Il “Rapporto 2020 di coordinamento sulla finanza pubblica” è stato approvato dalle Sezioni in sede di controllo della Corte dei conti. Contiene la valutazione dell’Istituto sulle prospettive di economia e conti pubblici del Paese alla prova di una crisi inaspettata e di dimensioni globali.
Circa le misure per il dopo emergenza, il Rapporto di coordinamento traccia la road map delle linee di intervento urgenti: riforma fiscale, completamento del sistema di finanziamento delle amministrazioni territoriali, individuazione di meccanismi di uscita dal mondo del lavoro certi e sostenibili, definizione di un progetto di assistenza sanitaria territoriale condiviso e su cui investire consapevolmente risorse adeguate, dando anche un assetto al sistema di assistenza territoriale e di solidarietà che ha accompagnato i giorni della crisi, nonché di un piano di infrastrutturazione del Paese su cui orientare le risorse sia pubbliche che private.
Nel capitolo LA SANITÀ E IL NUOVO PATTO DELLA SALUTE, fra molto altro (sono ben 100 pagine), si legge:
“L’emergenza che il Paese sta affrontando ha reso più evidente, ove ve ne fosse stato bisogno, l’importanza di poter contare su una assistenza sanitaria efficiente e in grado di rispondere a minacce rese più insidiose da un sistema economico sempre più aperto e globalizzato. Una esperienza che ne ha messo anche in rilievo punti di forza e debolezze, rendendo evidente l’ineludibilità di scelte che, al di là dell’emergenza straordinaria prodotta da “un nemico” inatteso, erano già di fronte a noi.
Il successo registrato in questi anni nel riassorbimento di squilibrio delle risorse non ha sempre impedito il manifestarsi di criticità che oggi è necessario superare: si tratta delle differenze inaccettabili nella qualità dei servizi offerti nelle diverse aree del Paese; delle carenze di personale dovute ai vincoli posti nella fase di risanamento, ai limiti nella programmazione delle risorse professionali necessarie ma, anche, ad una fuga progressiva dal sistema pubblico; delle insufficienze della assistenza territoriale a fronte del crescente fenomeno delle non autosufficienze e delle cronicità; del lento procedere degli investimenti sacrificati a fronte delle necessità correnti….”
Nel capitolo LA SPESA PER L ASSISTENZA si conferma che le prestazioni sociali in denaro assorbono la gran parte delle risorse (in rapporto alla spesa pubblica incidono per il 5,4% contro l’1,1% delle prestazioni in natura):
“(Nel 2019) La spesa per prestazioni in denaro e in natura è stata pari a circa 53 miliardi, in crescita del 6,6 per cento su base annua (+3,7 nel 2018). Le prestazioni in denaro, che rappresentano l’83 per cento dell’aggregato, si sono ragguagliate in quasi 44 miliardi e sono aumentate del 10,2 per cento (3,6 nel 2018). In rapporto al prodotto e alla spesa pubblica al netto degli interessi, la spesa complessiva per l’assistenza rappresenta il 2,9 per cento (2,4 in denaro e 0,5 in natura) e il 6,5 (5,4 in denaro e 1,1 in natura) rispettivamente. Nell’ultimo lustro la crescita è apparsa molto significativa e ha trovato fattori di propulsione, da un lato, nei programmi di contrasto del disagio socioeconomico, dall’altro, sin dal 2014, nell’erogazione del cosiddetto “Bonus 80 euro” per i lavoratori dipendenti a reddito basso/medio-basso. Le prestazioni sociali in denaro diverse dalle sole pensioni (di cui danno sistematicamente conto i documenti programmatici) sono cresciute del 7,8 per cento …”
Fonte: CORTE DEI CONTI