Non è chiaro cos’abbia potuto spingere il Presidente del Consiglio, alla fine degli Stati generali, a lanciare la proposta di usare i fondi europei previsti dal Next Generation Fund per ridurre le tasse.
Forse si è accorto, dopo circa dieci giorni di consultazioni, che l’elaborazione di un programma di riforme coerente con il piano europeo avrebbe richiesto uno sforzo politico superiore al previsto, e che sarebbe stato più facile tagliare le imposte. Tuttavia, è bene rendersi conto che, in assenza diriforme, nessuna azione di rilancio, nemmeno di natura fiscale, produce effetti duraturi.
Data l’intensità della crisi provocata dalla chiusura delle attività produttive in seguito al coronavirus, difficilmente gli imprenditori decideranno di investire o di assumere dipendenti nei prossimi mesi se la domanda per i loro prodotti non mostra segni concreti di ripresa. Da questo punto di vista, il rilancio della domanda interna è un obbiettivo essenziale. Non è detto, tuttavia, che una riduzione delle imposte, dirette o indirette, o un aumento dei trasferimenti finanziari, soprattutto a chi ha perso il proprio posto di lavoro, si traducano in una crescita dei consumi e degli investimenti tale da trainare l’economia fuori dalla stagnazione. Il rischio è che le maggiori risorse immesse nel sistema economico producano soprattutto un aumento del risparmio, da parte delle famiglie e delle imprese.
Uno dei fattori che maggiormente incide sull’efficacia della manovra di politica economica è il persistere dell’incertezza, in particolare per quel che riguarda la possibilità di una nuova ondata del virus nell’autunno, che potrebbe portare ad altri lockdown. Più alta è la probabilità che si verifichi una seconda ondata, e che questa venga gestita con nuove misure restrittive, più alto è il rischio che i fondi immessi nel sistema nei prossimi mesi finiscano in risparmi, piuttosto che in consumi e in investimenti.
Prevedere una eventuale seconda ondata del virus, e la sua intensità, è a questo stadio particolarmente difficile. Di sicuro, non può essere esclusa. È tuttavia possibile affrontare una seconda crisi in modo diverso rispetto alla precedente, cercando di minimizzare le misure più recessive per l’attività economica. Ciò richiede una più efficiente gestione sanitaria, possibile ora grazie all’esperienza acquisita, che miri ad identificare i contagi in modo tempestivo e a trattare la malattia con farmaci adeguati, senza gravare eccessivamente sulle strutture sanitarie, che devono essere riservate ai casi più gravi. Per poter affrontare una nuova ondata, sono pertanto necessari ingenti investimenti, da realizzare subito.
Bisogna ad esempio assicurarsi che subito dopo l’estate il più gran numero di persone possibile si vaccini contro l’influenza stagionale «classica», per consentire una diagnosi più precisa ed evitare di affollare i centri diagnostici. È necessario, inoltre, incrementare la disponibilità e la rapidità con cui vengono fatti i test, per incoraggiare i cittadini ad usare l’applicazione «Immuni», che segnala il contatto con soggetti contagiati. Data l’incertezza attuale sulla possibilità di essere testati rapidamente, il rischio che il contatto segnalato dall’applicazione si traduca in quarantene inutili e ripetute crea un forte disincentivo a scaricare l’applicazione stessa e ad usarla. Non è un caso che siano in pochi ad averlo fatto finora.
È necessario anche aiutare le aziende ad equipaggiarsi per consentire la riapertura in sicurezza per i dipendenti. Interventi sono richiesti anche per favorire il ritorno alla normalità nel sistema dei trasporti pubblici, che dovranno essere rafforzati per fare in modo che si possano usare senza timori anche in caso di un nuovo aumento dei contagi. Ci vuole certezza anche sulla riapertura delle scuole.
In sintesi, non può esservi una ripresa duratura dell’economia se non si diffonde tra i cittadini la fiducia che, anche in caso di un nuovo aumento dei contagi, sarà possibile gestire la situazione senza mettere nuovamente in atto misure di chiusura drastiche.
Le misure più urgenti da adottare nei prossimi mesi richiedono importanti investimenti. I fondi per finanziare questi interventi ci sono. Vengono messi a disposizione dalle istituzioni europee attraverso il Meccanismo europeo di stabilità, che eroga prestiti finalizzati a interventi collegati direttamente o indirettamente al settore sanitario, a tassi d’interesse praticamente nulli per una scadenza di dieci anni.
Contrariamente a quanto sostenuto da alcuni esponenti politici, la Covid facility del Mes è lo strumento adeguato per finanziare questa emergenza. Senza un’azione incisiva nel settore sanitario, da mettere in atto nelle prossime settimane, qualsiasi intervento fiscale è destinato a fallire. È inutile discutere di riduzioni di tasse, per le famiglie o per le imprese, o di bonus per varie evenienze, se non si crea la fiducia presso i cittadini che è tornato il momento di spendere e di investire. Fin quando circola la paura di un nuovo lockdown in autunno, la messa in atto di qualsiasi piano di rilancio economico rischia di finire in uno sperpero di risorse.