Il Governo ha presentato al Parlamento il disegno di legge di Bilancio 2025 Per sanità e non autosufficienza le risorse sono pochissime, la propaganda del Governo è smentita dalle cifre reali. IL FSN (art. 47 del ddl) è di gran lunga inferiore alla variazione del PIL nominale e lontanissimo dalle necessità (e ci fa vergognare rispetto alle comparazioni con altri Paesi) Sanità: Fabbisogno Sanitario Nazionale FSN 2024 2025 2026 2027 FSN a legislazione vigente 134.024 135.399 135.691 135.691 di cui incremento legge Bilancio 2024 3.000 4.000 4.200 a decorrere dal 2026 4.200 a decorrere dal 2026 Incremento FSN ddl Bilancio 2025 1.302 5.078 5.780 FSN post ddl Bilancio 2025 134.024 136.701 140.769 141.471 Variazione FSN rispetto anno precedente 1,9% 2,9% 0,5% PIL nominale (DPB 2025) 3.3% 3.1% 2,6% Fondo Non Autosufficienza: Vale oggi 913 milioni. E’ previsto un incremento di 574,8 milioni nel quinquiennio 2025-2029: nel 2029 la quota pro-capite giornaliera passa da 0,67 di oggi a 1,07 euro (se distribuita alla popolazione stimata dall’Istat in condizione di non autosufficienza: 3,8 milioni di persone).
...Il rapporto degli esperti contro la discriminazione nell’applicazione della giustizia del Consiglio dei Diritti Umani dell’ONU denuncia la profilazione etnica da parte delle forze dell’ordine e chiede all’Italia di depenalizzare completamente possesso e piccolo spaccio di droghe. Ieri ha avuto ampia attenzione il rapporto della commissione contro il razzismo e l’intolleranza (Ecri) del Consiglio d’Europa, oggi la società civile italiana pone all’attenzione dell’opinione pubblica il rapporto sull’Italia dell’International Independent Expert Mechanism to Advance Racial Justice and Equality in the context of Law Enforcement promosso dal Consiglio dei Diritti Umani delle Nazioni Unite. Il gruppo di esperti dell’ONU aveva già chiaramente identificato in passato nelle politiche repressive sulle droghe uno strumento chiave di perpetuazione del razzismo istituzionale, unendosi a molte agenzie ed esperti ONU e alla societa civile. Questa preoccupante dinamica è stata confermata in relazione all’Italia, dove le politiche criminalizzanti sulle droghe, unite alla profilazione etnica da parte delle forze di polizia, sollevano – nelle parole degli esperti – “notevoli preoccupazioni in materia di diritti umani, e colpiscono in modo sproporzionato minoranze e altri gruppi vulnerabili“. Il meccanismo offre un quadro chiaro e drammatico delle violenze e delle opacità, dell’inefficienza di queste politiche – che di fatto favoriscono il narcotraffico, invece di contrastarlo – e delle conseguenze di quest’approccio punitivo non solo sulle minoranze, ma anche sulla società e sulle istituzioni, a partire dalle carceri. “Avevamo appena letto la relazione assai critica verso l’Italia del meccanismo ONU per il superamento del razzismo nei controlli di polizia e nel sistema giudiziario, che lo stesso allarme è stato lanciato ieri anche dall’ECRI, l’organismo antirazzista del Consiglio d’Europa” commenta Susanna Ronconi, responsabile internazionale di Forum Droghe. “E i temi sono gli stessi: profilazione etnica, discriminazione, sovra-rappresentazione degli stranieri tra fermati, denunciati e incarcerati. Preoccupante anche la sottolineatura, comune a entrambi i rapporti, circa la difficoltà a monitorare e far emergere gli atti di razzismo e la mancanza di reale autonomia ed efficacia degli organismi nazionali che dovrebbero garantire i diritti. Il problema non pare riguardare singoli casi di razzismo, il problema è di sistema, strutturale e politico” Grazia Zuffa, presidente de la Società della Ragione, sottolinea come “il rapporto descrive prigioni allo stremo, sovraffollate a causa di politiche cieche all’evidenza, in cui un altissimo numero di persone – un terzo dei quali stranieri – usa sostanze in carcere ma si vede negato l’accesso ai servizi essenziali di riduzione del danno”. Per Giada Girelli, Harm Reduction International “il Meccanismo offre raccomandazioni precise al governo italiano su come iniziare a smantellare questo sistema – tra cui quella di adottare politiche di droga in linea coi diritti umani, decriminalizzando anche il piccolo spaccio