Non sono stati abbastanza l’angoscia e l’orrore prima per l’uccisione e lo squartamento di una diciottenne con problemi di dipendenza patologica, pare ad opera di un giovane spacciatore africano, poi per il raid anti-immigrati di un giovane maschio italiano tatuato da fascista. Ancora peggiori sono state, a mio avviso, le reazioni di troppi protagonisti della campagna elettorale politica in corso, tese da una parte a “tranquillizzare” l’opinione pubblica (noi non faremmo mai cose del genere; non preoccupatevi, Luca Traini è un matto !!) e dall’altra a dire che però Luca Traini aveva tutte le ragioni di questo mondo a sparare ai “negri” per le vie del centro di Macerata.
La pressione alle nostre coste di mare di folle di giovani donne e uomini africani, ma non solo, costituisce un problema di difficile gestione per i governi italiani (anche per la chiusura di molti Stati UE), ma dobbiamo sapere che non rendiamo più agevoli le soluzioni se definiamo quelli che si trovano in Italia, spesso loro malgrado, “clandestini”, lasciando intendere che siano tutti da cacciare in qualsiasi modo (dove?). Il fatto è che le nostre politiche di accoglienza si sono rivelate inadeguate, a partire dalla Bossi Fini, anche creando la figura del “clandestino”. La storia dei “clandestini” è un po’ come quella dei figli “illegittimi”, anche loro definiti per legge come se fossero esistiti “in natura”: è bastato riformare il diritto di famiglia che oggi di “illegittimi” non ce ne sono più.
Sulla strada del dr. Fontana, sindaco di Varese che ha blaterato di “razza” a 80 anni dall’adozione di una legislazione razzista nei Codici del Regno d’Italia, si sono purtroppo susseguiti molti altri candidati e molte altre candidate. Ma adesso, dopo il tentativo di strage da parte di Luca Traini, il tono e i contenuti del confronto politico elettorale sono assai peggiorati per l’irruzione di un “Trumpismo” violento e sguaiato.
È urgente e doveroso cambiare registro.