FOOD GAME: la promozione della salute diventa un gioco

Food Game è un programma rivolto agli studenti delle scuole superiori del territorio di ATS Milano.

Con Food Game gli studenti entrano in un gioco (game), appunto, che li vede ideatori di azioni di salute. Si gioca in squadra e si è in rete in una gara con studenti di altre scuole. Lo scopo del gioco è prima di tutto quello di arrivare a una visione condivisa sui temi di salute proposti e, successivamente, dare libero sfogo alla creatività di ciascuna squadra nell’ ideare, realizzare e pubblicizzare il proprio progetto. Le squadre costruiscono il loro percorso scegliendo 5 tappe tra le 30 offerte. E’ vincolante toccare con almeno una tappa le tre tematiche del gioco: promozione alla sana alimentazione, promozione dell’attività fisica,  consumo sostenibile.

La squadra è valutata per ogni tappa che porta a conclusione. Le valutazioni si basano su criteri quali: la creatività messa in campo, la completezza del tema e il livello di partecipazione agli eventi organizzati da una squadra dei partecipanti delle altre squadre. Infatti, durante il game si invitano gli studenti a considerare che le scelte di salute non solo sono possibili, ma possono anche essere piacevoli e si invitano le squadre a trasmettere questo messaggio anche alla propria rete amicale, così come fanno i veri influencer.

Il programma è triennale: gli studenti dal secondo anno di coinvolgimento possono offrirsi come peer educator e cioè collaborare per organizzare gli eventi di inizio e di fine gara e per affiancare le nuove squadre nel loro percorso; nel terzo anno i peer diventano dei valutatori, ovvero le squadre decidono quale tappa far valutare ai “peer senior” e il punteggio va a sommarsi a quello dato dallo staff ATS.

 

Com’è cambiato il programma durante il lockdown?

Date queste caratteristiche del programma, si può immaginare quali ripercussioni si siano avute dal momento che sono state chiuse le scuole con il lockdown, causa emergenza Covid-19.

Tutti i piani delle squadre, ideati dagli studenti “food gamer” nei mesi precedenti, sono automaticamente andati in frantumi, perché prevedevano intervalli di frutta a scuola, camminate multi generazionali o incontri con bambini delle scuole primarie per realizzare i giochi contro lo spreco. Insomma, tutto quello che in Food Game costituiva partecipazione e coinvolgimento non è stato più possibile realizzarlo da un giorno all’altro.

Sospendere il programma sarebbe stata la via più semplice e la più comprensibile e si avrebbero avuti motivi ben validi per farlo.

Non è stata però questa la strada scelta: Benedetta Chiavegatti, responsabile del progetto, con le colleghe dello Staff e con le strette collaboratrici ha voluto offrire ai 500 studenti coinvolti in Food Game un’ occasione per restare in contatto tra di loro e una situazione di normalità, in un momento storico e sociale tutt’altro che normale.

Si è così dato inizio ad un nuovo filone di tappe chiamato “#IORESTOACASA”. Agli inizi di marzo, si è comunicato alle squadre che, nel periodo più o meno lungo di chiusura delle scuole, avrebbero potuto realizzare le proprie azioni concrete ampliando l’ambito tematico e cioè includendo tutto ciò che potesse promuovere il benessere rimanendo a casa. Si è di conseguenza fornito un supporto e dei consigli pratici, come la realizzazione di allenamenti casalinghi, ricette antispreco e ricette salutari, contrasto all’uso di oggetti in plastica, ma non solo.  Riscoprire propri interessi accantonati come suonare, disegnare o leggere e modalità di condivisione di momenti di relax in famiglia, potevano essere trasformate in una tappa del gioco. Restava saldo il principio che gli elaborati fossero da progettare insieme come squadra, che ognuno doveva portare a termine la parte del progetto di cui era responsabile e che il loro ruolo di influencer fosse ancora più che mai richiesto, attraverso la diffusione di video o foto da condividere sui social nerwork.

In questa fase il social network Instagram è stato il fulcro della comunicazione dello staff ATS con studenti e docenti e ha permesso che le squadre potessero comunicare con i loro amici come dei veri promotori di scelte salutari.

Benedetta Chiavegatti e le sue colleghe, hanno iniziato a creare delle storie per raggiungere tutti gli studenti ed anche gli ex giocatori – i peer di quest’anno – hanno contribuito a rendere Instagram un vero e proprio luogo virtuale di comunicazione e di relazione. Per tre mesi si è creata in modo sempre più coinvolgente una vera e propria community digitale che si è influenzata vicendevolmente con buoni esempi di scelte quotidiane per promuovere la salute e il benessere. Le squadre hanno avuto un attimo di arresto nei primi tempi, ma quando hanno capito come il programma si era adattato alla situazione, si sono fatte coinvolgere al punto di lanciare delle sfide tra di loro (le così dette challenge), di postare azioni personali come colazioni o merende salutari senza che fossero collegate necessariamente a delle tappe e quindi senza la pretesa di accumulare punti. Le squadre si sono seguite tra di loro e hanno sempre dimostrato attenzione ai messaggi che lo staff ATS divulgava. In quei mesi il profilo Instagram di Food Game aveva circa 600 visualizzazioni tra i post, 300 visualizzazioni delle storie e, in alcune settimane, si sono rilevate 11,000 interazioni: numeri che hanno sorpreso prima di tutto lo staff.

Il programma quest’anno non si è concluso con un evento in plenaria come tutti gli anni, a causa dell’emergenza sanitaria, ma con una LIVE cioè una diretta condotta dallo staff e dai peer (diretta raggiungibile al seguente link: https://www.youtube.com/watch?v=l6SUeNq-_Yo&t=4978s)

Le squadre che hanno concluso il percorso sono state 19 su 25, per un totale di 350 studenti coinvolti; a fine percorso tutti i docenti tutor hanno segnalato come sono rimasti piacevolmente colpiti dall’autonomia degli studenti e dal loro grado di coinvolgimento. In molti ci hanno tenuto a far sapere che la partecipazione al programma ha permesso agli studenti, oltre che di raggiungere gli obiettivi del programma, anche di restare in contatto tra di loro in modo “leggero”, oltre che ad aver contribuito sia ad unire le classi che a contrastare la noia, dovuta all’isolamento sociale.

a cura di Eleonora Tosco, Dors

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