e creando servizi di riduzione del danno e trattamento veramente accessibili. Cosi facendo si unisce al Comitato per i Diritti Economici e Sociali dell’ONU, che poco tempo fa aveva chiesto all’Italia di rivedere le sue politiche di droga, e dell‘Alto Commissario per I Diritti Umani. Il governo dovrebbe accogliere queste raccomandazioni, che delineano un percorso possibile e urgente verso politiche sulle droghe più efficaci e rispettose dei diritti umani. Purtroppo, l’unica risposta sembra essere l’ennesimo inasprimento delle pene per reati di droga.” Leonardo Fiorentini, segretario di Forum Droghe, conclude: “nei giorni in cui il Governo Meloni cerca di piegare il diritto nazionale ed internazionale alla propria propaganda tossica sui migranti, è importante invece riaffermare una verità. Ovvero che ciò che le convenzioni sui diritti umani proclamano non sono astratti principi, ma devono essere tradotti in leggi e politiche conformi. Per questo è fondamentale costruire una prospettiva sociale e politica che impegni il prossimo Parlamento a intervenire, non solo cancellando le leggi del panpenalismo meloniano, ma anche smontando quegli obbrobri giuridici, politici e umani che sono strumenti ideali del razzismo istituzionale, ovvero le leggi Jervolino-Vassalli e Bossi-Fini.” Scheda INTERNATIONAL INDEPENDENT EXPERT MECHANISM TO ADVANCE RACIAL JUSTICE AND EQUALITY IN THE CONTEXT OF LAW ENFORCEMENT: COS’È? Il meccanismo, che è costituito da un gruppo di esperti, è stato istituito dal Consiglio dei Diritti umani delle Nazioni Unite, con la risoluzione 47/21, a seguito dello sconcerto dell’opinione pubblica mondiale seguito alla morte di George Floyd, ucciso a Minneapolis il 25 maggio 2020 durante un fermo di polizia. Ha il compito di assicurare che gli stati membri affrontino e risolvano i problemi di razzismo, discriminazione e intolleranza, in particolare nel contesto delle operazioni di polizia e con attenzione alle comunità africane o da loro discendenti. L’obiettivo è prevenire e rispondere agli abusi, migliorare l’accesso alla giustizia per le vittime e garantire che i responsabili siano perseguiti. Lo scorso maggio tre esperti hanno fatto tappa in Italia per conoscere meglio la situazione nel nostro paese, visitando Roma, Milano, Catania e Napoli ed incontrando Istituzioni e Società Civile. COSA DICONO GLI ESPERTI SU CRIMINALITÀ ORGANIZZATA E WAR ON DRUGS Gli esperti, che hanno ricevuto informazioni sulla presenza di gruppi criminali organizzati in diverse parti del Paese, segnalano come senza un approccio incentrato sui diritti umani, gli sforzi per combattere la criminalità organizzata rischiano di creare un clima di paura e di contribuire alla stigmatizzazione delle comunità coinvolte. L’approccio punitivo dell’Italia all’applicazione della legge sulla droga solleva notevoli preoccupazioni in materia di diritti umani e colpisce in modo sproporzionato gli africani e le persone di origine africana. Gli esperti rimarcano anche, come evidenziato da diversi casi individuali, che il profiling etnico è utilizzato nell’applicazione della legge sulle droghe e come le leggi restrittive sull’immigrazione abbiano aumentato la vulnerabilità dei migranti alle politiche di contrasto alla droga, costringendoli spesso alla clandestinità e a rivolgersi ai mercati illegali per sopravvivere, compreso il traffico di droga. LE RACCOMANDAZIONI ALL’ITALIA Fra le varie raccomandazioni degli esperti all’Italia segnaliamo: Adottare un approccio alle politiche sulle droghe basato sui diritti umani. Porre fine all’attenzione per i pesci piccoli della war on drugs e depenalizzare il possesso per uso personale e il piccolo spaccio. Garantire servizi sulle dipendenze universalmente accessibili per i detenuti e garantire la continuità delle cure sia all’interno che tra le strutture detentive e il mondo esterno. Adottare un approccio alle migrazioni basato sui diritti umani e affrontare il razzismo all’interno delle autorità dell’immigrazione, compresi i fattori strutturali e istituzionali. Combattere il razzismo sistemico e la […]
