LA VIOLENZA DI GENERE IN TEMPI DI PANDEMIA: se la cura può suscitare nuovo male, dossier Dors

Durante i periodi di emergenza è stato ormai rilevato come la violenza contro le donne tenda ad aumentare. Nonostante i dati a cui attingere siano ancora scarsi, i rapporti che provengono da alcuni Paesi, come, ad esempio, la Cina, suggeriscono un forte aumento dei casi di violenza domestica dall’inizio dell’epidemia. In Cina l’epidemia da coronavirus è iniziata con alcuni mesi di anticipo rispetto al mondo occidentale e per questo i ricercatori sono stati  in grado di elaborare i dati relativi alle violenze occorse in quell’arco di tempo. A titolo esemplificativo, il numero di casi di violenza domestica segnalati in una città della provincia di Hubei, Jingzhou, nel febbraio 2020, è triplicato rispetto al medesimo periodo dell’anno precedente.

Quando le persone sono costrette a rimanere a casa per arginare la pandemia il rischio di violenza da parte dei partner conviventi aumenta. Le ragioni sono molteplici: i membri della famiglia trascorrono un tempo assai più lungo a stretto contatto, sono sottoposti a stressante isolamento sociale e spesso incorrono anche in difficoltà economiche; qualsiasi fattore esterno che aggiunga stress e problemi finanziari può avere un impatto negativo e creare circostanze in cui la sicurezza delle donne è ulteriormente compromessa. Le donne non possono avere relazioni con la famiglia di origine che prima fungeva da supporto e protezione e anche la rete amicale tende a indebolirsi o a venir meno del tutto. Il maggior lavoro di cura all’interno della casa è quasi sempre a carico delle donne e l’onere è ulteriormente aggravato dalla custodia dei figli data la chiusura delle scuole, esacerbando violenze e conflitti già presenti in seno alla famiglia anche in una fase precedente all’epidemia. A questo si deve sommare il ridotto accesso ai Servizi che si occupano di tutela delle donne che subiscono violenza, in certi casi facendo anche i conti con la loro chiusura.

I sistemi sanitari hanno un ruolo importante nel garantire che i servizi per le donne che hanno subito violenza rimangano accessibili durante l’epidemia. I governi e i responsabili politici devono includere servizi essenziali per affrontare la violenza contro le donne nei piani di preparazione e risposta al Covid19, finanziarli e individuare i modi per renderli accessibili nel contesto delle misure di allontanamento fisico. Le strutture sanitarie dovrebbero identificare e fornire informazioni sui servizi disponibili localmente (es. hotline, rifugi, centri di crisi per stupro, consulenza), inclusi orari di apertura e  dati di contatto. Possono aiutare le donne a denunciare le violenze offrendo supporto di prima linea e cure mediche. Tale supporto comprende: ascoltare empaticamente e senza esprimere giudizi, indagare sui bisogni e le preoccupazioni, supportare le esperienze e i sentimenti, migliorare la sicurezza e collegare le donne ai servizi di aiuto. L’uso della telemedicina per affrontare in modo sicuro la violenza contro le donne deve essere esplorato con urgenza.

È importante assicurarsi che sia sicuro connettersi quando il maltrattante è presente in casa. Le donne che subiscono violenza possono trovare utile contattare la famiglia e gli amici che le supportano, chiedere aiuto a una hotline o cercare servizi locali per le vittime di violenza. Potrebbe anche essere utile disporre di un piano di sicurezza nel caso in cui la violenza aumenti. Ciò include l’identificazione di un vicino, di un amico, di un parente o di un rifugio nel caso in cui debbano uscire di casa urgentemente per ragioni di sicurezza. Queste sono le raccomandazioni che l’Organizzazione Mondiale della Sanità fa ai Governi affinché si attrezzino per fronteggiare la violenza alle donne durante la pandemia.

Analizziamo ora come è stata affrontata l’emergenza della violenza di genere in situazione di pandemia nei diversi Paesi.

Il Governo spagnolo ha deciso di farlo stringendo un’alleanza con le farmacie. La donna che si sente in pericolo può recarsi in farmacia e pronunciare la frase in codice “mascarilla 19” (“mascherina 19”). In questo modo fa scattare un allarme e, con l’ausilio dei farmacisti, partono le segnalazioni per mettere in sicurezza la donna. A questa procedura si affiancano i numeri di emergenza e le “app” scaricabili sullo smartphone per chattare con un operatore. Il linguaggio in codice è legato alla Campagna Siamo con te, la violenza di genere la fermiamo insieme varata dal Governo per le donne vittime di violenza domestica, fornendo loro numeri di telefono, contatti, chat, possibilità di alloggio. La Francia ha mutuato dalla Spagna il sistema della parola in codice nelle farmacie.

Il Governo francese ha denunciato un aumento a Parigi del 36% degli interventi causati da violenza domestica durante la pandemia e ha predisposto camere di hotel per mettere le donne in sicurezza durante il periodo della quarantena, quando i posti nelle case protette risultano esauriti.

In Belgio il Governo ha deciso che le forze di polizia entrino nuovamente in contatto con le donne che, prima dell’emergenza, avevano denunciato episodi di violenza per verificare se, in situazione di isolamento sociale, gli episodi si stiano ripetendo.

