Il suicidio del detenuto con patologia psichiatrica A. C di 25 anni avvenuto verso le ore 16 di giorno 10 febbraio scorso nella Casa Circondariale di Barcellona P.G. che ha fatto seguito al suicidio di un altro detenuto avvenuto il 16 gennaio 2018 e a diversi altri suicidi avvenuti nel 2017 a cui si aggiungono altri suicidi di detenuti con patologie psichiatriche avvenuti in altre carceri ci obbligano a rinnovare la denuncia in modo forte alle Istituzioni preposte e responsabili delle Case di Pena dove insistono detenuti con patologie psichiatriche.
Lo stesso Roberto Piscitello, direttore generale del DAP ammette “E’ una situazione illegittima, lo so”..
E il Dott.Vincenzo Raffa, ex psichiatra della Casa Circondariale di Barcellona asserisce: “Nella struttura di via Madia i detenuti con patologie psichiatriche sono abbandonati al loro destino. Nelle previsioni iniziali dell’Asp di Messina il reparto a loro destinato doveva essere gestito con la presenza di sei psichiatri, venti tecnici della riabilitazione psichiatrica e con l’attivazione di quattro moduli di CTA, uno per ogni venti pazienti.
Tuttavia, dopo circa un anno e mezzo, in assenza dell’autorizzazione da parte della Regione per la loro attivazione, non è stato previsto alcun servizio di psichiatria che possa gestire i detenuti con problemi di mente, i quali sono trattati alla stregua di quelli a detenzione ordinaria. La gestione dell’articolazione di salute mentale, quindi, risulta del tutto sovrapponibile all’organizzazione degli altri reparti, con l’aggravante che all’interno di essa sono concentrati circa ottanta soggetti, provenienti da tutto il territorio nazionale, con gravi problemi psichiatrici, in cui si innescano delle dinamiche che spesso lii portano a togliersi la vita”
Questi episodi e le dichiarazioni CONFERMANO che la situazione in cui vivono le persone detenute con patologia psichiatrica nella Casa Circondariale di Barcellona , è insostenibile, ingiusta, incivile, incostituzionale. perchè continua a produrre suicidi, tentati suicidi, autolesioni.
Condividiamo che le persone che hanno commesso reato devono scontare la giusta detenzione, ma sosteniamo che hanno diritto ad essere curate in modo adeguato. E per le persone con patologia psichiatrica la giusta cura non si può limitare all’assunzione di psicofarmaci; è importante e necessaria l’attività socializzante e riabilitativa che, con tutta la stima e l’impegno, non possono dare i due tecnici della riabilitazione assunti qualche mese addietro.
I detenuti passano le ore chiusi nei reparti, in situazioni di promiscuità in cui c’è il soggetto con disturbo di personalità prepotente e, insieme, soggetti timidi, insufficienti mentali, che subiscono continue prepotenze e soprusi di vario genere, dove è assente la presenza di operatori; per cui spesso succedono aggressioni, autolesioni, tentati suicidi e anche suicidi. Dominano l’ozio, la noia, la mancanza di prospettiva futura, la mancanza di relazioni, la solitudine, il senso di abbandono. Solo pochi, in modo saltuario, possono usufruire di incontri di gruppo. Molti di loro non hanno relazioni coi familiari. Questo lugubre contesto spinge ad atti di aggressioni, di autolesioni, di suicidio.
Non s’intende dare colpa al personale addetto alla vigilanza o al personale addetto alla sanità. Da tutte le parti si riconosce che è molto insufficiente. L’ultimo suicidio accade nell’alternanza di turno dell’agente di custodia.
L’Associazione di Volontariato “Casa di Solidarietà e Accoglienza” denuncia la responsabilità dell’Assessorato Regionale della Sanità e dell’Azienda Sanitaria Provinciale di Messina che “…da circa un anno e mezzo, come asserisce lo stesso Dott. Vincenzo Raffa, Psichiatra della Casa Circondariale sino a qualche mese addietro, avevano proposto e previsto nel reparto destinato per i detenuti con patologia psichiatrica, la presenza di sei psichiatri, venti tecnici di riabilitazione psichiatrica e l’attivazione di quattro moduli di CTA…”. Il ritardo dell’attuazione di quanto previsto diventa causa dei gravi episodi denunciati.
13 febbraio 2018