...Erano i primi giorni di agosto del 2019, faceva molto caldo nell’entroterra ligure. Luca e Matteo lavoravano in prossimità dell’impianto per la produzione di freni per automezzi. Più precisamente si trovavano nel sottotetto del fabbricato a circa sei metri da terra con i piedi sopra un grigliato attraverso il quale passava il calore dei forni accesi del reparto sottostante che si aggiungeva al caldo tipico di quel periodo. Dopo due giorni in quell’azienda, avevano quasi terminato la manutenzione delle ventole di aspirazione dei forni. A un certo punto, Luca ha scavalcato la parete metallica perimetrale alla zona di lavoro alta più o meno un metro accedendo a un’area non calpestabile per lavare un pezzo del ventilatore. Ma il piano di calpestio ha ceduto, Luca è precipitato a terra procurandosi una brutta frattura. Questa è la centosettesima storia di infortunio aggiunta al repertorio, nel quale sono raccolte le storie scritte dagli operatori dei servizi di prevenzione e sicurezza negli ambienti di lavoro che partecipano al progetto “Identificare cause e soluzioni degli infortuni lavorativi. Il modello comunità di pratica e narrazione”. Vai al–> repertorio delle storie di infortunio, leggi direttamente: –> la sintesi della storia –> la storia completa “Fretta canaglia”. fonte: https://www.dors.it/2024/10/fretta-canaglia/
...A ottobre 2024 è stata approvato dal Parlamento europeo dopo un lungo processo di revisione durato 2 anni il testo finale della nuova Direttiva sulla qualità dell’aria che andrà a sostituire la precedente Direttiva 2008/50/CE. Una volta pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale Ue, gli Stati membri avranno 2 anni di tempo per il suo recepimento ed entrerà in vigore il 1 gennaio 2030. La nuova Direttiva con gli standard di qualità dell’aria vincolanti (come i valori limiti e i valori obiettivo) rappresenta un importante passo nella direzione di allineare i risultati della ricerca scientifica relativi agli effetti sulla salute dovuti all’esposizione agli inquinanti atmosferici, contribuendo a proteggere la salute della popolazione. Infatti, è oramai conclamato che l’inquinamento atmosferico, indoor e outdoor, è il principale fattore di rischio ambientale per la salute responsabile di numerosi effetti sanitari sia cancerogeni sia non cancerogeni. Nel 2021 l’OMS ha pubblicato le “WHO global air quality guidelines: particulate matter (PM2.5 and PM10), ozone, nitrogen dioxide, sulfur dioxide and carbon monoxide” (AQG) aggiornate sulla base dei numerosi lavori scientifici che hanno approfondito le relazioni tra esposizione della popolazione all’inquinamento atmosferico indoor e outdoor, con attenzione ai macroinquinanti maggiormente presenti nell’aria, ed effetti sulla salute. I valori guida indicati dall’OMS nel 2021, che si raccomandano sia per la qualità dell’aria indoor che outdoor, hanno identificato livelli di concentrazione per la tutela della salute più bassi rispetto a quelli delle precedenti AQG pubblicate nel 2005, discostandosi in modo significativo dai valori previsti dalla legislazione europea e italiana. Questo aspetto è presente nella premessa della nuova Direttiva europea dove si evidenzia che «Gli orientamenti aggiornati dell’OMS sulla qualità dell’aria mettono in risalto nuovi elementi di prova riguardanti gli effetti dell’esposizione a bassi livelli di inquinamento atmosferico e formulano livelli guida in materia di qualità dell’aria per il particolato (PM10 e PM2,5) e il biossido di azoto rispetto agli orientamenti precedenti». Nella nuova Direttiva UE, infatti, si introducono ulteriori indicatori a tutela della salute prima non previsti quali il limite giornaliero sia per il PM2,5 che per l’NO2, integrando il riferimento al rispetto del solo limite annuale. Queste indicazioni dovranno stimolare l’identificazione e l’adozione di azioni strutturali, sinergiche, integrate e coerenti (come ad esempio i piani di mobilità, migliori tecniche disponibili, efficientamento energetico, ristrutturazione degli edifici) in diversi settori, da quello agricolo a quello industriale e civile, e a tutti i livelli (regionale, nazionale ed europeo). Ciò al fine di raggiungere, nei prossimi anni, l’allineamento con le linee guida OMS 2021. La rilevanza di questi interventi è ancor più pressante se si considera l’impatto