In Australia, un sondaggio ha rilevato che Covid-19 sta colpendo duramente le famiglie e ci sono urgenti richieste per il Governo federale di intervenire poiché si prevede che la violenza domestica aumenterà. Mentre milioni di australiani si isolano, gli esperti avvertono che numerose vittime di violenza domestica sono ora intrappolate con i loro partner violenti. Women’s Safety NSW ha effettuato un sondaggio fra 400 operatori in prima linea in tutto lo Stato per rilevare ciò a cui stavano assistendo durante l’epidemia di Covid-19. Il 40% dei lavoratori ha segnalato un incremento delle richieste di aiuto e il 70% ha dichiarato che vi è anche un aumento della complessità dei casi. Ciò significa un numero maggiore di richieste con esigenze estremamente complesse, un’escalation della violenza, degli abusi e con persone che stanno incontrando difficoltà reali nell’accesso ai servizi. Vista la necessità di distanziamento sociale e di auto-isolamento, molti servizi sono diventati usufruibili online e telefonicamente. L’Australian Women Against Violence Alliance (AWAVA) ha chiesto al Governo federale di mettere in atto misure urgenti. Ciò include il finanziamento immediato di alloggi di emergenza per donne in fuga da abusi, un contributo economico per addestrare e sostenere agenti di polizia specializzati e il supporto tecnologico per le richieste.

L’organizzazione Women’s Aid UK, che opera nel Regno Unito, ha provveduto a far sì che i suoi servizi di supporto a quelli nazionali fossero erogati da casa dagli operatori, avendo tutte le attrezzature e l’accesso ai sistemi di cui hanno bisogno per continuare a fornire supporto alle donne che subiscono abusi domestici.
Accedere all’assistenza online può essere un’opzione più sicura o preferita rispetto alla richiesta di assistenza se non si è in grado di uscire di casa, poiché il maltrattante potrebbe sentire le donne al telefono.

Anche in Italia il Dipartimento per le Pari Opportunità ha siglato un accordo con l’Ordine dei Farmacisti a sostegno delle donne vittime di violenza durante l’emergenza, promuovendo all’interno delle farmacie il numero 1522, attivo 24h e l’app 1522 con cui le donne possono chattare con le operatrici e chiedere aiuto senza correre il rischio di farsi sentire al telefono dai loro aggressori. Sono inoltre state predisposte delle linee guida informative sempre disponibili nelle farmacie. La ministra per le Pari Opportunità ha inoltre fatto sapere di aver sbloccato 30 milioni di euro, di cui 20 destinati all’attività ordinaria dei centri antiviolenza e delle case rifugio e 10 destinati a specifiche attività collaterali per il contrasto della violenza. Ha poi predisposto la Campagna social “Libera puoi”, con l’intento di promuovere i numeri utili per chiedere aiuto. Sempre in Italia Di.Re (Donne in Rete contro la Violenza), dopo avere registrato un netto calo delle richieste di aiuto dall’inizio della pandemia (ben il 50% in meno) ha dato il via ad una mappatura di tutti i centri antiviolenza in Italia suddivisi per città  e sta lavorando soprattutto via chat attraverso app dedicate e whatsapp.

In conclusione, è molto importante tenere in considerazione gli aspetti di genere nella pandemia da coronavirus. Il distanziamento sociale può aiutare a diminuire il numero dei contagi e a prevenire esiti fatali ma è anche importante tenere in considerazione la minaccia che incombe sulle donne che devono rimanere isolate per giorni, quando non per mesi, con un partner violento. Viene infatti offerta a questi ultimi l’opportunità di reiterare i loro comportamenti. Isolare una donna da amici e familiari è una tattica chiave utilizzata da partner violenti. L’abuso domestico può essere paragonato a un’infezione opportunistica, fiorente nelle condizioni di vita create a causa del virus.

Gli studi sulle relazioni di abuso hanno già sottolineato, in passato, che la violenza domestica aumenta ogni volta che le famiglie trascorrono più tempo insieme, come le vacanze natalizie e le vacanze estive. Con un contatto ancora minore da parte di amici e familiari, le donne potrebbero essere ulteriormente tagliate fuori dallo scarso sostegno normalmente ricevuto, aumentando così potenzialmente la violenza. I medici e gli altri operatori sanitari svolgono un ruolo nel riferire alle donne isolate le risorse per chiedere aiuto. Tuttavia, nel contesto di una pandemia, ci sono ancora meno opportunità per tali interazioni. La violenza contro le donne, in particolare fra le mura domestiche, tende a essere trascurata nelle politiche e nei programmi governativi. Tutto ciò risulta e risulterà maggiormente esacerbato per le donne che fanno parte di comunità vulnerabili, come immigrati e rifugiati. Queste fasce di popolazione vivono già in un clima di paura a causa delle politiche anti-immigrazione. Il timore di espulsione diventa spesso un fattore chiave per una minore ricerca di contatto con le forze dell’ordine.  Le organizzazioni che si occupano di queste comunità hanno di norma scarsi fondi governativi destinati a progetti di aiuto.

Il 22 aprile ricorre la Quinta Giornata Nazionale della Salute della Donna. In questo momento in cui tutta la popolazione è sotto scacco a causa di un’epidemia, e proprio a causa dell’epidemia molte donne sono costrette a convivenze forzate con persone violente, in case trasformate in prigioni, è più che mai necessario supportare i nuclei familiari, le donne vittime di abusi e violenze, i minori che spesso sono costretti ad assistere impotenti a tali violenze, mettendo in essere tutte le risorse disponibili per combattere e arginare il fenomeno, creando e/o rafforzando sinergie fra i diversi organi competenti, mettendo a disposizione risorse, economiche e non, per finanziare e dare sostegno  in modo adeguato a progetti e interventi che permettano di porre queste donne  e  i loro figli in sicurezza, a maggior ragione in questo momento di grave difficoltà e di minaccia per la salute di tutte e di tutti.

Violenza di Genere e Pandema. Raccolta bibliografica a cura di Dors

 

a cura di Marina Parnasso (Dors)

fonte articolo e foto: 

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