Il primo numero dell’anno si apre con l’approfondimento di Maurizio Motta che analizza la nuova normativa sui livelli essenziali di assistenza (LEA), nella parte riguardante le cure domiciliari e nello specifico l’assistenza tutelare. Emerge l’inadeguatezza di quanto previsto (assistenza tutelare garantita solo da specifiche figure professionali) che contrasta con l’esigenza di un robusto sostegno, anche da parte del servizio sanitario, nei confronti della domiciliarità.
Il secondo contributo a cura di Antonio Finazzi Agrò e Marco Bellavitis presenta l’esperienza delle “Piccole Case” della cooperativa sociale l’Accoglienza, di Roma, nell’accoglienza del bambino con disabilità ad alta complessità assistenziale e in stato di abbandono. L’approccio che istituisce, ispira e regola il funzionamento delle “Piccole case” è la considerazione, per cui la disabilità è una condizione contingente che afferisce alla persona, ma non ne esaurisce affatto la definizione. Pertanto la Casa famiglia procede dal principio per cui i bambini “con disabilità” sono anzitutto, appunto, bambini, soggetti degli stessi diritti che si applicano a tutti i loro coetanei e solo in seconda battuta persone in situazione di disabilità, tale da esigere cure e attenzioni particolari per attingere una comune base di diritti.
L’articolo di Andrea Canevaro prende spunto dall’approvazione delle norme – all’interno della legge di Stabilità 2018 – che definiscono la figura professionale dell’educatore socio pedagogico. Oltre alla trattazione di alcuni dei contenuti del provvedimento, la riflessione si estende a ruolo, funzione competenze di questa figura professionale.
Mario Paolini approfondisce il tema del progetto di vita delle persone con disabilità, ponendo l’attenzione sulle persone con “lieve”, disabilità intellettiva: “crescere è definire quali sono i limiti del proprio sé, ma è dura costruirsi un sé quando si abita vicino ai confini della normalità, si vedono gli altri fare le cose che tu non puoi fare e si comprende che non ci sarà il passaporto per varcare quel confine”.
Infine Sergio Segio, presenta i contenuti del 15° Rapporto sui diritti globali. L’articolo spiega perché viene titolato Apocalisse umanitaria.
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