dell’inquinamento atmosferico sulle emergenze determinate dai cambiamenti climatici. È bene ricordare che la Direttiva attualmente vigente (2008/50-DLgs 155/2010) con le sue misure ha avuto un peso rilevante nel percorso costante e continuo di riduzione dell’inquinamento atmosferico avvenuto in questi ultimi decenni e ci si attendono, sulla base dell’analisi di impatto che accompagna questa nuova Direttiva, «ulteriori benefici socioeconomici netti derivanti da un’ulteriore riduzione dell’inquinamento atmosferico della nuova Direttiva, mentre i benefici sanitari e ambientali previsti in termini monetari superano notevolmente i costi di attuazione previsti». I livelli di concentrazione contenuti nell’allegato I “Standard di qualità dell’aria” della Direttiva appena approvata non sono ancora completamente allineati ai recenti valori guida OMS, ma rappresentano un importante passo di avvicinamento per raggiungere un elevato livello di protezione della salute umana, con il primo step da raggiungere il 1 gennaio 2030 e da completare nel 2050. In questo percorso di adeguamento alla nuova Direttiva è particolarmente importante seguire un’impostazione comune che preveda l’adozione degli stessi standard di qualità dell’aria anche per gli ambienti indoor (come uffici, scuole, banche, poste, centri commerciali, stazioni metro, ecc), in virtù del lungo tempo che la popolazione trascorre in ambienti chiusi. È opportuno ricordare che l’OMS ha sempre considerato insieme l’aria indoor e outdoor, e a entrambi si riferiscono le raccomandazioni AQG. La loro applicazione contribuisce alla riduzione dell’esposizione all’inquinamento atmosferico indoor e outdoor e contribuisce a superare le condizioni di diseguaglianze di salute. Questo approccio consentirebbe al nostro Paese di superare e colmare il ritardo legislativo sulla qualità dell’aria indoor con protocolli e procedure presenti nei rapporti del Gruppo di Studio Inquinamento Indoor dell’ISS. In questi anni che ci separano dal 2030, sarà necessario avviare un percorso di riduzione dei livelli ambientali indoor e outdoor di concentrazione di alcuni inquinanti lavorando sui fattori di rischio (mobilità, biomasse, prestazioni energetiche degli edifici) che in Italia, soprattutto in alcune aree, rappresentano ancora una criticità. Risorse utili –> il comunicato stampa sul sito del Consiglio dell’Unione europea e la Direttiva –> l’approfondimento dei ricercatori ISS pubblicato su EpiCentro relativo alle linee guida OMS 2021 Testo scritto da: Maria Eleonora Soggiu e Gaetano Settimo – Dipartimento Ambiente e Salute, ISS Fonte: https://www.epicentro.iss.it/ambiente/direttiva-ue-qualita-aria-2024
...Il governo prepara un’altra legge di bilancio che impoverisce il Paese. Non possiamo permettercelo. Per questo scenderemo in piazza in tutt’Italia. Diamo forza e potere a pensioni e salari! Mobilitazione dei pensionati e delle pensionate a contrasto di una legge di bilancio inadeguata ad affrontare le priorità delle persone e che per l’asse delle misure che si prospettano continua a promuovere un modello sociale da contrastare con fermezza. Lo SPI CGIL organizza mobilitazioni regionali nella settimana dal 28 al 31 ottobre che avranno al centro: tutela del potere d’acquisto dei pensionati; un sistema pensionistico che sappia garantire per gli attuali e per i futuri pensionati il giusto diritto alla pensione, risposte su sanità, non autosufficienza e fisco che garantiscano equità, universalità e redistribuzione a favore del lavoratori e dei pensionati oltre che delle giovani generazioni. fonte: https://www.cgil.it/campagne-e-iniziative/il-potere-dacquisto-logora-chi-non-ce-lha-mobilitazione-sindacato-pensionati-cgil-dal-28-al-31-ottobre-in-tutta-italia-n8h4qmce
