I LAVORATORI ESSENZIALI DURANTE LA PANDEMIA COVID-19: l’editoriale di The Lancet sul ruolo essenziale del lavoro nell’emergenza

La pandemia di Covid-19 ha chiaramente evidenziato quanto la società dipenda dai lavoratori essenziali. Ovunque si elogia l’eroico lavoro svolto dagli operatori sanitari per salvare vite umane in condizioni pericolose ed estenuanti. Ma quegli stessi lavoratori sono spesso lasciati senza protezione da governi e sistemi che non sono riusciti a fornire loro sufficienti dispositivi di protezione individuale (DPI), attrezzature e risorse per svolgere in sicurezza il loro lavoro. Nel solo mese di aprile, si stima che ci siano stati 27 decessi di operatori sanitari correlati a COVID-19 negli Stati Uniti, 106 nel Regno Unito e 180 in Russia, con decine di migliaia di infezioni. I numeri reali sono probabilmente molto più alti.

Ma il lavoro essenziale va oltre l’assistenza sanitaria. Sebbene molte persone abbiano potuto trasferire il loro lavoro nelle proprie case, milioni di lavoratori svolgono lavori che non possono essere svolti a casa – non solo personale ausiliario degli ospedali, ma anche insegnanti e operatori di assistenza all’infanzia, commessi di generi alimentari e lavoratori di supermercati, addetti alle consegne, operai delle fabbriche e delle aziende agricole e personale dei ristoranti, spesso senza DPI adeguati. Queste persone lasciano le loro case per aiutare a mantenere una parvenza di normalità per gli altri, a grande rischio per sé stessi e le loro famiglie. Ciò che costituisce un lavoratore essenziale negli Stati Uniti varia a seconda dello stato, ma i neri e i latinoamericani costituiscono gran parte della forza lavoro essenziale e sono stati colpiti in modo sproporzionato da Covid-19. A New York City, oltre il 60% delle morti per Covid-19 si è verificato nelle popolazioni nere e latine. Gli impianti di lavorazione della carne sono diventati punti caldi per il contagio, con 700 nuovi casi in uno stabilimento del Texas, il 16 maggio. 81 dipendenti di un supermercato Walmart in Massachusetts sono stati trovati positivi per Covid-19, il 2 maggio.

Negli USA chi vorrebbe lasciare il proprio lavoro per non essere esposto a un una situazione di pericolo deve rassegnarsi. 36 milioni di persone hanno presentato domanda di disoccupazione negli ultimi 2 mesi e abbandonare un lavoro (anche uno pericoloso) escluderebbe i lavoratori dall’indennità di disoccupazione. Nel Regno Unito, il 33% della forza lavoro totale (10,6 milioni di persone) è considerato un lavoratore chiave secondo l’Ufficio nazionale di statistica. Nonostante un piano del governo di pagare l’80% del loro salario ai lavoratori in congedo forzato, molti lavoratori a basso reddito come addetti alle pulizie, migranti e lavoratori stagionali e studenti lavoratori potrebbero non beneficiare di tale misura.

Il personale dei trasporti è stato particolarmente colpito. A New York City, 120 dipendenti della Metropolitan Transportation Authority (MTA) sono deceduti a causa di Covid-19 e quasi 4000 sono risultati positivi. L’MTA ha cambiato le linee-guida riguardo all’uso delle mascherine prima che lo facessero i CDC (Centers for Disease Control and Prevention) e l’OMS, ma essere esposti al pubblico, anche con DPI adeguati, presenta pericoli. Almeno 28 autisti di autobus di Londra sono morti a causa di Covid-19. Un’impiegata delle ferrovie del Regno Unito, Belly Mujinga, è morta, lasciando dietro di sé una figlia di 11 anni, dopo che un passeggero che sosteneva di avere Covid-19 le ha sputato addosso.  Secondo l’Organizzazione internazionale del lavoro 2,7 miliardi di persone – l’81% della forza lavoro mondiale – sono stati colpiti dalle misure del lockdown. Il 61% dei lavoratori proviene dal settore informale, il 90% dei quali si trova in paesi a basso e medio reddito dove le misure di protezione sociale sono spesso inadeguate, con una mancanza di accesso all’assistenza sanitaria e alle tutele economiche. È probabile che i lavoratori informali e migranti finiscano nelle crepe del sistema e occuparsi della loro sicurezza dovrebbe essere una priorità.

Negli USA alcuni stati stanno prendendo in considerazione la riapertura di ristoranti, bar, palestre e piscine, senza predisporre un adeguato sistema per testare, tracciare e isolare le persone, e il piano dei CDC per allentare il lockdown è stato minato dall’amministrazione Trump. In Germania, i tassi di infezione sono aumentati quando sono state ridotte le misure di distanziamento sociale e nel Regno Unito il vago e amorfo piano di Boris Johnson di porre fine al lockdown ha provocato confusione e in molti anche rabbia. Molti leader occidentali non hanno approfittato di due mesi di lockdown per pianificare una graduale ed efficace riapertura. Hanno invece traccheggiato e cercato capri espiatori. Non hanno capito i pericoli di una riapertura senza energiche misure di test e tracciamento e senza strategie di contrasto al disagio sociale. La corsa a una fine prematura e sconsiderata del lockdown rischia di provocare una seconda ondata di contagi più grave della prima, e i lavoratori essenziali che non hanno avuto la possibilità di proteggere la propria salute durante la prima ondata si troverebbero ad affrontare un rischio maggiore per la loro vite.

Quando questa pandemia sarà terminata, non possiamo consentire il ritorno allo status quo ante. Dobbiamo garantire che i lavoratori essenziali possano svolgere il loro lavoro in sicurezza e che dispongano di un’assistenza sanitaria adeguata e di un congedo per malattia retribuito per salvaguardare la loro salute, al di là di straordinari eventi pandemici. I lavoratori essenziali sono proprio questo – essenziali – e proteggendo la loro salute, proteggiamo la salute e il benessere di tutti noi.

Traduzione a cura di Gavino Maciocco

Bibliografia

The plight of essential workers during the Covid-19 pandemic. The Lancet; Published:May 23, 2020
DOI: https://doi.org/10.1016/S0140-6736(20)31200-9

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