 65% delle malattie infettive emergenti. Anche il Covid 19 è una zoonosi.
Il controllo delle malattie infettive emergenti richiede un nuovo approccio dopo il Covid. Per ora il dibattito è sostanzialmente concentrato sulle strategie migliori per disporre di farmaci, vaccini e servizi in vista delle future epidemie.
Lascia un po’ perplessi l’assenza o quasi di discussione su come evitare queste future epidemie. Considerando il gigantesco danno fatto dal virus, è evidente che le nuove minacce andrebbero fermate alla fonte, quella animale. Secondo l’OMS le zoonosi, le malattie che si trasmettono dagli animali all’uomo, rappresentano il 65% delle malattie infettive emergenti. Anche il Covid 19 è una zoonosi.
Non è stata la prima, forse sarà la peggiore, sicuramente non sarà l’ultima.
Per questo motivo risulta fondamentale lavorare con l’approccio One Health: una sola salute per l’uomo, gli animali e l’ambiente.
La One Health parte dalla constatazione che le popolazioni animali e umane condividono migliaia di microrganismi tra virus, batteri e protozoi. Pochi di questi fortunatamente provocano poi una malattia, ma quanto accade le conseguenze sono devastanti: Ebola, SARS, influenza aviaria e suina, e prima ancora, la BSE.
Le zoonosi sono in aumento perché originano dallo scarso controllo dell’interfaccia animale-uomo, soprattutto in alcune aree del mondo. Lo sfruttamento dell’ambiente gioca un ruolo cruciale perché la distruzione degli habitat naturali mette a stretto contatto gli animali selvatici e le persone, soprattutto nei grossi insediamenti urbani. La mescolanza di virus tra uomo e animali facilita il salto di specie e causa quelle le zoonosi: ora è necessario comprenderle meglio, e combattere il rischio che pongono alle persone .
Come afferma l’OMS, questa prospettiva significa lavorare in multidisciplinarietà, costruendo una cultura per la salute che coinvolga conoscenze diverse. Questo è l’obiettivo più potente ma anche il più difficile da mettere in pratica. Integrare le conoscenze vuol dire mettere insieme medicina umana, medicina veterinaria, agraria, entomologia, scienze ambientali. Può sembrare un’ambizione eccessiva, non facile comunque per il nostro tipo di formazione e la nostra cultura individualista, ma oggi è davvero ineludibile che chi decide della futura politica sanitaria lo faccia attraverso una visione integrata tra la sanità animale, umana e ambientale. In questa prospettiva il primo fondamentale passo l’ha compiuto il Piano nazionale di ripresa e resilienza, inserendo l’approccio One Health come obiettivo primario per promuovere la salute umana, attraverso lo sviluppo del sistema di sanità pubblica veterinaria e sicurezza degli alimenti.
fonte: SALUTE DIRITTO FONDAMENTALE
fonte immagine: matteolorito.com