...Sabato 26 ottobre 2024 giornata di mobilitazione nazionale a Roma, Milano, Torino, Firenze, Bari, Palermo, Cagliari … FERMIAMO LE GUERRE Basta con l’impunità, la complicità, l’inazione Cessate il fuoco a Gaza, in Medio Oriente, in Ucraina e in tutti i conflitti armati nel mondo Per una conferenza di pace ONU, per il rispetto e l’attuazione del diritto internazionale, dei diritti umani, del diritto dei popoli all’autodeterminazione, per il riconoscimento dello stato di Palestina, per risolvere le guerre con il diritto e la giustizia. Per la risoluzione nonviolenta delle guerre, per una politica estera italiana ed europea di pace, di cooperazione e di sicurezza comune Per il disarmo, per vivere in pace, per la giustizia sociale e climatica, per il lavoro, per i diritti e la democrazia Insieme per buttare fuori dalla storia tutte le guerre, le invasioni, le occupazioni, i crimini di guerra, i crimini contro l’umanità, i genocidi, i terrorismi No al riarmo, no all’aumento delle spese militari, no alla produzione e diffusione delle armi nucleari no all’invio di armi ai paesi in guerra Per il diritto a manifestare, contro il ddl 1660 IL TEMPO DELLA PACE E’ ORA ADERISCI E COMPILA IL MODULO Giornata Mobilitazione 26 Ottobre 2024 fonte: https://www.perlapace.it/fermiamo-le-guerre-appello-citta-del-26-ottobre/
...In tante e in tanti abbiamo deciso di promuovere a Roma la II Conferenza nazionale autogestita per la Salute Mentale per concomitanti eventi e manifestazioni abbiamo dovuto spostare la data (prevista il 22 e 23 novembre) al 6 e 7 DICEMBRE 2024 SOTTOSCRIVI L’APPELLO che convoca la Conferenza e CONFERMA LA TUA PARTECIPAZIONE QUI in preparazione della Conferenza si è svolta un ASSEMBLEA sabato 21 settembre: VIDEO e si svolge un ASSEMBLEA il 24 ottobre a Carpi (e online: a breve le INFO) —> Al termine di un lungo percorso di assemblee partecipate abbiamo deciso di convocare la II Conferenza Nazionale nel centenario della nascita di Franco Basaglia, protagonista della “rivoluzione” nell’assistenza alle persone con disturbo mentale che ha portato alla legge di riforma del 1978. Con quell’atto di abolizione dei manicomi e di impostazione territoriale delle cure e dell’assistenza sono stati restituiti diritti e cittadinanza alle persone con sofferenza mentale, contrastando ogni forma di esclusione collegata a disabilità psico-sociale e si è spezzato l’infondato binomio malattia mentale/pericolosità sociale. —> Sappiamo bene che la riforma ha sofferto di una mancata applicazione uniforme nel paese, ma riconosciamo la forza e l’attualità del pensiero e dell’opera di Franco Basaglia e di quanti, tra operatori, familiari e cittadini, si sono spesi in tutti questi anni per creare processi liberatori ed emancipativi realizzando possibilità di cura nei luoghi di vita delle persone. —> Oggi viviamo però una drammatica situazione di arretramento. La debolezza culturale, organizzativa e di risorse dei Dipartimenti di Salute Mentale espone sempre più le persone con sofferenza, i loro familiari e la comunità tutta ad una condizione di abbandono, a prestazioni frammentate, per lo più farmacologiche, all’internamento in strutture residenziali istituzionalizzanti e cronicizzanti. Permangono, quando non crescono, stigma e pratiche non rispettose dei diritti fondamentali, la più estrema delle quali è la contenzione meccanica. Gravissima è la situazione nelle carceri e nel sistema di accoglienza per i migranti, in particolare nei Centri di Permanenza e Rimpatrio, dove la salute mentale delle persone ristrette e del personale sono costantemente messe a rischio. Mentre aumentano la povertà e l’insicurezza sociale, le operatrici e gli operatori del servizio pubblico, delle cooperative sociali, dell’organizzazioni del terzo settore operano in condizioni difficili, perfino di precarietà, che si riflettono sulla qualità della presa in carico e sulla qualità delle cure. Così anche le esperienze più qualificate e avanzate rischiano di arretrare. —> Questa situazione è ulteriormente compromessa dalla grave crisi del nostro Servizio Sanitario Nazionale, indebolito da tagli e da spinte privatistiche, mentre si sfalda la rete dei Servizi Sociali nei territori. Neppure la tragedia della pandemia ha portato ad incrementare gli investimenti per la sanità pubblica e per il sociale, decisi nel 2020 e 2021 per fronteggiare l’emergenza, e rilanciati con il PNRR. Pensavamo che fosse ovvio e scontato rendere strutturali quegli interventi, invece così non è stato, anzi. —> Di fronte a questa situazione, invece di potenziare e finanziare le tante opportunità offerte dalla legge 180, sperimentate con successo in