Siamo stati colpiti da questa pandemia all’improvviso e nelle cose più care: la vita, la salute, gli affetti, le relazioni, il lavoro. E vogliamo davvero uscirne, tutti. Non solo vivi, ma anche uniti e migliori. Questo non dipende solo dalla capacità di chi guida il paese e dall’impegno della comunità medica e scientifica. Ognuno di noi ha un ruolo da giocare, piccolo o grande che sia.
Con questo spirito abbiamo pensato ad Amarsi un po’, una campagna a cui vogliamo già molto bene e che speriamo di veder crescere. Per raccontare e praticare la libertà e i diritti, partendo da chi li difende e li coltiva.
Ma cosa c’entra la libertà con la pandemia? Le limitazioni con cui dobbiamo confrontarci a causa del Covid non sono proprio il contrario della libertà?
Se guardiamo bene i volti dei nostri protagonisti, scopriamo che non esiste libertà senza un’assunzione forte ed attiva di responsabilità, nei confronti di noi stessi e degli altri. Amarsi un po’ vuole riconoscere e celebrare l’ordinario coraggio, l’infaticabile lavoro, l’encomiabile esempio di donne e uomini liberi che fanno la loro parte per il bene comune. Che con i loro atti di generosità portano conforto e restituiscono fiducia indicandoci una via d’uscita. Amarsi un po’ è per loro e per ciascuno di noi. Per uscirne vivi, uniti e migliori. Nessuno escluso.
PERCHÉ AMARSI “SOLO” UN PO’?
Con Un po’ ci riferiamo anzitutto a “quel tanto che basta” al convivere civile. Un po’ che può essere fatto di piccoli gesti o di grandi imprese. Un po’ che può significare un grande sforzo per alcuni o una dimensione normale, naturale o istintiva per altri.
Un po’ che segnala anche una condizione minima necessaria di compassione – la cui mancanza, come evidenziato ancor di più dall’esperienza del Covid, è incompatibile con la tutela del bene comune che è la casa dei diritti e delle libertà di tutti – il diritto alla cura, al rispetto della dignità della persona, all’istruzione, al lavoro, al mantenimento di condizioni di vita dignitose, ad esempio.
Un po’ che vuole anche parlare alle obiezioni di chi giustamente contesta lo stereotipo dell’”Amore libera tutti”. La retorica del messaggio positivo con lo stampino, del buonismo che svuota la comunicazione di significato. A questo vogliamo con la nostra campagna contrapporre Un po’ vero, il racconto di atti, gesti, opere concrete e quotidiane che testimoniano un “affetto del fare”, ma anche un “effetto del fare” perché sono reali e potenti nella loro capacità di migliorare concretamente la vita di ciascuno di noi. Crediamo però che la dimensione del fare, del progetto, dell’azione non possa essere separata dalla conversazione sul valore, sui fondamentali del vivere civile. Si tratta di armonizzare le due parti, senza scadere in retoriche vuote, creando un sottile equilibrio tra Un po’ dell’una e un po’ dell’altra appunto.
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fonte: Amarsi un po’