molte realtà del nostro paese, vengono presentati in Parlamento disegni di legge che offrono ricette vecchie e fallimentari. È quello che abbiamo denunciato nel recente appello Fermare una tragica nostalgia di manicomio. E reagire. Di fronte a questa situazione il Governo, ma anche molte Regioni, sono inerti o intervengono con manovre che ci riportano indietro nel tempo e non vengono realmente incontro ai bisogni vecchi e nuovi dei cittadini di tutte le età. —> Di fronte a questa situazione vogliamo reagire: ecco perché convochiamo la II Conferenza nazionale autogestita per la Salute Mentale. La Conferenza vuole riproporrre uno stato di mobilitazione sociale PER sostenere rivendicazioni chiare, PER affermare il diritto alla tutela della salute mentale e alle cure, PER costruire alleanze e strategie di promozione dei diritti, PER riportare speranza e ricondurre all’ottimismo delle pratiche reali di emancipazione. La II Conferenza Nazionale autogestita si prefigge di: ➔ Valutare lo stato delle politiche e dei servizi, rilanciare il diritto alla tutela della salute mentale e alle cure che veda protagoniste le persone con esperienza e i familiari, proporre l’aggiornamento dei LEA e la formulazione di un Nuovo Piano Nazionale. ➔ Riorientare i Dipartimenti di Salute Mentale verso una cultura, un’organizzazione, una pratica di prossimità, radicata nel territorio, rispettosa delle norme internazionali sui diritti umani delle persone con disabilità, capace di garantire nella e con la comunità percorsi di presa in cura nell’ambiente di vita, anche durante le fasi critiche e di acuzie, attraverso progetti personalizzati finalizzati alla ripresa e all’emancipazione delle persone, prevenendo qualsiasi forma di istituzionalizzazione, con una specifica attenzione alle persone più a rischio di esclusione, ai bambini e ai giovani. ➔ Garantire ai Centri di Salute Mentale il ruolo di registi del sistema di cure in un territorio definito, con personale adeguato per numero, formazione, ruolo professionale. Servizi a bassa soglia, organizzati sulle 24 ore e con un’elevata capacità di promuovere integrazione sociale, sanitaria, lavorativa, abitativa. ➔ Abolire qualsiasi trattamento inumano e degradante, a partire dalla contenzione meccanica, e ogni forma di segregazione; ridurre i trattamenti senza consenso; garantire alle persone in cura l’esercizio dei diritti compreso le relazioni con le persone significative. ➔ Promuovere la partecipazione delle persone utenti dei servizi, dei familiari, delle associazioni che operano per la piena tutela della salute mentale e dei diritti umani, negli organi decisionali, favorendo la partecipazione attiva volontaria dei cittadini/e alle attività dei servizi, come insegnano tante esperienze nazionali e internazionali sotto l’egida dell’Organizzazione Mondiale della Sanità. ➔ Sviluppare nei servizi la qualità dei luoghi, delle relazioni, delle risposte insieme all’apertura costante alle comunità locali, come garanzia per la sicurezza degli operatori/trici e delle persone utenti. ➔ Stanziare un finanziamento adeguato per i Dipartimenti che assicuri il personale necessario e crei condizioni di lavoro rispettose dei bisogni e dei diritti di chi vi lavora e di chi usufruisce dei servizi offerti. ➔ Portare a termine la riforma che ha chiuso gli OPG con la L 81/2014, attraverso una legge che intervenga sulla non imputabilità per infermità mentale. ➔ Garantire il diritto alla tutela della salute mentale per le persone ristrette negli istituti penitenziari, favorendo programmi rieducativi, formativi e di inserimento al lavoro finalizzati alla costruzione di percorsi di inclusione sociale alternativi alla detenzione. ➔ Garantire la tutela della salute mentale per le persone ristrette senza aver commesso alcun reato nei Centri di Permanenza e Rimpatrio per i Migranti. ➔ Utilizzare gli strumenti esistenti della coprogrammazione e della cogestione per ridisegnare […]
...Manovra 2025: per la sanità numeri fuorvianti, risorse insufficienti per le troppe misure. Per il 2025 solo € 1,3 miliardi in più e dopo il 2026 solo briciole per il fondo sanitario. Regioni al bivio: tagliare i servizi o aumentare le tasse. Personale sanitario e cittadini lasciati senza risposte, con la sanità pubblica in grande affanno Secondo il DdL sulla Manovra 2025, il Fondo Sanitario Nazionale (FSN) raggiungerà € 136.533 milioni nel 2025, € 140.595 milioni nel 2026 e € 141.131 milioni nel 2027 (figura 1). «Tuttavia – sottolinea Nino Cartabellotta, Presidente della Fondazione GIMBE – le risorse, destinate principalmente ai rinnovi contrattuali del personale non consentiranno di attuare il piano straordinario di assunzioni di medici e infermieri fortemente voluti dal Ministro Schillaci, né tantomeno di eliminare il tetto di spesa per il personale sanitario, contrariamente a quanto previsto dal DL Liste di attesa. Positivo l’aggiornamento delle tariffe delle prestazioni per acuti e post-acuti, ma solo a partire dal 2026, mentre le esigue risorse destinate all’aggiornamento dei LEA rischiano di ritardare ulteriormente l’esigibilità delle prestazioni di specialistica ambulatoriale e di protesica». Di fronte alla girandola di numeri, spesso presentati ed interpretati in modo soggettivo o addirittura strumentalizzati, la Fondazione GIMBE ha condotto un’analisi indipendente sui finanziamenti destinati dalla Manovra alla sanità, al fine di fornire informazioni obiettive, trasparenti ed utili ad informare il confronto politico e il dibattito pubblico in vista della discussione parlamentare sulla Manovra. FONDO SANITARIO NAZIONALE. Secondo la Legge di Bilancio 2025, il FSN nel 2025 crescerà di € 2.520 milioni (+1,9%), di cui € 1.302 milioni sono nuovi stanziamenti e € 1.218 milioni già assegnati dalla Manovra precedente. «Tuttavia le modalità con cui vengono presentati nell’art. 47 gli importi per gli anni successivi – spiega Cartabellotta – risultano fuorvianti: i € 5.078 milioni per il 2026, € 5.780 milioni per il 2027 e le cifre sino al 2030 indicano infatti l’incremento cumulativo del FSN e non gli stanziamenti specifici per ciascun anno». Gli aumenti effettivi previsti dalla Manovra sono: € 4.062 milioni nel 2026 (+3%), € 536 milioni nel 2027 (+0,4%), € 883 milioni nel 2028 (+0,6%), € 1.062 milioni nel 2029 (+0,7%) e € 1.173 milioni dal 2030 (+0,8%) (tabella 1). «Di conseguenza – commenta il Presidente – la Manovra, nonostante gli annunci, non prospetta alcun rilancio progressivo del FSN, lasciando il Servizio Sanitario Nazionale (SSN) con risorse insufficienti per affrontare le crescenti necessità di cittadini e professionisti». IL trend del FSN mantiene infatti l’andamento consolidato sino al 2026, per poi tornare a livelli del periodo pre-pandemia (figura 1). Peraltro, una quota delle risorse incrementali, pari a € 883 milioni per il 2028, € 1.945 milioni per il 2029 e € 3.117 milioni a decorrere dall’anno 2030, dovrà essere accantonata per i rinnovi contrattuali relativi al periodo 2028-2030. Allo stesso modo, € 928 milioni per il 2026, € 478 milioni per il 2027 e € 528 milioni a decorrere dal 2028 sono destinati all’incremento delle risorse destinate al raggiungimento degli obiettivi sanitari di carattere prioritario e di rilevo nazionale. MISURE PREVISTE (tabella 2). L’art. 47 sul “Rifinanziamento del Servizio Sanitario Nazionale” individua 15 articoli con le misure da finanziare. «Tuttavia, se da un lato quasi tutte le misure previste dalla Manovra sono a valere sul FSN – spiega Cartabellotta – lascia molto perplessi il fatto che gli incrementi annuali del FSN non siano sufficienti a coprire tutte le misure previste. Di conseguenza le Regioni, per riuscire a realizzare tutti gli obiettivi previsti dalla Legge di Bilancio 2025 per la sanità, dovranno operare scelte drastiche: razionalizzare la spesa, tagliare altri servizi o aumentare l’addizionale IRPEF». Ad esempio nel 2026, a fronte di un aumento del FSN di € 4.062 milioni, sono previste misure per un totale di € 2.372,5 milioni, senza considerare il trattamento accessorio (art. 18) e il rifinanziamento del fondo per la contrattazione collettiva nazionale per il personale pubblico (art. 19). La Manovra include anche altre misure che avranno un impatto economico sulle Regioni, ma che non sono contemplate nell’art. 47: la sperimentazione della riforma sulla disabilità (art. 38), il fondo nazionale per il contrasto alle dipendenze comportamentali dei giovani (art. 40), il fondo per gli accertamenti medico-legali e tossicologico-forensi (art. 41). Misure per il personale sanitario. Dagli articoli sulle “Disposizioni in materia di trattamento accessorio” (art. 18) e sul “Rifinanziamento del fondo per la contrattazione collettiva nazionale per il personale pubblico” (art. 19) non è possibile stimare l’impatto economico, nemmeno analizzando la relazione tecnica. «Considerando solo i rinnovi contrattuali per il personale dipendente (dirigenza e comparto) e per i medici convenzionati – rileva Cartabellotta – e prendendo a riferimento gli oltre € 2.400 milioni stanziati dalla Legge di Bilancio 2024 per il triennio 2019-2021, le risorse dovrebbero coprire il contratto 2022-2024, già scaduto, e quelli relativi ai trienni 2025-2027 e 2028-2030, per un totale di oltre € 7 miliardi entro il 2030». Vengono incrementate le indennità di specificità: per la dirigenza medica e veterinaria (art. 61) di € 50 milioni per il 2025 e € 327 milioni a decorrere dal 2026; per la dirigenza sanitaria non medica (art. 62) di € 5,5 milioni a decorrere dal 2025; l’indennità di specificità infermieristica e quella per la tutela del malato e la promozione della salute (art. 63) riceveranno € 35 milioni nel 2025 e € 285 milioni dal 2026, a cui si aggiungeranno € 15 milioni nel 2025 e € 150 milioni dal 2026 per altre figure sanitarie. «È evidente – commenta il Presidente – che tutte queste indennità, salvo briciole, saranno concretamente esigibili dal personale solo a partire dal 2026». Viene infine aumentata l’indennità di pronto soccorso (art. 56) con € 50 milioni per il 2025 e € 100 milioni dal 2026 e migliorato il trattamento economico per i medici in formazione specialistica (art. 59), in particolare per le specializzazioni meno ambite. «In termini assoluti – chiosa Cartabellotta – si tratta di un aumento da € 26.000 euro annui a € 27.135 per tutte le specialità e a € 28.785 per quelle meno ambite: cifre irrisorie per convincere i giovani medici a scegliere specialità […]
...Il Ministero della Salute ha elaborato, d’intesa con la Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le Regioni e le Province autonome di Trento e di Bolzano, il Programma nazionale della ricerca sanitaria (PNRS) valevole per il triennio 2023-2025 (ai sensi del comma 3 dell’art. 12 bis del decreto legislativo 30 dicembre 1992, n. 502, s.m.i.). Il PNRS si inserisce nel contesto delle politiche della ricerca del Paese e come tale costituisce la declinazione, per il Servizio sanitario nazionale, delle linee generali stabilite dal Programma nazionale della ricerca, elaborato e adottato dal Ministero dell’Università e della Ricerca. Nel PNRS vengono indicate le finalità in ambito di ricerca sanitaria che, seppure con una declinazione differente, sono correlate con quelle del Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR), sottolineando in particolare l’importanza dell’integrazione dei progetti sviluppati in ambito del PNRS con le altre iniziative nel settore salute previste nel PNRR. Per approfondire consulta la pagina Programma Nazionale della Ricerca Sanitaria fonte: https://www.salute.gov.it/portale/news/p3_2_1_1_1.jsp?lingua=italiano&menu=notizie&p=dalministero&id=6673
...Nel 2023 sono in condizione di povertà assoluta poco più di 2,2 milioni di famiglie (8,4% sul totale delle famiglie residenti, valore stabile rispetto al 2022) e quasi 5,7 milioni di individui (9,7% sul totale degli individui residenti, come nell’anno precedente). L’incidenza della povertà assoluta fra le famiglie con almeno uno straniero è pari al 30,4%, si ferma invece al 6,3% per le famiglie composte solamente da italiani. L’incidenza di povertà relativa familiare, pari al 10,6%, è stabile rispetto al 2022; si contano oltre 2,8 milioni di famiglie sotto la soglia. In lieve crescita l’incidenza di povertà relativa individuale che arriva al 14,5% dal 14,0% del 2022, coinvolgendo quasi 8,5 milioni di individui. Testo integrale e nota metodologica (.pdf, 566 Kb) Tavole (.xlsx, 103 Kb) fonte: ISTAT Periodo di riferimento: Anno 2023 Data pubblicazione: 17 Ottobre 2024
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